Plastica: senza un cambio di rotta, 104 milioni di tonnellate disperse entro il 2030
L’inquinamento da plastica si è tramutato in un’emergenza complessa per la natura, le società e l’economia globale. Si stima che, senza un decisivo cambio di rotta, 104 milioni di tonnellate di questo materiale rischino di essere disperse in natura entro il 2030. Con conseguenze disastrose per gli ecosistemi, in primis gli oceani.
A lanciare l’allarme è il WWF nel suo nuovo report “Responsabilità e rendicontazione”, in cui l’organizzazione ambientalista chiede di avviare un trattato globale vincolante per fermare la contaminazione da plastica, prima che sia troppo tardi.
I numeri della plastica
Le cifre citate nel report sono impressionanti. Dal 2000 ad oggi, nel mondo sono stati prodotti quantitativi di plastica pari alla somma di tutti i quantitativi degli anni precedenti. La produzione di plastica vergine è aumentata di 200 volte dal 1950, con un tasso di crescita annuo pari al 4% fino al 2000. Nel 2016, l’anno più recente per cui sono disponibili dati, la produzione ha raggiunto le 396 milioni di tonnellate, che equivalgono a 53 kg per ogni persona del globo. Questi quantitativi solo nel 2016 hanno causato emissioni per circa 2 miliardi di tonnellate di CO2, il 6% delle totali. Secondo le previsioni, la produzione del materiale potrebbe ulteriormente aumentare del 40% entro il 2030.
Una prospettiva che appare minacciosa, se si considera come la cattiva gestione dei rifiuti abbia fatto sì che un terzo dei rifiuti di plastica, pari a 100 milioni di tonnellate, sia stato disperso in natura, causando un inquinamento del suolo, delle acque dolci e di quelle marine.
Gli impatti dell’inquinamento da plastica
Come specificato nel report, “attualmente il 37% dei rifiuti di plastica non è gestito o è gestito male, il che incrementa il rischio che si trasformi in una fonte di inquinamento ambientale”. Le conseguenze sono innumerevoli. La plastica danneggia gli ecosistemi, uccide specie selvatiche e contribuisce al cambiamento climatico. Ogni anno, le emissioni di CO2 crescono anche a causa della produzione e dell’incenerimento di questo materiale.
I danni provocati all’ambiente sfociano in conseguenze dirette sull’economia, impattando negativamente sulla pesca, sul commercio marittimo e sul turismo. A questi risvolti, si aggiungono le ripercussioni sulla salute. Esseri umani e specie animali ingeriscono quantitativi crescenti di nano-plastiche attraverso il cibo e l’acqua potabile, con effetti ancora non completamente noti. Numerose comunità del mondo sono inoltre colpite dalle sostanze tossiche rilasciate dall‘incenerimento all’aperto della plastica o dallo smaltimento abusivo dei rifiuti.
L’appello del WWF
Sulla base dei risultati dello studio, il WWF lancia un appello, sollecitando i governi, le industrie e i cittadini ad affrontare con urgenza e con un approccio condiviso il problema della plastica. Malgrado le attuali proiezioni sulla diffusione del materiale mostrino che la crisi continuerà ad aggravarsi, l’associazione ambientalista sostiene che è possibile fermarla, seguendo un approccio unitario e condiviso. Secondo il WWF, il punto di svolta è precisamente rappresentato da un’azione coordinata e tempestiva che, attraverso l’assunzione di responsabilità da parte di ogni soggetto coinvolto, contrasti l’aumento incontrollato dei rifiuti di plastica.
Solo il bando della plastica monouso, per esempio, ha il potenziale di ridurre la domanda di plastica del 40% entro il 2030. L’eliminazione dell’usa e getta basterebbe a diminuire il carico di plastica nei rifiuti di 188 milioni di tonnellate, il 57% in meno rispetto all’attuale. L’associazione suggerisce inoltre che per raggiungere lo scenario
“natura plastic-free” risulta necessario lo sviluppo di strategie e pratiche finalizzate a riciclare il 60% della plastica, ovvero circa 113 milioni di tonnellate.
Altrettanto essenziale appare la selezione dei rifiuti per tipologie di plastica che, unita alla progettazione di prodotti facilmente riutilizzabili, creerebbe un volume consistente di rifiuti di plastica di elevata qualità, che andrebbe a sostenere una maggiore capacità di riciclaggio. Non sarebbe solo l’ambiente a giovarne, ma l’economia stessa: la corretta gestione dei rifiuti, il riciclo e la rigenerazione della plastica potrebbero infatti creare oltre un milione di nuovi posti di lavoro.
Pubblicato da Evelyn Baleani il 15 Marzo 2019