I PIWI più diffusi appartengono alle varietà Bronner, Cabernet Carbon, Cabernet Cortis, Gamaret, Helios, Muscaris, Johanniter, Prior, Regent e Solaris. Per la maggior parte sono di origine tedesca perché è storicamente la Germania il Paese più attento alla selezione dei Pilzwiderstandfähig, cioè i vitigni resistenti ai funghi, in acronimo PIWI. Seguono l’Austria e la Svizzera.
In Italia sono il Veneto, il Trentino Alto Adige e il Friuli Venezia Giulia a guidare la ricerca sui PIWI, con un lavoro che vede in prima linea la Fondazione Edmund Mach – Istituto Agrario San Michele all’Adige, Innovitis (Istituto privato con sede a Bolzano), l’Università di Udine e il CRA-Vit di Conegliano Veneto (Treviso). Quest’ultimo, in particolare, ha iniziato un lavoro di selezione finalizzato alla produzione di vitigni resistenti a partire dalla Glera e dal Raboso Piave.
Inoltre Veneto Agricoltura, su mandato della Regione, ha impiantato due vigneti con varietà e selezioni di PIWI create dall’ Università di Udine e dall’Istituto Sperimentale di Friburgo. Nel rispetto della legge che in Italia sottopone i vitigni resistenti ai funghi a precise limitazioni. In particolare quella ache vieta di destinare le uve raccolte da PIWI alla produzione di vini doc e docg (articolo 8, comma 6, del D.lgs n.61/2010).
Perché i PIWI?
Perché la vite europea, Vitis Vinifera, è molto sensibile agli attacchi di oidio e a quelli devastanti di peronospora e botrite, le due più temute malattie fungine della vite. Lo è da sempre, non da adesso, ed è per questo che le prime selezioni di vitigni PIWI sono iniziate tra il 1880 e il 1935. I risultati però sono stati a lungo scadenti e hanno danneggiato l’immagine delle varietà resistenti come uve da vino. Oggi, a più di un secolo dai primi tentativi, le selezioni di pilzwiderstandfähig ci regalano vini difficilmente distinguibili da quelli ottenuti dai vitigni tradizionali. Ma è anche la preoccupazione per i cambiamenti climatici a far lievitare l’attenzione dei viticoltori per i PIWI.
Come si selezionano i PIWI?
Il processo di selezione delle viti resistenti ai funghi segue uno schema standard. Prima si fanno gli incroci, poi si ottengono le piantine da seme che vengono esposte al fungo (second il criterio della miglior esposizione) e infine si selezionano gli esemplari resistenti che saranno valutati dal punto di vista enologico. A volte questa selezione viene integrata con la selezione assistita dai marcatori che, sugli esemplari più giovani di vite, possono evidenziare i genotipi con i geni della resistenza.
In entrambi i casi il processo di selezione dei PIWI è molto lungo. Basti pensare che quella del Regent, uno dei primi vitigni resistenti ai funghi a essere stato messo in commercio, ha richiesto più di trent’anni. Iniziata la sperimentazione nel 1967, l’iscrizione a registro è stata possibile soltanto nel 2001.