Più diritti per chi lavora in mare

Dopo anni di trattative tra sindacati e datori di lavoro, finalmente arrivano buone notizie per chi lavora in mare. I diritti dei lavoratori sembrano un “optional”, con la crisi economica e il tasso di disoccupazione in aumento, si tende a pensare che “è già un lusso avere un lavoro” e si finisce per accettare condizioni poco dignitose. Di recente qualcuno ha detto che i giovani italiani sono “troppo choosy” ma i fatti rivelano altre verità.

Per chi lavora in mare ci sono novità, finalmente i lavoratori avranno norme in linea con gli standard approvati dall’Organizzazione Marittima Internazionale (Omi). Aumenta la sicurezza per il lavoratore con corsi di formazione ad hoc che includono anche una preparazione in caso di assalti armati o da parte di pirati.

Sono state confermate le norme europee sull’orario minimo di riposo, più severe di quelle internazionali. Ottima novità è costituita dai “controlli”, la Commissione europea potrù raccogliere informazioni circa i vari equipaggi che operano nelle acque comunitarie. Le modifiche riguardano tutti coloro che operano in mare e arrivano dopo qualche mese dai combiamenti visti nel settore ittico sopraggiunti la scorsa primavera.

Lo scorso maggio, grazie alla Politica Comune della Pesca, è stato fissato l’obbligo di attuare politiche più sostenibili circa il trattamento degli stock ittici. Entro il 2015, tutti gli stock ittici dovranno essere più eco-friendly con l’abolizione progressiva della pratica del rigetto. Con il rigetto, l’equipaggio della nave, ributtava in mare aperto tutte le catture accidentali di pesce; tale pratica sebbene non inquinante per il mare, costituisce un grosso spreco alimentare. Tutti i pescherecci hanno l’obbligo di sbarcare tutto il pesce catturato così da elidere gli sprechi.