Piste ciclabili sicure e un nuovo Codice della strada sono le priorità di FIAB, la Federazione Italiana Amici della Bicicletta, per rendere l’Italia un Paese ciclabile. Cose da fare ce ne sono tante e l’esempio più eclatante è Malpensa, tra Milano e Varese, dove il secondo aeroporto italiano per dimensioni, potenzialmente uno dei maggiori scali d’Europa, non è raggiungibile in bicicletta perché mancano piste ciclabili di collegamento.
Piste ciclabili non ce ne sono e la strada è vietata alle bici. Proprio così, la Statale 336 che è l’unica strada di accesso a Malpensa è proibita alle bici (meglio così perché è pericolosa) e questo impedisce alle circa 20mila persone (ventimila) che lavorano nel bacino aeroportuale di usare la bicicletta per andare al lavoro. Assurdo ma è così: vorrei risparmiare ma non posso, vorrei l’aria pulita ma non posso. Malpensa vive una situazione grottesca dal punto di vista della mobilità.
Chi ha progettato le infrastrutture stradali intorno allo scalo di Malpensa non ha pensato alle piste ciclabili e alle biciclette. Lo hanno fatto invece in alcuni casi i Comuni del circondario che si sono anche preoccupati di rendere ciclabili le strade, così oggi l’aeroporto risulta completamente scollegato dalla rete di piste ciclabili del circondario e del Parco del Ticino, una cosa che oltre a danneggiare i pendolari limita le potenzialità cicloturistiche del territorio.
La soluzione proposta dall’associazione FIAB di Cardano al Campo (il comune più interessato) e scritta in una petizione indirizzata al presidente della regione Lombardia Roberto Maroni firmata anche dai comuni di Gallarate, Casorate, Somma Lombardo, Vizzola e dall’ente Parco del Ticino, prevede la realizzazione di una pista ciclabile e pedonale di 3,3 km lungo il lato sinistro della Statale 336 in direzione dell’aeroporto. In questo modo si potrebbero ricucire i territori letteralmente divisi in due dalla strada statale.
Oltre alle piste ciclabili, però, serve un nuovo Codice della strada. In questo senso FIAB sostiene la proposta dell’Anci, l’associazione dei Comuni italiani, volta a introdurre misure specifiche per la mobilità ciclistica come: tracciare una corsia ciclabili in continuità sulle strade urbane nella mano destra; il posizionamento avanzato delle biciclette ai semafori e una luce apposta per i ciclisti; il doppio senso di circolazione per le bici nelle vie a senso unico e il limite di velocità da 50 a 30 km/h per le auto in ambito urbano. Per quanto riguarda l’infortunio in itinere, la proposta chiede che lo spostamento in bici casa-lavoro e per ragioni di servizio sia riconosciuto dall’Inail alla pari del trasporto pubblico.
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