La pirolisi dei rifiuti urbani
Con la pirolisi dei rifiuti urbani, in particolare di plastica, la società britannica Cyna Plc è riuscita a produrre carburante per alimentare un aeroplano. La pirolisi dei rifiuti urbani è un processo non privo di effetti collaterali, nonostante l’aumento di impianti di questo tipo, il modi migliore per smaltire i rifiuti consiste in una buona separazione con conseguente recupero e riciclo dei materiali.
Sentiamo parlare sempre più spesso di pirolisi dei rifiuti urbani e in effetti con questo processo si tende a sostituire i vecchi inceneritori. C’è chi sostiene che con la pirolisi vi siano meno danni ambientali mentre tra gli ambientalisti le opinioni si fanno più dure: il processo di pirolisi dei rifiuti urbani andrebbe a rilasciare in atmosfera diossine, metalli pesanti, biossido di carbonio e altri pericolosi inquinanti. In pericolo non solo l’aria ma anche il suolo e l’acqua: i prodotti di scarto della pirolisi dei rifiuti urbani andrebbero a contaminare terreni e falde idriche.
Molte città nel mondo hanno respinto la proposta di adottare la pirolisi dei rifiuti urbani perchè i benefici prospettati dalle industrie proponenti non sono stati confermate dai fatti. Inoltre, la stessa Agenzia di Protezione Ambientale degli USA e quella dell’Unione Europea, classifica gli stabilimenti di pirolisi dei rifiuti urbani come “Inceneritori”.
A conferma della classificazione dell’Agenzia di Protezione Ambientale vi sono molti studi di settore, secondo i quali non vi sono benefici se si confronta un impianto di pirolisi dei rifiuti urbani con un inceneritore tradizionale. La differenza sta nel meccanismo d’azione e soprattutto nell’investimento che quando si parla di pirolisi è molto più elevato. In altre parole, un impianto di pirolisi dei rifiuti urbani sarebbe in grado di muovere dei capitali più elevati.
Secondo uno studio condotto dal Tellus Institute, “riciclare risparmia più di 7 volte CO2 che versare in discarica, e quasi 18 volte le riduzioni di CO2 da impianti di pirolisi“. Stime simili emergono se si paragona il riciclo al processo di trattamento dei rifiuti urbani nei classici inceneritori.
Cosa cambia tra la pirolisi dei rifiuti e il trattamento negli “inceneritori tradizionali“?
Sono entrambi “termovalorizzatori”, in entrambi i casi si somministra energia termica ai rifiuti urbani al fine di produrre energia elettrica. I danni ambientali sembrano essere gli stessi, sia per gli inceneritori tradizionali, sia per gli impianti di pirolisi.
In termini tecnici, gli inceneritori tradizionali bruciano i rifiuti in una singola camera con un eccesso di ossigeno. Con gli impianti di pirolisi i rifiuti vengono riscaldati in una camera con un deficit di ossigeno, in questa camera avviene un processo di “gassificazione” (i rifiuti, in assenza di ossigeno, producono dei gas). I gas sprigionati vengono convogliati in una camera separata dove vengono bruciati: gli impianti di pirolisi usano una caldaia o una turbina a gas per generare energia elettrica.
Pubblicato da Anna De Simone il 4 Febbraio 2014