I picidi, abitualmente noti come picchi, sono una famiglia di uccelli dell’ordine dei Piciformi, comprendente oltre duecento specie. Tra le più conosciute nel nostro paese, vi sono il picchio verde, il picchio rosso maggiore, il picchio muratore e non ultimo il più difficilmente avvistabile picchio nero.
In questo articolo ci soffermeremo proprio su quest’ultima specie, conoscendone caratteristiche, habitat e altre informazioni utili quanto curiose.
Caratteristiche del picchio nero
Il picchio nero, il cui nome scientifico è Dryocopus martius, è il più grande dei picchi europei. L’uccello è di dimensioni simili a quelle di una cornacchia, con una lunghezza di quasi 50 centimetri e una apertura alare che può spingersi fino ai 68 centimetri di ampiezza.
Diffuso in Eurasia, il picchio nero pesa generalmente dai 300 ai 350 grammi. Rispetto ad altre specie di picidi, l’uccello si distingue per il piumaggio che è completamente scuro. Come evidente contrasto con il nero del corpo, questo tipo di picchio presenta un’ampia macchia rossa sul capo. Negli individui maschi la macchia è più grande rispetto a quella delle femmine, comprendo la nuca quasi per intero. In questa più che in altre specie di picchio risaltano inoltre gli occhi chiarissimi, in particolar modo nella femmina.
L’aspettativa di vita dei picchi neri è abbastanza lunga. La specie può infatti sopravvivere fino a quattordici anni. Come tutti i picidi, anche il picchio nero si caratterizza per la tipica abitudine di martellare con il becco il tronco degli alberi, sia per alimentarsi con larve di insetti sia per creare delle cavità in cui poter nidificare. Il martellamento possiede anche una funzione territoriale, per segnalare la propria presenza a eventuali rivali.
Habitat
Il picchio nero è una specie sedentaria. Presente tanto in Europa quanto in Asia, l’uccello ha un areale distributivo abbastanza ampio. Nel continente europeo, questa specie di picchio è piuttosto diffusa, a partire dalla Spagna settentrionale fino alla Russia.
Amante dei climi continentali, nel nostro paese il picchio nero è riscontrabile principalmente sulle catene montuose, soprattutto sulle Alpi. La sua presenza in Appennino risulta invece più frammentata e maggiormente localizzata.
Pur essendo un uccello sedentario, il picchio nero può comunque muoversi verso il fondo valle nei mesi invernali, per andare alla ricerca di cibo.
Abitudini del picchio nero
Il picchio nero è un uccello tendenzialmente solitario e timido. Per le peculiarità del suo carattere, diviene in genere più difficile avvistarlo rispetto altre specie di picchio, come il picchio rosso maggiore o il picchio verde. L’uccello è inoltre solitamente silenzioso per la maggior parte dell’anno.
Durante la stagione riproduttiva vive in coppia, scavando il proprio nido in grandi alberi con una predilezione per le piante malate o molto vecchie. Il picchio nero è geloso del proprio territorio. Nei momenti in cui è in procinto di costruire il suo nido, l’uccello ha l’abitudine di compiere agili voli nei pressi dell’albero che ospiterà la sua dimora, emettendo un richiamo particolare.
Alimentazione
Oltre alle formiche, la dieta caratteristica del picchio nero include le larve di coleotteri che vivono nel legno e che vengono di solito scovate nelle conifere morenti o ormai morte.
Riproduzione del picchio nero
Per le sue nidiate il picchio nero necessita di alberi idonei, tra cui ad esempio le querce ultracentenarie. La deposizione delle uova avviene tra il mese aprile e l’inizio di maggio.
Nell’arco dell’anno, l’uccello effettua una sola covata di tre o quattro uova. Una volta deposte, le uova vengono incubate non solo dalla femmina ma anche dal maschio per circa dodici-tredici giorni.
Dopo la nascita, i pulcini restano nel nido per almeno ventiquattro-ventotto giorno. Gli esemplari giovani si involano generalmente a partire dalla prima metà di giugno, evidenziando una spiccata tendenza dispersiva e allontanandosi anche per parecchi chilometri dalle aree di riproduzione.
Importanza del picchio nero per la la biodiversità
Le cavità abitualmente scavate dal picchio nero sono preziose per molti animali del bosco, in special modo per alcune specie divenute ormai rare come la taccola, la colombella e l’orecchione bruno. Queste specie non sono infatti capaci di scavare delle cavità in maniera autonoma. Utilizzano perciò quelle realizzate dal picchio nero per ripararsi o per nidificare.
Nel complesso sono più di cinquanta le specie animali che sfruttano le cavità create da questo esemplare di picchio. Si intuisce con una certa facilità come il suo ruolo per la biodiversità sia di conseguenza molto importante. Non a caso, la presenza dell’uccello in un territorio è di solito garanzia di un’alta varietà ornitologica.
Con ogni probabilità, inoltre, il picchio nero contribuisce alla regolazione delle popolazioni di coleotteri, favorendo indirettamente la stessa economia forestale. Le larve di coleotteri possono infatti costituire degli organismi nocivi per la produzione e per l’uso del legname. In assenza di questa specie di picchio si potrebbero quindi verificare molti più danni ai boschi e alle foreste.
Protezione del picchio nero
Il picchio nero è una specie nei confronti della quale sono previste misure speciali di conservazione sotto il profilo dell’habitat, in base alle Direttiva Uccelli 2009/147/CE.
Allo stato attuale si tratta comunque di una specie non minacciata di estinzione. Le popolazioni di questa tipologia di picchio sono infatti sensibilmente aumentate nel corso degli ultimi decenni. Ciò si deve in parte all’aumento della disponibilità di alberi vecchi e di legno morto, elementi che favoriscono la diffusione della specie, trattandosi dei suoi habitat di conservazione ideali. Presumibilmente anche il cambiamento climatico ha un impatto positivo sulla sua diffusione. La crescente tendenza ad avere inverni miti contribuisce infatti ad aumentare di molto le probabilità di sopravvivenza dell’uccello.
Sul lungo termine la sopravvivenza del picchio nero va comunque tutelata, prestando attenzione ad alcuni fattori di carattere antropico. Un’economia forestale troppo intensiva determina ad esempio la mancanza di alberi vecchi, che sono necessari per la cova delle nidiate dell’uccello. Come ulteriore misura per evitare di compromettere la presenza del picchio nero, si dovrebbe evitare di asportare sia il legno morto sia gli alberi morenti dai boschi. Si tratta infatti di una fonte di nutrimento di primaria rilevanza per la specie.
Nelle aree fortemente antropizzate risulta infine utile creare delle zone di tranquillità per l’uccello, essendo schivo e silenzioso per sua innata indole. Una buona strategia è ad esempio quella di istituire delle riserve forestali naturali da destinare alla sua permanenza e alla sua cova.