PFAS, significato e dove si trovano: cosa sono gli PFAS, quali sono i rischi per la salute e cosa fare per proteggersi dagli acidi perfluoroacrilici.
PFAS, significato e cosa sono
Il significato della sigla PFAS fa riferimento a una famiglia di sostanze chimiche: Sostanze Perfluoro Alchiliche, note anche come acidi perfluoroacrilici.
Cosa sono gli acidi perfluoroacrilici? Si tratta di composti molto utilizzati in ambito industriale. Caratterizzati da una “catena alchilica idrofobica fluorurante”.
In termini pratici, I PFAS sono acidi molto forti in forma liquida. Pericolosi anche perché la loro struttura chimica li rende resistenti ai naturali processi di degradazione così, se non correttamente smaltiti, finiscono per contaminare l’ambiente fino a raggiungere, anche, le falde acquifere.
I PFAS sono impiegati in diversi settori. Dall’industria tessile a quella della carta, dall’utensileria all’industria chimica. In termini pratici, gli acidi perfluoroacrilici vengono impiegati per la concia delle pelli, nel trattamento dei tappeti, nella produzione della carta e del cartone per uso alimentare, per rivestire le padelle antiaderenti, per realizzare tessuto tecnico idrorepellente (borse e giacche e abbigliamento in tessuto tecnico!) e nella produzione di altri oggetti impermeabili, che dunque necessitano delle proprietà idro- e oleo- repellenti dei PFAS.
PFOA e PFOS
Nella grande famiglia delle Sostanze Perfluoro Alchiliche, le due classi più diffuse sono quelle dell’acido perfluorottanoico (PFOA) e dell’acido perfluorottanosulfonato (PFOS). Il PFOS è usato per la produzione di schiume antincendio mentre il PFOA è molto usato nella produzione dello strato antiaderente di pentole e padelle a basso costo.
Nota Bene: oggi, le migliori padelle antiaderenti sul mercato italiano sono tutte prive di PFOA.
Il problema è che queste sostanze, essendo molto stabili, persistono nell’ambiente. In particolare, i PFOS iniziano la fase di degradazione dopo 5 anni causando non pochi rischi per la salute.
PFAS, rischi per la salute
Al momento, le Sostanze Perfluoro Alchiliche sono considerate tra i fattori di rischio per un’ampia serie di patologie. Si tratta di “sostanze relativamente nuove” il cui impatto sulla salute umana non è ancora stato studiato a fondo.
Si ritiene che i PFAS possano influenzare il sistema endocrino compromettendo la crescita e la fertilità e che, inoltre, siano sostanze cancerogene.
Così come accade con la gran parte degli inquinanti (come lo stesso PM10), gli effetti sulla salute non sono immediati: si ritiene che una lunga esposizione possa causare l’insorgenza di tumore a reni, testicoli e malattie a carico della tiroidee. I PFAS potrebbero causare ipertensione gravidica e coliti ulcerosi; non mancano studi che collegano l’esposizione ai PFAS a patologie gestionali e fetali.
Contaminazione e PFAS in Italia
In Italia, concentrazioni particolarmente elevate sono state rilevate nel sangue della popolazione di alcuni comuni del vicentino. Anche se se ne sente parlare solo oggi, in realtà, già nel 2007 uno studio pubblicato sulla rivista Analytical and Bioanalytical Chemistry aveva rilevato la massiccia presenza di PFAS nel nord Italia. Ancora, nel 2013, il nostro CNR aveva individuato un’area compresa tra Padova, Vicenza e Verona, con elevate concentrazioni di questi acidi.
Come ci sono finite queste sostanze nell’ambiente e soprattutto, nel sangue dei vicentini?
Se smaltiti illegalmente o non correttamente, i PFAS penetrano facilmente nelle falde acquifere e, attraverso l’acqua, raggiungono i campi e, per assorbimento dall’apparato radicale, finiscono nel cibo che consumiamo.
Ad alte concentrazioni, i PFAS sono tossici per tutti gli organismi viventi, uomo compreso. Se alcuni effetti (tumori, malattie fetali, tiroidee…) sono visibili a lungo termine, bisogna precisare che queste sostanze tendono ad accumularsi nell’organismo attraverso processi di bioamplificazione a discapito dell’uomo che si trova ai vertici della catena alimentare. Un po’ come accade per le contaminazioni di mercurio nei tonni e nei pesci più grandi.
Per la prevenzione delle malattie legate ai PFAS, a circa 2.000 cittadini residenti nelle zone più ad alta concentrazione, è stato proposto un trattamento di plasmaferesi. Si tratta di una sorta di “lavaggio del sangue” che consente di separare la componente liquida del sangue (plasma) dalla componente cellulare così da poter rimuovere gli acidi dannosi.
Per tamponare almeno in parte il problema, il 3 ottobre 2017 la giunta regionale del Veneto ha imposto limiti più restrittivi circa la presenza di sostanze perfluoroalchiliche nell’acqua potabile.
Le immagini in alto mostrano la diffusione delle Sostanze perfluoro alchiliche (PFAS) in Italia. Foto dal sito arpa.veneto.it