Pfas: è emergenza, ora sono anche nel Po

inquinamento da Pfas

Sono state rinvenute nel Po tracce di C6O4, Pfas di nuova generazione. A lanciare l’allarme è l’Arpa Veneto in seguito a una serie di campionature.

Questa è la conferma che la questione Pfas interessa tutto il Paese, è una primaria questione ambientale nazionale”, commenta il presidente della Regione, Luca Zaia. Ora il Veneto ha predisposto le opportune segnalazioni tramite lettere informative alle Regioni Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte.

Cosa sono i Pfas

Con l’acronimo “Pfas” si indicano le cosiddette sostanze perfluoroalchiliche, una classe di composti chimici usati in ambito industriale per la loro capacità di rendere i prodotti impermeabili ai grassi e all’acqua. Sono utilizzati fin dagli anni ‘50 nella produzione di numerosi articoli commerciali. Servono per esempio per proteggere gli smartphone, per cerare i giacconi, per realizzare i rivestimenti antiaderenti delle pentole da cucina o ancora per realizzare i tessuti tecnici.

I rischi per la salute

I Pfas si immagazzinano nell’ambiente. Attraverso l’acqua e gli alimenti si accumulano anche negli organismi viventi, uomo incluso, risultando tossici ad alte concentrazioni.

La letteratura scientifica continua a indagare sulla correlazione tra Pfas e patologie di varia natura. Queste sostanze sono sospettate di interferire nella comunicazione intercellulare, accrescendo il rischio di sviluppare tumori. Tra gli effetti tossici osservati si enumerano anche la restrizione della crescita fetale; il diabete; l’ipertensione arteriosa; l’aumento del colesterolo; la colite ulcerosa; la crescita dell’acido urico, le malattie tiroidee; la riduzione degli spermatozoi nel maschio e l’infertilità femminile e maschile.

I Pfas in Italia

I Pfas sono diventati tristemente famosi da quando sono state rilevate concentrazioni particolarmente alte nel sangue della popolazione di alcuni comuni del vicentino. Nel 2007 uno studio pubblicato su Analytical and Bioanalytical Chemistry aveva già osservato la presenza di queste sostanze nell’Italia del Nord. Un’ulteriore ricerca del 2013 condotta dall’Istituto di Ricerca sulle Acque (IRSA) del CNR aveva individuato elevate concentrazioni di perfluoroalchilici in un’area del Veneto compresa tra le province di Vicenza, Verona e Padova.

Nel 2006 l’Unione Europea ha introdotto restrizioni all’uso del Pfos, una delle molecole più diffuse tra i Pfas, da applicare da parte degli Stati membri. Per le acque potabili non sono ancora definiti e non esistono limiti di concentrazione nella normativa nazionale ed europea.
acqua potabile

I dati più recenti sulla diffusione delle sostanze perfluoroalchiliche non appaiono confortanti. Secondo il nono e ultimo screening sull’inquinamento da Pfas realizzato dalla Regione Veneto emerge che il 65 per cento delle persone controllate presenta valori elevati di perfluoroalchilici nel sangue e dovrà sottoporsi a un test medico gratuito di secondo livello.

Sono quattro i composti tossici rinvenuti in oltre il 50 per cento della popolazione monitorata: il Pfoa, il Pfos, il Pfhxs e il Pfna. Alla cosiddetta area A, che comprende gli acquedotti inquinati prima dell’applicazione dei filtri e ubicati sopra la falda sotterranea interessata, appartengono tredici comuni. Mentre sono diciassette quelli che rientrano nell’area rossa B.

Le concentrazioni aumentano con il passare del tempo trascorso nell’area sotto controllo“, si legge nell’ultimo rapporto della Regione Veneto. Presumibilmente, quindi, sono gli anziani a presentare i livelli di contaminazione più alti.

Ora i nuovi campionamenti eseguiti dall’Arpav gettano ulteriore preoccupazione sui Pfas. A marzo è stata riscontrata una positività presso la stazione di acque superficiali sul fiume Po in località Corbola, con un quantitativo di circa 80 nanogrammi al litro. L’analisi è stata ripetuta il 2 aprile, confermando i precedenti risultati.

Una sostanza così poco utilizzata e di nuova generazione per essere riscontrata in queste quantità nel fiume più grande d’Italia fa supporre che si possano trovare a monte fonti di inquinamento importanti”, commenta l’Arpa Veneto.

Per affrontare l’ennesima emergenza, la Regione Veneto ha ordinato nuove batterie di filtri in modo da evitare la diffusione dei perfluoroalchilici nelle acque potabili.

Luca Zaia ha anche mosso un appello al Governo, chiedendo un fermo intervento per porre limiti zero ai Pfas, come già fatto dal Veneto. “Invitiamo il Ministero dell’Ambiente a muoversi il più rapidamente possibile sulla linea già tracciata dalla nostra Regione” – dichiara il Governatore del Veneto – “a tutela della popolazione non solo delle aree interessate da questo tipo di inquinamento in Veneto, ma di tutti i cittadini del nostro Paese”.