Pesce Robot per la salvaguardia marina
Nell’ambito del programma BMT del gruppo SHOAL, i ricercatori hanno sviluppato un pesce robotico dotato di intelligenza artificiale. Il pesce robot è capace di rilevare e identificare l’inquinamento delle aree acquatiche.
Il team, per portare a termine il progetto si è dovuto concentrare principalmente su cinque punti:
-l’intelligenza artificiale
-l’analisi chimica delle acque
-la comunicazione subacquea per poter monitorare l’andamento del robot
-progettazione meccanica
-progettazione idrodinamica
Dopo aver trovato soluzioni hitech per questi punti, il pesce robot è stato finalmente introdotti in acqua. La valutazione chimica è fatta attraverso sensori che consentono l’analisi delle acque in tempo reale con la conseguente tramissione dei dati. Prima del pesce robot, le analisi convenzionali prevedevano numerose fasi che andavano dal prelevamento delle acque, il trasporto in laboratorio e l’analisi vera e propria. Inoltre, non sempre il campione d’acqua prelevato poteva dare risultati attendibili.
La dotazione di un’intelligenza artificiale è stato un punto critico. L’intelligenza artificiale consente al pesce robot di risolvere molteplici problemi, tra questi, il più importante, è il riconoscimento della fonte inquinante. Altre funzioni dell’intelligenza artificiali prevedono la possibilità di mantenere una distanza di comunicazione tra gli altri pesci, rilevare le coordinate GPS delle zone di inquinamento e, infine, ritornare alla sua base.
I pesci robot sono in grado di rilevare la loro posizione esatta e seguire una certa direzione, raccogliere i campioni e comunicare ogni passaggio alla base, tutto questo in tempo reale. Sono progettati per integrarsi con l’ambiente marino senza interferire con gli equilibri dell’ecosistema. Il gruppo SHOAL ha speso 20.000 sterline per la produzione del suo primo pesce robot ma dato il successo dei primi test si sta pensando di rendere il prodotto commerciale con prezzi più accessibili per enti pubblici o privati interessati al monitoraggio delle acque.
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Photo Credits | discovery.com
Pubblicato da Anna De Simone il 1 Giugno 2012