Perché si forma la muffa sui cibi
Come e perché si forma la muffa sui cibi: da dove arrivano le spore che fanno la muffa sul cibo e come si formano queste colonie. Consigli su cosa fare con il cibo ammuffito e come comportarsi in caso di muffa nel frigorifero.
Perché il cibo fa la muffa?
Se ti sei mai chiesto, almeno una volta, “perché il cibo produce la muffa” devi sapere che, In realtà, “non è il cibo a fare la muffa” ma sono le “ife” presenti nell’aria ad attecchire sul cibo perché, su di esso, trovano le condizioni ottimali per la proliferazione. Per capire bene questo concetto dobbiamo procedere per gradi.
Che cos’è la muffa?
Prima di spiegarti come compare la muffa sugli alimenti e da dove arriva, proverò a chiarire di cosa stiamo parlando.
La muffa rappresenta un folto gruppo di microorganismi appartenente alla grande famiglia dei funghi. Le muffe si organizzano in agglomerati di miceli, dei filamenti che al nostro occhio appaiono come colonie dalla consistenza “polverosa” sui cibi o come macchie scure sui muri.
Le muffe assorbono i nutrienti della materia organica. Si sviluppano come masse filamentose fittamente ramificate e producono migliaia di spore che liberano nell’aria. Nel giro di pochi giorni, le muffe possono liberare centinaia di migliaia di spore che, sprigionate nell’aria, possono formare colonie ovunque.
Le spore, invisibili all’occhio umano, vengono trasportate dalle correnti d’aria, dall’acqua, dagli insetti o dalle tue stesse mani!
Le spore sono in grado di formare nuove colonie ovunque trovino condizioni di umidità e temperatura ideali.
Esistono un gran numero di muffe, molte hanno esigenze comuni mentre altre hanno esigenze specifiche. Per esempio, la muffa verde che si forma tipicamente sull’arancio, non può svilupparsi su una mela o sul tappeto di casa.
Già questa premessa può spiegarti molto su come e perché si forma la muffa sui cibi ma vedrò di spiegarmi ancora meglio.
Perché si forma la muffa sui cibi
La muffa può svilupparsi ovunque ci sia abbastanza umidità in superficie per tenersi in vita. Esistono muffe che si adattano a ogni tipo di clima, così possono addirittura proliferare nel frigorifero o nel congelatore di casa!
Si sviluppano dove è presente umidità, ossigeno e substrato organico. Come si sviluppano? A partire dalle spore già presenti nell’aria.
Le muffe possono attaccare anche cibo fresco, non necessariamente, il cibo, per ammuffire, deve essere scaduto o andato a male. Ecco gli ingredienti che consentono la formazione delle muffe sul cibo:
- Spore fungine
- Umidità o acqua
- Materia organica
Le spore fungine sono sempre presenti nell’aria o sul cibo che portiamo in casa ma solo con temperature ideali e molta umidità riescono a svilupparsi in muffe!
Quando la temperatura e l’umidità dell’ambiente è adatta alla formazione delle muffe, queste spore “germinano” e formano i tipici agglomerati di miceli che conosciamo.
E’ questo il motivo per il quale il cibo va tenuto in frigorifero a basse temperature e ben sigillato.
A favorire la formazione della muffa sugli alimenti è anche la condensa e quindi gli sbalzi di temperatura. Quando l’aria calda viene a contatto con una superficie fredda, si formano le goccioline d’acqua che spesso permangono nel contenitore dell’alimento. Niente di più sbagliato!
Cibo ammuffito in frigorifero
Se nel tuo frigorifero si forma spesso la muffa, dovrai provvedere a una profonda e accurata pulizia. Dopo aver pulito ogni superficie del frigo (contenitori compresi) dovrai asciugare accuratamente ogni superficie.
Cosa fare con il cibo ammuffito? E’ sconsigliato consumare cibo ammuffito. In caso di formaggi, c’è chi consiglia di eliminare solo la parte interessata dalla muffa per poi consumare il resto. In realtà, tale pratica non è raccomandata perché lo strato superficiale è solo quello che noi vediamo. Le muffe possono essere presenti anche negli strati più profondi e durante la manipolazione, le nostre mani possono diventare vettori di spore.
Se intendi recuperare un alimento ammuffito eliminando lo strato di muffa visibile, assicurati di eliminare anche gli strati successivi che potrebbero presentare “ife” non visibili a occhio nudo.
Pubblicato da Anna De Simone il 28 Maggio 2017