Pellagra, sintomi e storia
Pellagra, sintomi e storia della sua diffusione in Italia. Associazione tra pellagra e consumo di polenta. Dati e info sulla carenza di vitamina PP.
Le condizioni di benessere del nostro paese, rendono, oggi, la pellagra una malattia molto rara. Questa malattia è causata dalla carenza della vitamina PP, anche nota come Vitamina B3 o niacina. Con il termine niacina si fa riferimento a due molecole chimicamente simili, l’acido nicotinico e la nicotinammide (che è l’ammide dell’acido nicotinico). La nicotinammide è un componente fondamentale di due molecole coenzimatiche:
- la nicotinammide adenina dinucleotide (NAD)
- la nicotinammide adenina dinucleotide fosfato (NADP)
Il NAD è coinvolto in tutte le reazione di ossidoriduzione del nostro organismo. Fondamentale è anche la sua forma fosfata (NADP). Questi coenzimi si legano in modo transitorio o permanente ad alcuni enzimi così da attivare o inibire un gran numero di reazioni all’interno della cellula. Qualche esempio? La glicolisi, il ciclo di Krebs, la biosintesi degli acidi grassi… Nel nostro corpo ci sono più di 200 enzimi che catalizzano reazioni grazie al NAD. Per tutte le informazioni sulla niacina vi rimando alla pagina Vitamina PP.
Pellagra, sintomi
La pellagra è una malattia caratterizzata da diversi sintomi e manifestazioni patologiche. I primi sintomi vedono infiammazioni della bocca e della lingua. La lingua, in alcuni casi (come avviene anche con la pellagra del cane) assume una colorazione nerastra.
Tra gli altri sintomi figurano le irritazioni della pelle che diventava secca (pelle – agra, da cui il nome) e si desquam fortemente. La desquamazione avviene soprattutto nelle zone della pelle esposte al sole. Non mancano sintomi a carico dell’apparato digerente (diarree e ulcere dell’apparato intestinale) e, in casi più gravi, a carico del sistema nervoso che sfociano in una vera e propria follia. La storia italiana è ricca di ammalati di pellagra, infatti, in passato, i manicomi erano pieni di poveri ammalati di questa carenza vitaminica.
Pellagra, storia
In Italia, la pellagra ha una storia molto drammatica che ha visto, in prima battuta, un accanirsi contro alimenti come la polenta.
Nel 1881, nel nostro paese si registrarono oltre 100.000 casi di pellagra, malattia che si è risolta da sola con il miglioramento delle condizioni economiche degli strati più poveri della popolazione e, non solo, anche la scoperta delle vitamine ha avuto la sua parte nel debellare la pellagra. La storia sanitaria italiana riferisce un netto calo dei casi di pellagra: se ne contavano pochi più di 2.000 nel 1910 e a qualche decina nel 1923.
Pellagra e polenta
A fin ‘800 ancora non si conosca l’importanza delle vitamine, così furono addossate al mais le colpe della diffusione di pellagra. L’evidenza era chiara: chi si alimenta principalmente di polenta sviluppava questa malattia. In realtà tale malattia era diffusa tra gli strati poveri della società e tra i contadini che si alimentavano principalmente con la polenta… Le colpe, dunque, non erano della polenta ma di una mancata varietà nella dieta che era priva di cereali e carni, alimenti ricchi di niacina.
Insomma, la colpa non era della polenta, ma del fatto che la gente povera non mangiava quasi mai pane o pasta e solo raramente la loro polenta era accompagnata da quantità sufciente di alimenti (come carne, pesce, uova, latticini, lievito di bir- ra, legumi, ecc.) che potessero elevarne e completarne la qualità nutrizionale.
Se in Italia la pellagra era associata al consumo di polenta, in Asia era associato a un eccessivo consumo di riso. In Giappone, per contrastare la carenza di vitamina PP iniziò a diffondersi un tipo di pasta a base di grano saraceno, attualmente famoso anche in Italia con il nome di soba. La soba e, in generale, il grano saraceno, sono un’ottima fonte di vitamina B3 (niacina o vitamina PP). Per tutte le informazioni vi rimando alla pagina: soba, cos’è.
Alimenti ricchi di vitamina PP
Tra gli alimenti più ricchi di vitamina PP segnaliamo il lievito di birra, le carni, il grano saraceno e alcuni cereali.
Pubblicato da Anna De Simone il 8 Ottobre 2017