La pausa pranzo non è più un “mi mangio qualcosa al volo” ma è diventata un momento a cui ci si prepara con attenzione e che ha una certa importanza non solo sociale ma anche fisica. L’importanza l’ha sempre avuta a dire la verità ma è solo ultimamente che noi italiani abbiamo cominciato a desiderare una pausa pranzo sana. Vediamo come sono cambiate
Pausa pranzo sana: la ricerca
La bella notizia di italiani sempre più attenti alla propria salute ci arriva assieme ai risultati di un sondaggio realizzato nell’ambito del programma F.O.O.D. (Fighting Obesity through Offer and Demand) con cui si è voluto osservare con attenzione come sono cambiate le abitudini alimentari di molti lavoratori, sentendo l’opinione anche dei ristoratori. È stato fatto in Italia ma anche in altri 8 paesi europei (Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Francia, Portogallo, Romania, Slovacchia e Spagna), coinvolgendo 47.000 lavoratori e 1.700 proprietari di bar, locali o attività di ristorazione che con la pausa pranzo avessero a che fare. Vediamo assieme cosa ne emerso per capire a che punto siamo nell’imparare a fare una pausa pranzo sana.
Pausa pranzo sana per chi lavora
Partiamo dai risultati europei che sono poi in linea con quelli italiani. Nel 2019 sembra che quasi il 50% dei lavoratori dipendenti europei sia molto interessato a fare una pausa pranzo che gli garantisca la salute e l’equilibrio.
Non è più una parentesi veloce e quasi fastidiosa all’interno della giornata ma un momento in cui nutrirsi sia di cibo che di serenità. Gli italiani, forse anche per la forte attenzione all’alimentazione che sempre pongono anche per cultura e tradizione, sono addirittura più virtuosi e danno l’esempio. Il 56% dei lavoratori dipendenti fa attenzione a ciò che mangia e sceglie una dieta sana e il 44,5% dei dipendenti utilizza il web o alcune app per informarsi e trovare ricette sane, consigli e spunti per la propria pausa.
La maggior parte delle persone va in un locale, il 42%, ma sono sempre parecchi e in crescita coloro che portano il pranzo da casa. Il 26% lo consuma alla scrivania e questo non è sempre un buon segno perchè significa che vogliamo dedicare meno tempo o magari addirittura continuare a scrivere mail mentre mastichiamo.
Chi esce a pranzo, spesso ha parecchia scelta perchè dove sorgono uffici poi spuntano anche tanti bar e bistrot per sfamare chi ci lavora. Con che criterio si seleziona dove trascorrere la propria pausa? La vicinanza rispetto all’ufficio è sicuramente un fattore chiave perchè ci fa risparmiare tempo e noi abbiamo sempre fretta, c’è però un 56.6% che butta un occhio attento anche ai menù e a quanto è salutare.
Il terzo fattore è la velocità del servizio, sempre perchè il tempo della pausa pranzo ci appare un po’ sprecato. Non abbiamo però ancora detto cosa mangiamo. Il piatto unico vince, molte meno persone mangiano panini e insalate, meno ancora i piatti preconfezionati. Il nostro atteggiamento, con la preferenza di mangiare fuori, ricalca quello di austriaci, cechi, sloveni e spagnoli mentre i belgi e i portoghesi si organizzano per portare il pranzo da casa, perché è sano e molto spesso più economico allo stesso tempo.
Pausa pranzo sana per i ristoratori
Partiamo da una bella notizia per l’Italia che è uno dei paesi in grado di includere nell’offerta dei pasti per i dipendenti una forte quota di prodotti locali e stagionali. Ci superano solo gli spagnoli ma con il nostro 40% superiamo di gran lunga la media europea di 31.
Vediamo meglio cosa pensano e come si comportano i ristoratori che per oltre la metà dichiarano di essere ferrati sull’equilibrio alimentare. Molti nel loro quotidiano hanno notato un aumento di consapevolezza dell’importanza della pausa pranzo, con clienti sempre più alla ricerca di una offerta sana ed equilibrata più che magari golosa o economica e basta.
Pausa pranzo sana: consigli
Come abbiamo potuto notare siamo sulla buona strada, cominciamo a mettere la nostra salute davanti alle urgenze dell’ufficio, ma possiamo fare di più. Il tema del tempo e della fretta è ancora forte, lo dimostriamo mangiando davanti al pc oppure scegliendo i bar vicino. Eppure è provato che il cervello dopo una pausa funziona meglio, anzi, è doveroso farla.
Un’ora di pausa pranzo possiamo prendercela e se abbiamo modo di fare due passi, anche se ci siamo portati l’insalata di riso da casa, è molto meglio! Ci rimetteremo al lavoro con più lena e con le idee fresche. Magari più creativi e grintosi. Sicuramente abbiamo ampi spazi di miglioramento su questo, il sondaggio non da indicazioni sulle tempistiche ma sarebbe sicuramente un aspetto importante da monitorare. Facciamolo noi stessi e proviamo a controllare che con un’ora di stop non accade nulla di grave.
Quello del prezzo vs qualità è certamente un tasto su cui battere e possiamo trovare un alleato nel web e in generale nella tecnologia. Cercando con attenzione possiamo scoprire luoghi o prodotti molto sani e che non costano un patrimonio grazie anche alle forte competizione che in Italia come altrove esiste nel settore. Dedichiamo un po’ di tempo a queste ricerche, anche sui social, o contando sul prezioso passaparola di un collega, e se proprio non si può mangiare sano senza dilapidare molto denaro nella nostra zona, rifugiamoci nella schiscietta che se ben preparata non è affatto più triste di un pasto consumato in un locale, anzi.
Terzo tema non citato nel sondaggio ma che fa secondo noi parte integrante di una pausa pranzo sana è la socialità. Condividiamo con persone il quanto più possibile positive il nostro momento di stop e possibilmente non parliamo troppo di lavoro o facciamolo ma in tono light. Oltre a distrarci questo ci serve per mantenere ben chiare in testa le priorità della vita tra cui può certamente esserci il lavoro ma assieme ad altro, ai rapporti nutrienti, a tutto ciò che ci fa sentire vivi e non giudicati in base a ciò che facciamo ma a ció che siamo.