Emissioni nocive, partnership tra Cina e UE

 

Quando si parla di emissioni nocive la crisi zona euro prende una nuova luce, così l’Unione europea investirà fino a 25 milioni di euro nella Cina, per tre programmi di scambio di quote di CO2. Tale strategia arriva proprio quando il braccio di ferro tra Europa e Cina, nel settore fotovoltaico, si fa più intenso.

Secondo alcune analisi britanniche, la Cina mentirebbe sulla reale situazione delle emissioni nocive. Nonostante questo, il Paese di Pechino è il più grande emettitore mondiale di anidride carbonica. Con il suo investimento, l’Unione europea fornirà assistenza tecnica per tre programmi che mirano a rendere il Paese più sostenibile nel giro di quattro anno. La firma dell’accordo tra Europa e Cina servirà a sviluppare a Pechino un mercato dell’emission trading e, l’UE aiuterà le città cinesi a migliorare lo sfruttamento delle risorse così da limitare l’utilizzo di metalli pesanti che inquinano le falde acquifere, in più, vi sono progetti europei che mirano a rendere più sostenibili i sistemi di trattamento dei rifiuti della Cina.

Ma cosa ci guadagna l’Europa? L’accordo prevede anche la consulenza europea nella grande tendenza cinese all’urbanizzazione. Molte aziende europee guardano con interese a un processo strutturale che concerne circa 15 milioni di cinesi ogni anno. In più, l’UE ha deciso di imporre una tassa di sorvolo a tutte le compagnie aeree che attraversano il territorio dell’Unione, il risultato? Le compagnie di Paesi esteri (USA, Cina, Australia…) che sorvolano il territorio europeo, dovrebbero pagare un’imposta pari al 15% delle loro emissioni nocive.

Per l’Europa, la Cina risulta un partner piuttosto ingombrante. Non solo per questioni economiche ma anche per implicazioni umane. La Cina è un investitore cruciale in debito europeo ma quando si tratta di diritti umani si rischia di entrare in un campo minato. E’ per questo che ai vertici di Bruxelles la questione non è stata affatto sollevata.

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