Paracetamolo: a cosa serve
Paracetamolo, un nome che “sa” di farmaco ed è proprio un farmaco ciò che sta ad indicare, uno di quelli che ha una azione analgesica e antipiretica. Il paracetamolo è noto perché utilizzato spesso anche in associazione ad altre sostanze, oppure da solo. Lo troviamo ad esempio in tanti prodotti che nelle farmacie sono detti “da banco” e che con l’arrivo dell’inverno vanno per la maggiore, utili per curare forme virali da raffreddamento. Questa sostanza è anche all’interno di farmaci per il trattamento del dolore acuto e cronico.
Prima del paracetamolo veniva usato altro ma questo prodotto è preferito perché non è tossico ed è più facile da sintetizzare. Due vantaggi che fanno la differenza.
Paracetamolo a cosa serve
Nella famiglia dei Paramminofenoli, è il più conosciuto e serve per curare o affrontare dolori lievi oppure di moderata intensità come quelli originati dalla cefalea o dal ciclo mestruale. Ha pochi o inesistenti effetti collaterali e lo troviamo in molti farmaci che curano raffreddori ed influenze di forma non grave.
Paracetamolo: farmaci
Non è considerato appartenente alla categoria dei FANS perché non ha una attività antinfiammatoria significativa ma solo quella analgesica ed antipiretica, inoltre non presenta gastrolesività e nefrotossicità.
Nonostante non sia ancora stato chiarito completamente il meccanismo d’azione che sta alla base è considerato dall’OMS uno dei principali trattamenti farmacologici contro il dolore, anche e soprattutto per il dolore cronico.
Paracetamolo: quando fa male
Fa male quando se ne prendono dosi eccessive cioè che superano quelle consigliate pari a 300/500 mg ogni 4/6 ore, con un limite di 4 grammi al giorno. Non sono rari gli abusi per distrazione e gli avvelenamenti involontari anche se la dose di solito prescritta non sfiora quella di limite, devono stare particolarmente attenti a non esagerare le persone che soffrono di patologie epatiche.
Paracetamolo e alcol
Esiste un’interazione con l’alcool ed è complessa sia da capire che da spiegare. Quello che emerge è che quando degli alcolisti cronici assumono questo farmaco nei primi giorni in cui sono astemi, sono più vulnerabili agli effetti tossici sul fegato. Quasi per assurdo è meglio che non interrompano l’assunzione di alcool esattamente quando e se iniziano il trattamento con paracetamolo.
Paracetamolo effetti collaterali
Sono legati al fegato e nel peggiore dei casi di abuso di paracetamolo si può arrivare alla necrosi epatica che può essere anche fatale.
Paracetamolo in gravidanza
Non ci sono controindicazioni per chi è in stato di gravidanza e nemmeno per i bambini di giovane età e i neonati, l’importante è attenersi alle dosi prescritte e i rischi di epatotossicità sono nulli. Il paracetamolo è stato inserito dalla Food and Drug Administration tra quei farmaci che in gravidanza non sono da evitare perché gli studi riproduttivi sugli animali non hanno mostrato un rischio per il feto e non esistono prove di effetti dannosi sull’uomo.
Lo stesso vale per la fase di allattamento perché questo farmaco è escreto nel latte materno in quantità clinicamente non rilevanti e non crea danni al neonato.
Paracetamolo e favismo
E’ la stessa Associazione Italiana Favismo ad affermare nel suo sito che il paracetamolo è una delle sostanze che, a dosi terapeutiche, non causano crisi emolitiche. Nessuna controindicazione, nemmeno in questo caso.
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Pubblicato da Marta Abbà il 11 Settembre 2017