Pantegana: significato e dimensioni
La pantegana non ha un’ottima fama come animale e viene utilizzata spesso in metafore e paragoni che non sono certo lodevoli nei suoi confronti. Diamo qui una possibilità a questo animale di farsi conoscere meglio, ma da lontano, senza rischi ammesso che ci siano.
Questa sottospecie è diffusa in Italia, e lo sappiamo bene, e non fa differenze tra Nord e Sud. Arriva anche nelle isole, in quelle grandi e in quelle piccole. Vive dove c’è acqua, meglio se sporca e salmastra, quindi in stagni e fiumi, ma anche vicino al mare. Al contrario di altre specie, è antropofila quindi cerca aree in cui sono presenti gli esseri umani, felice di poter sguazzare nelle loro fognature, tanto da meritarsi il nome di “ratto delle chiaviche”. Le pantegane amano molto anche le discariche ed in generale le zone dove vi è una scarsa igiene.
Pantegana: di cosa si tratta
Il nome pantegana non provoca una grande simpatia, proviamo a sostituirlo con altri nomi altrettanto validi come ratto grigio, ratto marrone, ratto norvegese o surmolotto. Il termine scientifico da utilizzare sarebbe “Rattus norvegicus Berkenhout”. Passiamo oltre e vediamo le sue caratteristiche. E’ un mammifero roditore della famiglia dei Muridi, è la specie più comune e diffusa per lo meno in Europa dove la troviamo già a partire dal Medioevo. Non arriva però dalla Norvegia, anche se la si chiama ratto norvegese, bensì dall’Asia, precisamente dalla Cina settentrionale, dalla Mongolia e dalla Siberia sudorientale. Grazie al commercio intercontinentale è arrivata in Europa e si è stabilita.
Pantegana gigante
Si parla di pantegana gigante perché di fatto può arrivare anche a mezzo metro di lunghezze e pesare quasi un chilo in casi eccezionali, anche se in media pesa 350 grammi. Da sempre si parla di topi giganti, spaventosi, in parte è un po’ leggenda ma di fatto non è un animale che sta nel palmo di una mano. Il suo pelo è ispido al tatto e grigio, tendente al bruno, quasi da sembrare sporco. Può avere anche dei tratti brizzolati, in nero o in bianco. Il ventre può mostrarsi più chiaro del dorso.
La forma del corpo è piuttosto sgraziata, a pera, affatto slanciata, e il muso molto pronunciato non è elegante né ammirevole. Le zampe glabre non migliorano la sua figura, sono color grigio-rosato e si muovono nervosamente. Quelle posteriori sono più lunghe e forti, reggono l’animale in posizione eretta mentre utilizza le zampe anteriori per afferrare il cibo e portarlo alla bocca.
I denti della pantegana sono giallastri e piuttosto aguzzi, dal muso spuntano le orecchie ma si vedono a malapena. Non sono quelle “da topo” come nei cartoni animati, ma sono ripiegate in avanti a coprire gli occhi dell’animale, occhi piccoli e non benevolenti. Resta la coda, glabra come le zampe ma con delle scaglie che via via si fanno sempre più piccole, fino alla cima.
Le pantegane oltre a vivere in luoghi sporchi, vivono di notte preferibilmente, perché di giorno dormono nelle loro tane scavate con le loro stesse zampe e con i denti, giacendo su un cuscino di erba, plastica, spazzatura varia. In tane simili viene depositato anche il cibo che può essere … qualsiasi cosa. I nostri scarti ma anche materiale che riescono a recuperare nelle fogne e a spaccare con i loro denti aguzzi.
Quando girano per i loro pertugi, utilizzano la vista ed all’udito ma sono in grado di trovare la strada anche al buio grazie alle vibrisse che identificano eventuali ostacoli.
Le pantegane vivono in gruppi, gruppi che si formano a partire da una coppia progenitrice che ha poi la sua lunga discendenza. In ogni grande famiglia ci sono più maschi che femmine, e c’è una complessa catena gerarchica da comprendere, spesso basata sulla stazza. Per comunicare tra loro, emettono fastidiosi, a volta spaventosi squittii, più o meno acuti a seconda del sesso, dell’età e dello status dell’animale nel gruppo.
Pantegana: è pericolosa?
Che la pantegana non sia un animale particolarmente attraente, questo è chiaro, ma non dovrebbe essere aggressivo nei nostri confronti. Attualmente, il ratto grigio è il secondo mammifero di maggior successo al mondo, dopo l’uomo. In città come New York o Londra, sembra che ci siano più ratti che abitanti umani.
Il pericolo maggiore legato alla pantegana, per l’uomo, è quello relativo all’igiene. Vive in posti fetidi ed è normale che sia portatrice di una serie di batteri e malattie che ci può attaccare. D’altra parte ci conviviamo da secoli e secoli: la presenza del ratto grigio in Europa è databile al 1553. In alcuni casi possiamo sentir parlare anche di ratti norvegesi venduti come animali da compagnia: i così detti “fancy rat”. Questa mod è nata nel Regno Unito nella prima metà dell’Ottocento ma si è diffusa in modo significativo solo a fine Novecento. Oggi i ratti sono usati come animali da compagnia in gran parte del mondo, tranne dove è esplicitamente vietato.
Pantegane: foto
Sognare Pantegane
Immagino non sia stato un gran bel sogno quello che al suo interno vede protagonista una pantegana ma mai dire mai. Vediamo che significati si attribuiscono alla sua presenza.
Topi e ratti, pantegane comprese, nei sogni rappresentano un pericolo, un elemento corrosivo, danneggiante. Ci mettono in all’erta. Se muovono il muso e le vibrisse, oppure rosicchiano, sono il simbolo del rimuginare ininterrotto, di un “rodere dentro” anche nell’animo o nella testa di chi sta sognando.
I ratti rappresentano affari o rapporti meschini, che “corrodono” la coscienza, magari per invidia o gelosia. Possono essere sensi di colpa inconfessati che rodono il cuore. Possono essere pensieri nati dalla paura, dall’ingiustizia e dalla rabbia, che nutriamo verso noi stessi o altro.
Pubblicato da Marta Abbà il 22 Settembre 2019