Pannelli di legno o energia? Nuove regole per le biomasse legnose
Pannelli di legno o energia? Al Paese queste due cose servono entrambe ma il crescente utilizzo di biomassa legnosa per la produzione di energia elettrica e calore le ha messe in competizione. Bruciare scarti legnosi equivale a sottrarre materia prima alla produzione di pannelli di legno per l’industria del mobile, orgoglio del made in Italy e importante per fatturato e posti di lavoro.
Il problema è serio al punto da aver spinto le industrie del legno a un action day il 3 ottobre scorso con due ore di fermo impianti, l’acquisto di una pagina informativa sul Sole24Ore ma soprattutto una richiesta al Governo: rivedere l’incentivazione degli impianti di produzione di energia da biomasse, escludendo o limitando il consumo di legno riciclato per favorirne il riutilizzo nella produzione di pannelli di legno.
La questione è spessa perché i numeri in gioco sono importanti. L’industria del legno oggi in Italia dà lavoro a circa 400mila addetti e produce un fatturato di 27 miliardi di euro. Non tutto ovviamente ruota attorno al legno di scarto, ma la produzione di pannelli di legno muove ogni anno 3 milioni di tonnellate di legno riciclato che non finisce in discarica e ri-produce valore senza incentivi statali.
Il punto è che di questi 3 milioni di tonnellate di scarti legnosi, circa un quinto li importiamo dall’estero – Francia e Svizzera soprattutto – con un costo commerciale che nel 2012 è stato di 390 milioni di euro. Il timore dei produttori di pannelli di legno è che gli incentivi alla produzione di energia da biomasse faranno aumentare lo sbilancio e i costi della materia prima.
Secondo i dati ENEA diffusi dalla Federazione Italiana Produttori di Energia da fonti Rinnovabili, nel 2013 sono state impiegati 750mila tonnellate di scarti legnosi per alimentare gli attuali 86 impianti di teleriscaldamento a biomassa presenti in Italia. In questo quantitativo non ci sono soltanto legno usato e cascami di segheria, ma anche scarti di coltivazione e di manutenzione del bosco che non costituiscono la materia prima per la produzione di pannelli di legno.
AssoRinnovabili dal canto suo ha sottolineato che l’incentivazione alla produzione di energia da fonti rinnovabili è regolata da norme comunitarie e che la produzione di energia da biomasse sfrutta una gran varietà di materiali di natura eterogenea e che provengono in buona parte dall’agricoltura e dall’agroforestale. Questa filiera nel 2011 ha creato circa 10.600 nuovi posti di lavoro.
Cosa inquina di più? Nella battaglia per le materie prime non mancano i colpi ad effetto sull’impatto ambientale della produzione di energia da biomassa versus la produzione di pannelli di legno. I produttori di pannelli sottolineano che secondo uno studio scientifico la combustione del legno di scarto ha un impatto ambientale doppio rispetto al riutilizzo. Dall’altra c’è il dato delle 330mila tonnellate di CO2 risparmiate ogni anni grazie alla produzione di energia elettrica e termica in cogenerazione con impianti di teleriscaldamento alternativi ai combustibili fossili.
Quindi? Probabilmente qualcosa cambierà. L’appello degli industriali del legno è stato raccolto e trasformato in un emendamento al Collegato Ambiente in discussione alla Camera. La proposta in discussione è di escludere dalla tipologia biomassa, quindi anche dagli incentivi, alcune tipologie degli scarti legnosi. Il Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti si è detto favorevole, ora dipende dai tempi della macchina amministrativa.
Pubblicato da Michele Ciceri il 4 Ottobre 2014