I cinque passi facili per una rivoluzione culturale dal basso, di gusto e di abitudini, contro lo spreco di cibo, per un sistema alimentare “democratico”: li ha dettati Oxfam con la campagna “Coltiva” che trasforma chiunque vi aderisca da consumatore a CONSUMATTORE. Tutti possono fare qualcosa se pensa che “oggi ci sono quasi un miliardo di affamati ma, contemporaneamente, quasi il 50% della popolazione è obesa e oltre il 30% del cibo prodotto va perso o viene sprecato” come ci ricorda Elisa Bacciotti, direttrice del Dipartimento Campagne di Oxfam Italia.
1) Quale è l’obiettivo di Coltiva? Da che presupposti nasce?
La campagna “COLTIVA – il cibo, la vita, il pianeta” è una campagna che Oxfam ha lanciato in tutto il mondo con l’obiettivo di riformare il sistema alimentare affinché tutti, nel mondo, abbiano abbastanza cibo sempre. Cosa non facile ma necessaria in un mondo dove ci sono quasi un miliardo di affamati ma dove, contemporaneamente, quasi il 50% della popolazione è obesa e oltre il 30% del cibo prodotto va perso o viene sprecato.
Chiaramente, non ci aspettiamo di poter raggiungere tale obiettivo da soli: vogliamo lavorare in Italia e nel mondo insieme a movimenti già esistenti, come il mondo del Commercio Equo e Solidale, Slow Food, i GAS, ma anche con imprese ed enti locali che vogliono dare vita ad un sistema alimentare più equo e più sostenibile.
Per arrivare a costruire un sistema alimentare più giusto, equo e sostenibile occorre trovare nuove soluzioni per riequilibrare il sistema e distribuire meglio le risorse. Da consumatori, con le nostre scelte possiamo contribuire in maniera importante a migliorare il sistema alimentare, ma occorre passare da essere consumatori a essere CONSUMATTORI.
Per questo Oxfam ha dato vita al metodo “COLTIVA”: cinque passi facili per costruire un sistema migliore a partire dal nostro carrello della spesa .
2) Quali sono? A chi sono rivolti?
Riduci gli sprechi, segui le stagioni, mangia meno carne, sostieni i produttori di cibo e cucina con la testa.
Si tratta di un metodo che va bene e fa bene a tutti i consumatori – oltre che all’ambiente. Tutti possono adottare il metodo: tuttavia crediamo che le donne siano le principali protagoniste del metodo – dato che spesso, che ci piaccia o no, sono loro a occuparsi di decidere cosa comprare e cosa cucinare per la loro famiglia e hanno quindi un forte potere nell’influenzare non solo le abitudine della propria famiglia ma anche quelle delle generazioni future.
3) Affermate che il sistema alimentare globale si è rotto: cosa significa? Cosa si può fare?
Il sistema alimentare globale si è “rotto” perché il modo in cui è organizzato produce obesità e fame, sprechi e carestie. E perché il sistema non è abbastanza forte o “resiliente” per poterci sfamare in futuro, in un mondo nel quale le risorse naturali si fanno sempre più limitate e in cui il cambiamento climatico ha effetti negativi sull’agricoltura.
Abbiamo individuato 4 grandi obiettivi per rendere il sistema maggiormente in grado di funzionare. Innanzitutto bisogna fermare l’accaparramento di terre su larga scala (land grabbing) , perché in molti paesi toglie letteralmente da sotto i piedi la terra e i mezzi di vita ai produttori di cibo di piccola scala per avvantaggiare aziende grandi o che producono colture alimentari che vengono trasformate in biocarburanti. E’ necessario anche porre rimedio alla volatilità dei prezzi: negli ultimi anni già si arriva a spendere il 70-80% del proprio reddito per il cibo. Inoltre i cambiamenti climatici vanno fermati lavorando perché gli stati del Nord del Mondo riducano le proprie emissioni di C02 perché si investano risorse per permettere ai paesi più poveri di adattarsi agli effetti del cambiamento climatico. Infine, Europa e Stati Uniti devono investire nei produttori di cibo su piccola scala invece di aumentare gli aiuti al proprio settore agricolo che oggi sono 79 volte il totale dell’ aiuto pubblico allo sviluppo (APS) agricolo.
4) Con Coltiva è possibile una rivoluzione culinaria dal basso? qualche esempio di paese o situazione dove è già avvenuto o scenari possibili se avvenisse?
Pensiamo a cosa succederebbe se … non buttassimo più nemmeno una mela. Oxfam ha calcolato che se non buttassimo più nemmeno una mela delle sei che finiscono oggi nella spazzatura, risparmiando quindi 5,3 miliardi di mele ogni anno, risparmieremmo una quantità di gas a effetto serra prodotti per la coltivazione, commercio e decomposizione di queste mele pari a quella ottenuta bruciando 10 milioni di barili di petrolio. Quindi una rivoluzione è possibile, se si è in tanti.
Un altro esempio sul sostegno ai piccoli produttori: se i consumatori di Brasile, Inghilterra, Stati Uniti e Spagna comprassero due barrette di cioccolato del Commercio Equo e Solidale al posto della marca multinazionale, le oltre 12,5 miliardi di barrette di cioccolato all’anno acquistate potrebbero dare una nuova opportunità di reddito a oltre 90.000 aziende agricole di cacao di piccole dimensioni in tutto il mondo.
5) Tra i vostri obiettivi c’è quello di sostenere i piccoli coltivatori. Le istituzioni in questo ambito cosa fanno? Cosa potrebbero/dovrebbero fare?
Ad oggi il livello di investimento a sostegno della piccola agricoltura nel Sud del Mondo, e anche in Italia, è ancora inferiore rispetto ai livelli necessari. L’agricoltura sostenibile, a differenza di quella intensiva, ha il maggiore potenziale per sfamare il mondo in futuro. Occorre che gli Stati del Nord e del Sud del Mondo, le istituzioni internazionali, a partire dalle agenzie ONU che hanno sede a Roma: la FAO, l’IFAD e il WFP, ma anche le imprese cambino le loro politiche e pratiche per fare in modo che i produttori siano remunerati in modo stabile e giusto per il loro lavoro, e che siano tutelati dagli shock e dalle calamità naturali esterne.
6) Coltiva può sbarcare anche nelle scuole ?
Assolutamente si! Oxfam Italia ha sviluppato una piattaforma online che favorisce anche lo scambio tra studenti italiani e studenti di altri paesi sui temi del cibo, della giustizia alimentare, dell’ambiente e fornisce agli insegnanti materiali didattici che affrontano e approfondiscono questi temi.
7) Come reputate la sensibilità italiana a questi temi rispetto al resto d’Europa? E nel mondo cosa accade?
Sicuramente in Italia, rispetto ad altri paesi europei come la Gran Bretagna, c’è grande attenzione su questi temi, e ciò è sicuramente dovuto al lavoro che il commercio equo e solidale, Slow Food, i GAS hanno fatto negli ultimi 15 anni.
Fuori Europa, inoltre, ci sono paesi in cui c’è tanto da fare. In Ecuador, ad esempio, mangiare cibi ricchi di grassi animali e adottare uno stile di vita “americano” significa essere benestanti. In questo paese, Oxfam Italia ha condotto uno specifico progetto per rivalutare l’importanza dei cibi tradizionali, come l’amaranto e la quinoa, che lì sono considerati in modo dispregiativo “comida de indios” ovvero, cibo per poveri ma che in Italia sono, invece, venduti nelle botteghe del biologico e ricercati per le loro proprietà nutritive.
Insomma, ci sono tante contraddizioni ma l’importante è rendere le persone sia in Italia sia negli altri paesi consapevoli e in grado di fare le scelte in modo informato.
Il video su COLTIVA, la nuova campagna di OXFAM per un futuro migliore, in cui tutti abbiano cibo a sufficienza, sempre.
Intervista a cura di Marta Abbà