Nomofobia, il termine è ancora poco diffuso ma il problema che definisce, è sempre più frequente da incontrare e rappresenta un fenomeno preoccupante. Dire così, in questo caso, non è fare allarmismo, è fotografare la situazione attuale in Italia e in molti altri paesi del mondo, ci sono numeri che lo dicono, oltre a molte scene di tutti i giorni. La nomofobia indica il terrore di restare sconnessi dalla rete.
Nomofobia: significato
Deriva dal termine anglosassone “nomophobia”, non esiste da molto il corrispettivo italiano e viene usato per indicare la paura incontrollata di rimanere sconnessi dal contatto con la rete di telefonia mobile.
Questo timore è molto legato alla necessità e al desiderio che si può provare a restare sempre presente, attivo o “da guardone”, sui social network più utilizzati, che sono Facebook ma non solo. Sono infatti i social, secondo gli esperti, a rapire molti di noi e a farci stare con lo sguardo incollato allo smartphone, con il cervello immerso nella rete, facendoci scordare dove siamo e cosa stiamo facendo.
Chi soffre di nomofobia non riesce a pensare neanche per caso di non controllare il telefono e le notifiche ogni 5 minuti, è come se il mondo reale sia solo in secondo piano, qualsiasi cosa accada, perché la vita è nello schermo, nella rete.
Nomofobia: sintomi
Oggi sono molte le persone che consultano spesso il cellulare, per lavoro o per sentire gli amici e la famiglia, non tutti soffrono di nomofobia, ci sono dei livelli di dipendenza differenti e da distinguere. Chi ha questo problema, se perdono lo smartphone in casa, anche se sa che lo ritroverà a breve, va in ansia perché non lo ha tra le mani, lo stesso accade se si esaurisce la batteria oppure il credito residuo, figuriamoci se si capita in una zona in cui non c’è copertura di rete.
Chi quando non è rintracciabile in ogni momento “via cellulare” non si sente a posto, può avere dei problemi di nomofobia.
Nomofobia: test
Più di un nomofobo su due non spegne mai il proprio cellulare, per via del timore ossessivo di non essere connesso alla rete. Non c’è un test scientifico ma alcune prove di autoconsapevolezza le possiamo fare per capire a che livello di attaccamento agli smartphone siamo.
Chi più soffre di questo problema sono i giovani tra i 18 e 25 anni che hanno bassa autostima e problemi relazionali ma, mai dire mai, ci sono anche 40 e 50enni che vengono presi da veri e propri attacchi di panico e di vertigini, da tremore e tachicardia, se il cellulare per qualche motivo va fuori uso.
Nomofobia: etimologia
Nomofobia suona simile a omofobia ma non ha nulla a che fare il prefisso, è solo una coincidenza sonora. Fobia è sempre fobia, quando si tratta di paura, il suffisso è questo. “Nomo” deriva dall’inglese, è l’abbreviazione di no-mobile, questo termine è stato coniato a seguito di uno studio commissionato a YouGov, ente di ricerca inglese, che ha studiato il fenomeno e tuttora lo monitora.
Nomofobia: rimedi naturali
Quando si parla seriamente di nomofobia, e non lo si dice per scherzo, solo perché si smanetta spesso con il telefono passando per asociali, è necessario intraprendere una terapia con uno psicoterapeuta. Spesso si tratta di sedute di psicodramma.
Per prevenire questo problema è bene tenere sotto controllo i giovani visto che proprio Yougov segnala che più di 6 ragazzi su 10 tra i 18 e i 29 anni vanno a letto in compagnia dello smartphone e più della metà degli utenti al di là dell’età, di cellulari, vanno in ansia quando la batteria si sta scaricando.
Un modo per sdrammatizzare l’assenza di reperibilità momentanea, può essere l’acquistare una cover che faccia sorridere, come questa.
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