Tra uomo e natura, New Alliance, grazie all’arte
Una Nuova Alleanza tra uomini e piante che permetta all’unione dei due di rafforzare e proteggere entrambi: ecco NEW ALLIANCE, un percorso che mette in relazione la condizione di precarietà che accomuna le specie vegetali a rischio e gli spazi di verde e socialità anch’essi a rischio. A realizzarlo in Italia, da un ideqa di un collettivo americano, il PAV (Parco Arte Vivente) di Torino: Orietta Brombin, responsabile delle attività educative e formative del PAV, racconta i workshop e la piantumazione di 100 alberelli per segnalare ciò che, nella globale precarietà, è da salvaguardare.
1) Cos’è New Alliances? Perché si chiama così? Chi vi collabora?
Il progetto New Alliance nasce da un’approfondita ricerca teorica svolta dal Critical Art Ensemble, collettivo militante statunitense, che rileva la preoccupante precarietà che caratterizza il nostro periodo storico-sociale. New Alliance è un processo artistico-ambientale che intende volgere in maniera creativa la precarietà e i suoi effetti.
Nel workshop omonimo del novembre 2011, primo seminario pubblico condotto in Italia dal Critical Art Ensemble, dopo 4 giorni di confronti e di interventi di esperti (Daniele Fazio, agronomo esperto in legislazione ambientale, e Filippo Alossa, botanico e giardiniere) si è arrivati così a scegliere di agire attraverso una pianta, la Catananche caerulea, per segnare le aree a rischio.
2) Perchè questa pianta?
E’ piuttosto robusta ed è diffusa in terreni inconsistenti e calcarei, è quindi capace di crescere in aree residuali, rovine e macerie. Le Catananche sono belle erbacee perenni appartenenti alla famiglia delle Asteracee e nell’Antica Grecia si riteneva che l’infuso dei bei fiori di colore lilla-azzurro avesse il potere di far innamorare chi lo bevesse, da cui il nome popolare di “Freccia di Cupido” o Cupidone. Oggi, nonostante queste piante godano di uno statuto giuridico stabilito da normative europee, nazionali e regionali che le qualificano tra le “specie a protezione assoluta” (ex art. 15 della L.R. 32/1982), i loro semi sono facilmente reperibili perché direttamente ricavabili da questa operazione iniziale.
3) In che ambito si inserisce? Chi vi partecipa?
Il progetto New Alliance è parte dell’Art program del PAV che è un Centro sperimentale d’arte contemporanea della Città e rientra in parte nel progetto ZonArte, che mette in rete i Dipartimenti Educativi dei principali musei della Città e della Regione e viene attuato con il sostegno della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT di Torino.
Abbiamo voluto portare il workshop New Alliance anche all’interno della Fiera d’arte contemporanea di Torino per creare un precedente forte, dove accanto al valore economico delle opere presenti nelle gallerie e al valore culturale delle opere rappresentative dei Musei si accompagnasse il valore della sperimentazione attiva del pubblico cui è data l’opportunità di lavorare direttamente con gli artisti.
4) Cosa intendete per “simbiosi socio-politica tra il mondo vegetale e gli esseri umani” ? Come realizzarla in concreto?
L’analisi politica espressa dal Critical Art Ensemble (Steve Kurtz, Steven Barnes e Lucia Sommer) sottolinea come le specie vegetali e gli animali sono oggi a rischio tanto quanto lo sono le comunità colpite da una crisi economica che mette a repentaglio condizioni lavorative, sociali e culturali. La precarietà in cui vivono le piante a rischio di estinzione è la stessa precarietà che vivono gli individui che, proprio oggi, tornano a rivalutare le pratiche di orticoltura urbana, viste come fonte di sussistenza.
In molti Paesi, dove almeno la flora a rischio d’estinzione gode di una protezione legale, esistono leggi che puniscono severamente la raccolta o il danneggiamento di alcune specie vegetali: se ben comprese, queste leggi possono diventare uno strumento per battaglie di protezione degli habitat.
Alla luce di queste analisi, il CAE propone di invertire il processo di precarietà in una forza positiva e costruttiva opposta alla generale condizione odierna. Le zone a rischio possono essere così tutelate da una forma di simbiosi socio-politica tra abitanti e mondo vegetale, nata dal riconoscimento della stessa condizione di precarietà biologica e culturale, dalla consapevolezza del comune stato d’interdipendenza oggettiva.
5) “Guardarsi allo specchio e vedere il mondo”: di cosa si tratta?
“Guardarsi allo specchio e vedere il mondo” è il ciclo di preparazione all’incontro in novembre con il Critical Art Ensemble: è durato da maggio a novembre 2011, sviluppato con la collaborazione di Iacopo Seri, giovane artista di Arezzo.
Il percorso ha studiato la relazione tra le persone e la natura all’interno del contesto urbano, in ambiente self-education caratterizzato dalla messa in comune dei singoli saperi e dalle esperienze realizzate. Sono state raccolte man mano idee e materiale su diverse tematiche: progetti urbani di giardini condivisi, tipologie di orti urbani e da terrazzo, legislazione vigente, pubblicità e stile di vita contemporaneo. Tutto il materiale con la cronistoria del percorso è stato raccolto in un diario e, on line, in un blog.
6) Dall’inizio del vostro progetto ad oggi cosa avete realizzato?
Abbiamo effettuato numerosi sopralluoghi di esplorazione delle aree urbane interstiziali e d’osservazione e raccolta dati riguardanti la flora spontanea dei siti visitati. Abbiamo seminato nella primavera 2012, e successivamente coltivato, la Catananche caerulea nel corso di un lungo processo di immaginazione, osservazione, studio, azione, attesa e cura, nel rispetto dei tempi naturali di crescita delle piante.
A settembre 2012 le cento piante a protezione assoluta erano pronte a entrare in azione. In occasione della restituzione del lungo percorso, la mostra allestita al PAV, si è portata a completamento la piantumazione delle Catananche in alcuni siti della città che vale la pena presidiare per il loro valore sociale e culturale.
Il Collettivo americano ha predisposto il “manifesto” critico e per approfondire tutto il percorso teorico e pratico il metodo New Alliance è stata allestita una mostra interdisciplinare al PAV di Torino. Tra i diversi materiali prodotti, anche un elenco più ampio delle piante protette secondo le normative della Regione Piemonte, e la mappa delle aree indecise della città realizzata in collaborazione con la Fondazione Contrada Torino Onlus.
7) Come è stato coinvolto il territorio torinese?
Sono state individuate alcune comunità con le quali resistere al rischio della perdita, della mancanza di tutela e allo sfruttamento del territorio. Con questi presupposti domenica 23 settembre 2012 le piante cresciute sono state messe a dimora in diversi luoghi d’accoglienza che vale la pena presidiare per il loro valore culturale, formativo e terapeutico: la sede di residenze d’artisti Progetto Diogene Bivaccourbano, il cortile Ortobello al Centro nel Centro Diurno del Dipartimento di Salute Mentale “Basaglia” dell’ASL TO2 e il progetto temporaneo Bunker del Collettivo URBE – Rigenerazione Urbana, sorto su di un’area ex industriale.
Si tratta di quattro spazi verdi e di socialità, tutti a loro modo a rischio, situati all’interno del tessuto urbano di Torino.
Pubblicato da Marta Abbà il 19 Dicembre 2012