I regali tecnologici vanno per la maggiore ogni Natale e anche il 2012, crisi permettendo, non fa eccezione. Un telefonino, un computer, un Tv o un elettrodomestico – piccolo o grande – saranno fra pochi giorni la strenna natalizia di moltissimi italiani.
Ancora troppe persone però ignorano che questi prodotti a fine vita, definiti RAEE (Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche), non vanno buttati nell’indifferenziata, ma raccolti separatamente. Ciò permette di recuperare importanti materie prime (metalli preziosi e terre rare), non favorisce il traffico illegale di apparecchi elettronici verso i Paesi in via di sviluppo, fa risparmiare energia e evita un bel quantitativo di emissioni di CO₂.
Per divulgare in occasione del Natale un recupero corretto e consapevole dei RAEE, il Consorzio Re-Media – tra le principali organizzazioni no-profit per il recupero dei rifiuti tecnologici – ha realizzato il video che vi proponiamo qui sotto. Ben fatto, il filmato raggiunge lo scopo di trasmettere il messaggio e riesce anche a far sorridere.
Dopo averlo visionato date anche un’occhiata al sito www.remediapervoi.it dove potete trovare il Riciclometro (per calcolare quanto potresti aiutare l’ambiente con un comportamento corretto) e il software per cercare la eco-piazzola più vicina a casa vostra dove conferire i RAEE.
Sorridere è di aiuto in una situazione, quella italiana dei rifiuti in genere, dove i problemi continuano a essere tanti. La raccolta separata dei RAEE attraverso i canali ufficiali autorizzati potrebbe dare una grossa mano all’ambiente e all’economia.
Secondo lo studio condotto da ReMedia, i RAEE generati in Italia nel 2011 ammontano a circa 880.000 tonnellate, pari a 14,6 kg/abitante, ma i sistemi collettivi come Re-Media ne hanno raccolti soltanto 4,3, pari al 37% dei flussi complessivi. Circa 5 kg/abitante vengono gestiti dal canale informale, altri 5 kg/abitante vanno a comporre il cosiddetto ‘disperso’ (rifiuti non intercettati).
Ne risulta che 10 kg/abitante non seguono il flusso ufficiale generando un grave danno a livello ambientale, economico e della salute dei cittadini. In particolare, non è certo che i RAEE gestiti dagli operatori al di fuori del sistema ufficiale utilizzino impianti tecnologicamente adatti e seguano le corrette procedure di smaltimento.
Inoltre, non dovendo sostenere i costi per la messa a norma delle strutture, gli operatori informali ne risultano economicamente avvantaggiati da una situazione di concorrenza sleale. La situazione e i conseguenti danni saranno ancora più gravi pensando al 2019 quando, in base agli obiettivi fissati dalla nuova Direttiva Europea sui RAEE, l’Italia sarà chiamata a raccogliere l’85% del totale di RAEE generati.