Museo del Riciclo: da rifiuto a opera d’arte

Museo del Reciclo

Riciclare creando. E creare riciclando. Che si tratti di metalli, plastica, circuiti elettronici, tessuti oppure oggetti recuperati in casa, il Museo del Riciclo raccoglie tutto ciò che si realizza dando una seconda vita artistica a ciò che non serve più altrove. Ecco quindi sedie, monili, lampadari e vere e proprie installazioni, on line, grazie al consorzio Ecolight. Il direttore generale Giancarlo Dezio parla di quasi 150mila visitatori unici nell’ultimo anno con oltre un milione 700mila visualizzazioni.

1) Quando e con quale mission è nato il Museo del Riciclo?

Il Museo del Riciclo è nato come portale web nel febbraio del 2010 con il preciso intento di essere una vetrina per coloro che danno nuova vita ai rifiuti. È un progetto di Ecolight, consorzio nazionale che si occupa della gestione dei RAEE (rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche), delle pile e accumulatori esausti e di moduli fotovoltaici a fine vita. L’obiettivo dichiarato è alimentare la sensibilità ambientale trasmettendo il messaggio che, così come esiste un’arte che nasce dal riciclo, esiste il riciclo che – come buona pratica quotidiana che tutti posso fare – può essere ritenuta una forma d’arte.

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2) Chi partecipa, collabora o appoggia il progetto del museo?

Al momento partecipano al progetto un centinaio di artisti provenienti per la maggior parte dall’Italia. Si tratta di artisti che lavorano metalli, plastica, circuiti elettronici, tessuti, ma anche oggetti recuperati in casa e realizzano ogni sorta di oggetto: dalle sedie ai monili, dai lampadari a delle vere e proprie installazioni.

3) Che peculiarità deve avere un oggetto per essere parte del vostro museo? Quanti ve ne sono ad oggi?

L’idea di base è quella di dare nuova vita ai rifiuti, quindi il riciclo: l’oggetto deve avere delle parti realizzate con materiali di riuso o di scarto. Il portale oggi può vantare quasi 500 opere pubblicate: un patrimonio importante che testimonia la grande sensibilità che c’è attorno al tema del riuso e, nello specifico, del riuso in senso artistico.

4) Quante e quali sezioni avete? Ne nasceranno di nuove?

Le opere sono raccolte in sei sezioni: design, architettura, musica, moda, gioielli e arte in modo da dare, per quanto possibile, piena visibilità a tutti. Il progetto è in sviluppo: non nascondiamo l’interesse ad ampliare ulteriormente il numero di opere pubblicate, creando anche delle sezioni ad hoc sulla base della specificità delle opere realizzate o dei materiali di recupero che sono stati utilizzati, oppure della loro provenienza.

Museo del reciclo

5) Ci sono anche progetti di educazione al riciclo?

Il Museo del Riciclo è solamente una vetrina virtuale. Non organizza progetti di educazione al riciclo in modo diretto, ma li promuove dando visibilità alle iniziative di carattere ecologico che vengono organizzate. Sono state avviate collaborazioni con diversi progetti per la sensibilizzazione ambientale, inoltre Ecolight  sostiene campagne di educazione ambientale e progetti per il recupero dei rifiuti legati al reinserimento sociale di persone svantaggiate.

6) Cosa commentano i visitatori del Museo? Che riscontri avete?

I riscontri sono decisamente positivi. Il portale ha registrato quasi 150mila visitatori unici nell’ultimo anno con oltre un milione 700mila visualizzazioni. La provenienza dei visitatori è estremamente variegata: oltre all’Europa, rappresentata da 30 nazioni, ci sono visitatori che si collegano da ogni continente. Uno strumento importante è Facebook: qui molti propongono i loro lavori o indicano particolari soluzioni per riutilizzare gli scarti domestici.

7) È cambiato dal vostro punto di vista l’atteggiamento della gente negli ultimi anni sul tema del riciclo?

Indubbiamente è cresciuta la sensibilità. Le campagne messe in atto da più parti hanno portato quantomeno ad avere una maggiore consapevolezza della necessità di differenziare i rifiuti per incentivare il loro recupero. La strada da fare è ancora lunga. Se guardiamo ai RAEE più comuni, quelli rappresentati da piccoli elettrodomestici e cellulari, meno del 18% viene avviato ad un corretto recupero.

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