Mobilità Sostenibile: una Roadmap per l’Italia
Mobilità sostenibile, per l’Italia serve una roadmap che si intrecci con uno sviluppo parallelo della green economy e passi per le città intelligenti, tappa fondamentale ma ancora da costruire. E’ un tema messo sul tavolo più volte, sul proprio tavolo e su quello dei governi, dal gruppo di Lavoro Mobilità del Consiglio Nazionale della Green Economy, non senza una linea guida e proposte concrete.
La mobilità sostenibile in Italia oggi non può fare a meno, anzi deve poter contare su App, PUMS e infrastrutture soft. Suona come una formula magica, come “abracadabra”, invece si tratta di ambiti di azione concrete e opportunità da non perdere.
La mobilità sostenibile parte dalle città, dalle città intelligenti, o che lo stanno per diventare. Nulla contro la campagna, anzi, la in città vive il 50% della popolazione e e attorno ci gravita il 75% dei “city users”. Non possono che essere luoghi come questi, così densi di cavie, i laboratori di nuove modalità e nuove vie per mettere in pratica vere strategie di mobilità sostenibile. Non solo: questa buona pratica si tira dietro la sharing mobility, la collaborative economy e tante nuove tecnologie informatiche che, male non fa, creano anche nuovi posti di lavoro, soprattutto per i giovani.
La Roadmap che trasformerà le città italiane in smart cities è oggi una necessità evidente anche alla luce degli allarmi sulla qualità dell’aria sempre più frequenti e proprio provenienti dalle metropoli. Ciò che serve, per partire, è il coraggio e la voglia di rivoluzionare le strategie e il modo di muoversi.
L’obiettivo per la mobilità sostenibile in Italia a cui guardare con convinzione e non come fosse la Luna, è la riduzione degli spostamenti individuali in auto e moto fino a mantenerci sotto la soglia del 50% entro i 3 anni. E poi proseguire fino a ridurre la percentuale al 35% entro il 2025. Questo non con la bacchetta magica ma con tanti piccoli e grandi accorgimenti, personali – non sentiamoci esenti da cambiamenti di stile – e anche comunitari, istituzionali, nazionali o locali.
Gli ambiti su cui oggi sembrerebbe conveniente puntare, anche guardando a Paesi con una mobilità sostenibile esemplare, sono le App, i Pums e le infrastrutture soft.
Mobilità sostenibile: App
Oggi che molti giovani, per molte ragioni, all’auto preferiscono un nuovo smartphone come regalo, è alle App che si guarda per mettere una marcia al processo già avviato di condivisione dei mezzi di trasporto. Già avviato perché alcune pratiche come il car sharing, hanno ormai preso piede in alcune città, Milano in primis, e premono per diventare ”di moda”, smart, per gente smart che vive in città sempre più “smart city”.
La direzione , quindi, è quella giusta, iOS o android, il sistema operativo in senso letterale, il sistema con cui operare è l’utilizzo di App e di tecnologie Ict. Icone che aprono sui nostri smartphone il mondo della mobilità sostenibile traducendo questa parola “vaga” in servizi utili per la condivisione di mezzi di trasporto. Una pratica che ad oggi paice molto già al 57% degli italiani, una percentiale che è pronta ad “esplodere” nei prossimi anni, aspetta l’App giusta. O meglio, aspetta un’esplodere di App dedicate.
Cosa chiedere all’icona dell’App? Nel settore della mobilità sostenibile le proposte spaziano dall’integrazione tra mobilità ferroviaria e urbana, al car sharing, dal car pooling, al ride sharing e al bike sharing. Ma non diamoci limiti e andiamo anche a bussare al mondo dei taxi e dei servizi NCC, senza contare quanto può cambiare la vita una App per smart parking. Nelle città intelligenti non può mancare una soluzione in tal senso, oltre che per i pedoni che hanno tutto il diritto di conoscere i servizi e i percorsi a cui afidarsi. Con un’App.
Mettendo la mobilità sostenibile a portata di click il gioco è fatto, o quasi. Usando la tecnologia, veloce e pratica, a portata di mano e di touch, non si può resistere alle pratiche di mobilità sostenibile che già attirano per il risparmio che spesso comportano. Se posso ridurre e ottimizzare i miei spostamenti, se posso conoscere in tempo reale le informazioni sulla mobilità ed essere aggiornata sul traffico certo la mia vita migliora e la città diventa intelligente. Oltre che più accogliente, con aria più pulita e con una “faccia” più attraente per chi ci guarda da fiori e oggi vede smog e nebbia prima delle bellezze che abbiamo. Tutte italiane.
Mobilità sostenibili: PUMS
Oggi sono volontari, i PUMS: sono Piani Urbani della Mobilità e senza risorse adeguate restano “aria fritta”, in balia della buona volontà o della determinazione degli amministratori che hanno voglia di impelagarsi in piani, appunto, in un Paese famoso per una burocrazia capace di affossare chiunque.
Non sono però uno strumento da buttare, questi PUMS, hanno una possibilità di riscatto diventando alleati di buone pratiche di mobilità sostenibile. Questo a patto che diventino obbligatori e dotati di risorse finanziarie sufficienti. Ottenuto ciò, si apre un ventaglio ampio e vario di potenzialità da sfruttare. Una maggiore diffusione dell’adozione dei PUMS e delle azioni in essi previste, infatti, può far aumentare l’apporto della mobilità sostenibile allo sviluppo della green economy.
Ad esempio dei PUMS potenti, coraggiosi e che cospargono con un’alta densità il territorio italiano possono favorire un incremento dei veicoli e dei carburanti a ridotto impatto ambientale. Questi strumenti hanno tutte le possibilità anche per “spingere” allo sviluppo e all’uso di servizi informatici finalizzati a razionalizzare gli spostamenti in ambito urbano, sempre verso una mobilità sostenibile diffusa. Oppure all’applicazione di tecnologie che riducono la necessità di spostarsi supplendo con l’utilizzo di applicazioni informatiche.
Mobilità sostenibile: infrastrutture soft
Lo stock di opere per la mobilità sostenibile in Italia è nettamente inferiore a quella di altri paesi europei. Una realtà che oggi va ossevata per reagire dedicando almeno il 50% delle risorse nazionali destinate alle infrastrutture strategiche a interventi nelle aree metropolitane. Altrimenti quelle sulla mobilità sostenibile restano chiacchiere.
Oggi solo il 12% delle risorse previste dalla legge obiettivo è dedicato alle macro-opere infrastrutturali per la mobilità urbana e ben il 50% è dedicato a strade e autostrade urbane. Se già suona molto poco sostenibile, e men che meno ragionevole, diventa assurdo pensando che proprio nelle città, il riequilibrio modale ha più potenzialità. Infatti oltre l’80% di riduzione della CO2 al 2030 nel settore trasporti è realizzabile in ambito urbano con buone pratiche di mobilità sostenibile che coinvolgano infrastrutture soft.
Si può parlare di distorsione tutta italiana. Senza piangerci addosso, e neanche prenderci a frustrate restando poi fermi al palo, ecco due proposte che il gruppo di Lavoro Mobilità del Consiglio Nazionale della Green Economy porta avanti, sempre avendo come meta una mobilità sostenibile reale e da vivere. La prima idea è quella di individuare un target nazionale di riequilibrio modale nelle città metropolitane, che porti complessivamente la quota di spostamenti individuali motorizzati (auto e moto) nelle aree urbane sotto il 50% entro tre anni e al 35% nel 2025.
Numeri di cui prima abbiamo accennato, numeri che devono diventare riferimenti da non perdere di vista ad ogni decisione che ci aspetta. E poi, aiuterebbe molto l’Italia l’elaborazione di un Piano nazionale della mobilità che dedichi almeno il 50% delle risorse nazionali per le infrastrutture strategiche a investimenti nelle aree metropolitane. Lì può fiorire la mobilità sostenibile e da lì propagarsi in ogni direzione su tutto il territorio. Oggi fa così lo smog – nascendo in città e spalmandosi ovunque – ma domani allo stesso modo può fare un’onda green di mobilità sostenibile e buone pratiche intelligenti e convenienti.
Se decidete di acquistare una bici pieghevole vi consiglio comunque di non puntare a quella con il prezzo più basso ma a quella con il miglior rapporto qualità / prezzo: non ve ne pentirete! :-)
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Pubblicato da Marta Abbà il 30 Gennaio 2016