Caldaie a metano, stufe catalitiche, motori di automobili e turbine a gas per generare corrente ad alte prestazioni e bassissimo inquinamento. Sono solo alcune delle applicazioni che saranno possibili grazie alla recente scoperta di un nuovo processo in grado di rendere 30 volte più efficiente la combustione del metano.
La notizia è circolata a ferragosto e arriva dall’Università di Trieste, che da tempo lavora al progetto in collaborazione con le Università della Pennsylvania e di Cadice. L’importanza della scoperta dipende dal fatto che il metano, il cui consumo è in forte aumento a livello mondiale, impatta in modo non trascurabile sull’inquinamento, anche se meno rispetto al petrolio, e contribuisce all’effetto serra.
Alla base di tutto c’è un nuovo catalizzatore – vale a dire un facilitatore di combustione – in grado di abbattere da 600°C a 400°C la temperatura a cui il metano brucia per sprigionare energia. Pensando per esempio al motore di un’auto, a una caldaia a gas o alle turbine a metano, il catalizzatore permette di ridurre l’emissione di gas insalubri come gli ossidi di azoto che si generano a temperature più alte per la reazione tra ossigeno e azoto nell’aria.
Il nuovo processo nasce dalle nanotecnologie e da tecniche note nella chimica dei materiali, mai però utilizzate prima in questo campo, che abilitano un uso più economico del palladio e del cerio, metalli usati per la costruzione dei catalizzatori. Il risultato si traduce in risparmio energetico, miglioramento della sicurezza del processo industriale e una riduzione dell’impatto ambientale.
Dall’Università di Trieste, capofila della scoperta, hanno fatto sapere di avere già contatti con alcune aziende italiane per il trasferimento tecnologico dei catalizzatori e l’uso commerciale in nuove applicazioni. In tempi brevi dovrebbe essere annunciata la firma di un contratto con un’azienda italiana che produce bruciatori per caldaie a metano.