Maculatura bruna del pero

maculatura bruna del pero

Una delle più gravi malattie che colpiscono l’albero del pero è la Maculatura Bruna del pero, un problema molto serio che è diffuso nell’intera area mediterranea. Crea danni molto intensi sul Pyrus communis L., il pero europeo, in tutte le cultivar maggiormente diffuse. Non rovina solo i frutti ma l’intera pianta viene rovinata da questa malattia fungina, tutte le sue parti verdi, anche se la parte più evidente del danno è certamente quella che vediamo sulle pere, marce e tumefatte. Andiamo a conoscere meglio di cosa si tratta, sperando di non averci mai a che fare perché non è affatto banale sconfiggerla, ma vedremo anche quali mezzi e prodotti utilizzare per provare ad avere la meglio.



Maculatura bruna del : che cosa è

Questa malattia infetta i nostri alberi solitamente partendo dalle foglie nel periodo che segue quello della fioritura, quindi verso maggio o giugno. E’ molto frequente il fatto che si presenti per cui soprattutto nelle aree ad alta pressione, si effettuano numerosi trattamenti anticrittogamici durante la fioritura sperando che la possano tenere lontano dal raccolto. Quando la stagione è bella, calda e assolata, le condizioni non fanno che favorire la Maculatura bruna del pero e nel peggiore dei casi ciò significa perdere anche il 90% della produzione.

L’agente scatenante di questa malattia è un fungo che si chiama Moniliale, appartenente al genere Stemphylium, identificato come Stemphylium vesicarium Wallr. Simm., è una forma agamica dell’ascomicete Pleospora allii. Sembra che questo fungo provochi la maculatura bruna non solo al pero ma anche in altre piante e ortaggi come ad esempio ad aglio, cipolla, asparago e mango. Nel caso del pero è stato scoperto che la patogenicità del fungo è legata all’azione di tossine di tipo ospite-specifico (HST), attive e decisive soprattutto nelle prime fasi dell’infezione.

Esistono altre due tossine che fanno la loro parte, chiamate SVI e SVII, che, se presenti, provocano la necrosi delle foglie di alcuni alberi sensibili mentre nei più resistenti non provocano alcun danno. Solitamente questo tipo di tossine attacca la membrana plasmatica inducendo una rapida perdita di elettroliti dalle cellule sensibili.

foglie con maculatura bruna

Maculatura bruna del pero: danni

Abbiamo accennato a ciò che avviene nella pianta, andiamo però a scoprire nello specifico quali danni dobbiamo aspettarci quando restiamo vittime della Maculatura bruna del pero. Si possono notare i primi sintomi già dal momento della fioritura, ciò che dobbiamo verificare è che non ci siano della macchie necrotiche già sulle foglie, sui piccioli e sui rametti e poi più tardi anche sui frutti, naturalmente.

Sulle foglie e in generale sui tessuti verdi prima compaiono delle macchie puntiformi scure che man mano si allargano sempre di più fino a necrotizzare i tessuti. I frutti sono di solito il sintomo che si nota maggiormente, anche se a quel punto siamo un po’ in ritardo per intervenire. In questo caso comunque compaiono delle ferite soprattutto concentrate nella zona calicina o nella parte di pelle di pera più esposta alla luce del sole. Prima sono delle parti più scure del solito, leggermente brune, da cui il nome della malattia, e possono essere davvero minuscole, un paio di centimetri, ma col tempo si ampliano sempre restando di forma circolare e si contornano di rosso, di un alone rosso.

Non è solo la pelle ad essere danneggiata, ma il fungo scava nella polpa, in modo profondo, e inizia a farla marcire. Se nei paraggi ci sono altri microrganismi, il danno avanza più velocemente e possiamo scordarci il nostro abbondante raccolto dell’anno.

Maculatura bruna del pero: diffusione

L’Italia è in piena area mediterranea e non è quindi esclusa da questa malattia. Lo sappiamo da anni, non è una grande novità, pensate che i primi casi di maculatura bruna del pero risalgono agli anni Settanta. Furono identificati e descritti in alcune piantagioni dell’Emilia-Romagna. La malattia non si è fermata certo in questa regione ma ha conquistato terreno raggiungendo altre zone che sono caratterizzate da una forte presenza di coltivazioni di pero come ad esempio il Piemonte e il Veneto. Troviamo la maculatura bruna del pero anche in altre zone dell’Europa fuori dai nostri confini, a cominciare dalla Francia meridionale (Bouches du Rhone) e dalla Spagna (Catalogna e La Rioja) ma spingendoci anche più a nord, come in Olanda.

 

Maculatura bruna del pero: trattamenti e rimedi

La malattia è piuttosto dannosa e difficile da sconfiggere, siamo obbligati a far ricorso a trattamenti chimici se vogliamo provare a cacciarla, non abbiamo altra scelta perché per ora è l’unico mezzo per contenere i danni.

Ci sono una serie di fungicidi attivi nei confronti di S. vesicarium che sono stati scoperti grazie a diverse prove sperimentali che hanno reso possibile anche capire le dosi e le tempistiche in cui utilizzarli. Esistono dei prodotti che hanno proprio un effetto diretto sulla maculatura bruna che possono vantare dei livelli di efficacia intorno al 70%, ma ci sono anche altri prodotti che possono essere utilizzati come i sali di rame a basse dosi e l’etil fosfito di alluminio. Questi hanno un’azione indiretta ma non dobbiamo sottostimarne l’efficacia. Tra i prodotti consigliati trovate su Amazon,  il fungicida specifico ALBAGARDEN.

Accanto ai trattamenti chimici possiamo impiegare anche delle armi agronomiche e colturali che ne completano l’opera. Da sole non hanno grande successo ma abbinate ad un buon prodotto chimico danno ottimi risultati. Quello che si cerca di fare è migliorare lo stato vegetativo delle piante e ad abbassare il potenziale di inoculo ad esempio lavorando in modo opportuno il terreno e adottando ampi sesti di impianto, effettuando concimazioni e potature equilibrate. Tra i consigli per sconfiggere la maculatura bruna anche quello di limitare le irrigazioni, specialmente quelle soprachioma, e raccogliere e distruggere i frutti malati appena sono caduti a terra. Le foglie? Sono da interrare dopo che le abbiamo trattate con urea per favorirne i processi di degradazione microbica.

Pubblicato da Marta Abbà il 1 Giugno 2020