Macrofagi: cosa sono
Macrofagi, delle cellule che potrebbero essere immaginate come degli “spazzini del corpo umano” in quel cartone che anni fa raccontava con dei disegni come siamo fatti al nostro interno.
Macrofagi: cosa sono
Si tratta di cellule classificate come immunitarie e che al variare dei tessuti in cui si trovano nel nostro organismo, hanno caratteristiche anche molto diverse. In generale regola vuole che ci sia un maggior numero di macrofagi laddove, nel nostro corpo, c’è una maggiore necessità di eliminare un rifiuto. Per rifiuto si intende un battere ma anche un prodotto di disfacimento dei tessuti oppure, più semplicemente, anche una cellula il cui funzionamento è stato definitivamente compromesso.
I macrofagi possono giocare un ruolo importante sia nell’immunità naturale sia nell’immunità specifica. Nel primo caso hanno il compito di effettuare la fagocitosi di particelle estranee, quindi estromettendo il nemico esterno che cerca di “attaccarci”. La funzione fondamentale che svolgono invece nell’ambito dell’immunità specifica riguarda maggiormente rifiuti “interni” e imprevedibili, a volte, ecco perché i macrofagi sono presenti in diversi tessuti e di volta in volta assumono morfologia differente.
E’ come se dovessero essere pronti a tutto. In alcuni casi possiamo trovare quindi macrofagi che hanno sviluppato un abbondante citoplasma diventando cellule epitelioidi, in altri invece hanno subito processi di fusione diventando cellule giganti multinucleate. A seconda della loro localizzazione eccoli diventare microglia nel sistema nervoso centrale, cellule di Kupffer nei sinusoidi vascolari epatici, macrofagi alveolari nel polmone o istiociti nel tessuto connettivo.
Se tutto ciò è troppo complicato, facciamo un passo indietro e prendiamola come un gioco. Se ne trovano di davvero divertenti sul funzionamento del corpo umano, come questo, a 8 euro in vendita anche su Amazon.
Macrofagi: tipologia
I macrofagi si formano a partire dai monociti presenti in grandi quantità nel nostro corpo. Ce ne sono dai 500 ai 1000/mm3, sono piccoli, hanno un diametro di 10-15 micron e sono composti da un nucleo reniforme o a fagiolo, e da un citoplasma che contiene lisosomi, vacuoli fagocitici e filamenti di citoscheletro.
Quando i monociti arrivano nei tessuti, maturando si trasformano in macrofagi e a seconda della zona del corpo in cui ci troviamo, queste cellule appena formate hanno particolari funzioni e caratteristiche citomorfologiche diverse.
Nel fegato rivestono i sinusoidi vascolari e prendono il nome di cellule di Kupffer, nel sistema nervoso centrale sono stati denominati cellule della microglia, nell’osso invece osteoclasti, nel polmone si parla di macrofagi alveolari.
Quando sviluppano un abbondante citoplasma, andando ad assomigliare alle cellule epiteliali cutanee, vengono chiamate cellule epitelioidi, altre volte li troviamo uniti formare le cellule giganti multinucleate dette cellule di Langhans.
Macrofagi alveolari
E’ così che vengono chiamati quando sono nei polmoni e sono a tutti gli effetti gli spazzini dell’alveolo polmonare, dette anche cellule della polvere. In questo caso abbiamo dei macrofagi rotondeggianti che si sistemano nei setti interalveolari come anche nell’epitelio o nel lume dell’alveolo stesso. La loro ragione di esistere in questa parte del corpo è quella di svolgere la funzione di cellule in grado di fagocitare particelle carboniose del pulviscolo atmosferico che arriva negli alveoli con l’aria inspirata e lo depositano nei setti interlobulari
Macrofagi: attivazione
Perché queste cellule spazzini facciano il loro dovere devono essere in qualche modo attivate, esistono diversi modi di farlo, sempre attraverso degli stimoli che possono però essere distinti in almeno due grandi categorie. Quelli di attivazione classica e quelli di attivazione alternativa.
Se si parla di via classica, l’attivazione avviene grazie a prodotti batterici, microbici ed a fattori come IFN-gamma (interferone-gamma), ed altre sostanze estranee. Ne segue la formazione di cellule citotossiche che distruggono i microrganismi e le particelle penetrate nell’organismo. Nel caso invece di attivazione alternativa, giocano un ruolo da protagonisti fattori come IL-13 e si ha la formazione di cellule secernenti, fondamentali nei processi di riparazione. Se si desiderano maggiori informazioni sul sistema immunitario e su come potenziarlo, consigliamo la lettura dell’articolo dedicato.
Se vi è piaciuto questo articolo continuate a seguirmi anche su Twitter, Facebook, Google+, Instagram
Pubblicato da Marta Abbà il 24 Giugno 2018