Luce naturale e luce artificiale
Viviamo talmente immersi nella luce che non ci rendiamo conto della sua importanza. La luce naturale è indispensabile alla vita e la sua carenza provoca scompensi a livello biologico. Al pari delle altre radiazioni elettromagnetiche, le radiazioni infrarosse e quelle ultraviolette hanno effetti rilevanti sugli organismi viventi, influiscono sulla crescita e sullo sviluppo e intensificano i processi metabolici. La luce è importante anche quando non c’è: il buio e il suo equilibrato alternarsi con le ore di luce svolgono infatti un’azione importante sugli organismi viventi.
Jonh Nash Ott, esperto di fotografia e inventore del procedimento a passo uno che permette di riprendere processi impercettibili come lo sbocciare dei fiori (impercettibili perché si svolgono in lassi di tempo troppo lunghi per le nostre percezioni) ha dimostrato che i diversi tipi di illuminazione, oltre a incidere su processi biologici quali la riproduzione, influenzano la dimensione, la frequenza e la velocità dei tumori (per esempio negli animali da laboratorio) per cui la luce dovrebbe essere considerata una variabile da considerare a livello scientifico.
Dagli studi del dottor Ott emerge che per vivere in buona salute è necessario esporsi regolarmente all’intero spettro della luce naturale, senza schermare i raggi ultravioletti. Per questo motivo egli raccomanda di chiedere sempre vetri che lascino passare la frazione più ampia dell’intero spettro e di utilizzare lenti a contatto, occhiali da vista e occhiali da sole senza filtro anti UVA.
Parlando di ambienti di vita, l’illuminazione dovrebbe sfruttare al massimo la luce naturale e non causare sprechi di energia. Ciò per ragioni biologiche (benessere) ed ecologiche (minor consumo). L’illuminazione degli ambienti dovrebbe essere prevalentemente naturale e solo integrata da quella artificiale tenendo conto di fattori come: importanza del fattore biologico, utilizzo corretto delle fonti e loro disposizione, assenza di variazioni nell’intensità di luce che affaticano la vista, assenza di fenomeni di abbagliamento, corretto rapporto tra luci e colori.
Ambienti e luce naturale. Non bisognerebbe adibire a funzioni abitative importanti o di lungo soggiorno diurno i locali orientati a nord, nord-ovest, nord-est. Tutte le stanze abitate dovrebbero avere una quota minima di insolazione non inferiore a un’ora al giorno. I colori tenui influenzano positivamente la qualità dell’illuminazione interna, quelli saturi affaticano di più la vista. Dal punto di vista biologico i vetri consigliati sono quelli che lasciano passare la maggior parte delle radiazioni dell’intero spettro solare (tipo quelli dei solarium). Per ragioni bioclimatiche vengono però preferiti i vetri molto selettivi.
Ambienti e luce artificiale. È di grande importanza sia per il comfort visivo e fisiologico sia per il risparmio energetico: gli usi per l’illuminazione consumano dal 10 al 20% dell’energia elettrica (quasi la metà in stanze vuote). Va tenuto conto del fatto che i colori subiscono variazioni a causa dell’illuminazione artificiale: le lampade a incandescenza emettono raggi infrarossi e rossi che si sovrappongono agli altri colori, sfalsandoli. Le lampade fluorescenti possono produrre affaticamento visivo. Le lampade fluorescenti cosiddette True-lite emettono una luce che riproduce l’intero spettro solare: il loro utilizzo è raccomandato, in particolare nei luoghi di lavoro dove sono installati impianti per la luce fluorescente o dove la luce del sole non può penetrare. Le lampade a fluorescenza sono di norma presentate come le più efficienti ed economiche, ma questo è vero solo in particolari condizioni d’uso.
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Pubblicato da Michele Ciceri il 30 Settembre 2012