Negli ultimi tempi, l’Italia ha distrutto 7 metri quadrati di terreno agricolo al secondo. Se vi sembra una stima ridicola, basterà considerare che in 54 anni, l’Italia ha distrutto una superficie di terreno agricolo ben più estesa dell’intera regione Puglia. Insomma, l’Italia perde terreno e non solo in senso metaforico.
Se qualcuno di voi ha ben pensato di incolpare le energie rinnovabili e di ipotizzare che sono gli impianti solari a sottrarre terreni all’agricoltura… l’ipotesi cade, infatti il drammatico fenomeno si è verificato solo in Italia e non nel resto d’Europa, inoltre la stima fa riferimento ai 54 anni che corrono tra il 1956 e il 2010. Il picco di consumo del suolo agricolo si è verificato negli anni novanta con una stima di 10 metri quadrati di terreno agricolo distrutto in ogni secondo. Il terreno agricolo ha ceduto spazio a cemento e asfalto con una percentuale di suolo cementificato che è passata dal 2,8 per cento del 1956 al 6,9 per cento del 2010, pari a 20.000 metri quadrati di superficie ricoperta da cemento e asfalto.
La ricerca è stata messa a punto dall’ISPRA ed è stata posta in evidenza lo scorso febbraio, in occasione di un convegno sul consumo di suolo tenutosi a Roma. Secondo il rapporto ISPRA, tra le regioni d’Italia, quella più cementificata è la Lombardia, l’unica ad aver perso più del 10 per cento del suo suolo agricolo.
La cementificazione non è un fenomeno legato alla crescita economica piuttosto all’uso sconsiderato del territorio. Il consumo del suolo genera numerosi problemi idrogeologici che vanno a peggiorare la situazione già delicata dello Stivale. Secondo un rapporto della Commissione Europea, tra il 1990 e il 2006, nei paesi dell’Unione è stato cementificato “solo” il 2,3 per cento del suolo agricolo, una terribile perdita ma se si considera che tale percentuale in Italia sale quasi al 7 per cento il quadro generale pone in risalto una drammatica realtà: l’Italia perde letteralmente terreno!