L’Italia del biologico. Dal campo alla città
L’Italia del biologico, quella di oggi, sempre più numerosa ma forse un po’ confusa, e quella di ieri, di oltre un secolo fa, quando è iniziato il fenomeno. E’ ciò che racconta il volume pubblicato da Edizioni Ambiente, fresco di stampa a inizio Expo e ora attualissimo, dal titolo “L’Italia del biologico” con sottotitolo “Un fenomeno sociale. Dal campo alla città”.
A scriverlo, a 4 mani, sono Roberta Paltrinieri e Stefano Spillare, la prima responsabile scientifico del CES.CO.COM., Centro studi avanzati sul consumo e la comunicazione dell’Alma Mater Studiorum Università di Bologna, centro in cui il suo coautore collabora mentre si occupa di sociologia dei consumi, consumi sostenibili, turismo responsabile e comunicazione come dottore di ricerca in sociologia presso l’Università di Bologna.
L’Italia del biologico vista dal CES.CO.COM., si potrebbe pensare, ma il libro offre un punto di vista molto più prezioso e sfaccettato sia sul passato sia sul presente. Indietro con l’orologio, si va per capire come si è arrivati dalla nicchia al successo di mercato, passando in rassegna i numeri dell’Italia del biologico e il loro variare negli anni fino al riscatto del biologico nella tarda-modernità e al sorgere di uno spirito critico che ha cominciato a vedere il fenomeno con una serie di sfumature tuttora presenti in forma evoluta, amplificata, arricchita.
Se vogliamo intenderla con mente aperta, arricchita, anche se a volte troppo soffocata da pregiudizi dall’una e dall’altra parte con il rischio di creare estremismi in cui l’Italia del biologico può soffocare.
Fortunatamente ci sono libri come questo, ed esperti come gli autori, che si sono presi la briga anche di analizzare le motivazioni che spingono i consumatori a scegliere cibi biologici senza mettere a nessuno la coda da diavolo né alucce da santo.
Si sa, dopo Expo ancora di più, che il settore agroalimentare è ricco di questioni controverse e spuntano con più probabilità, dietro a quasi ogni angolo, rischi e criticità, ma soprattutto dubbi. E davanti ai dubbi, c’è il libro “L’Italia del biologico”.
Dopo una breve introduzione e un capitolo sullo sviluppo dell’agricoltura biologica si guarda alle nuove sfide e al futuro, al ruolo dell’agricoltura biologica può avere, se gioca bene le proprie carte, nella sostenibilità ambientale. Si va anche nel merito dei processi di standardizzazione dell’agricoltura biologica, parte più tecnica, ma compensata da quella a sfondo sociale antropologico su “cibo, relazione, significati e territori”.
Prima di terminare il viaggio nel “L’Italia del biologico” non si può non far tappa su fenomeni come i Farmer’s Markets e il Km Zero, gli orti urbani, i Gruppi di acquisto solidale, spiegando come la valorizzazione dei prodotti tipici e il turismo rurale possono rappresentare modelli per un nuovo rapporto tra attività economiche, società e ambiente.
Tutto fa pensare che l’Italia del biologico, sensata, ragionata, aperta e democratica, non giudicante, possa esistere e possa essere l’unica in grado di sopravvivere a lungo e farci vivere a lungo. Cosa aspettiamo a capirne di piu? Il volume è disponibile su Amazon, con una copertina che molto richiama Giuseppe Arcimboldo, che sempre della Bella Italia, del biologico, è rappresentante.
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Pubblicato da Marta Abbà il 6 Gennaio 2016