In Italia falliscono le centrali elettriche convenzionali. La crisi economica non risparmia nessuno, neanche il petrolio. Certo, ad abbattere i combustibili fossili non sarà la crisi ma lo stesso decadente mercato: il petrolio tocca prezzi sempre più alti e le energie alternative possono vantare ottime rese e incentivi statali.
L’energia prodotta dal fotovoltaico nelle ore di maggiore esposizione solare, sommata all’energia prodotta dall’eolico durante le ore più ventose, mettono alle corde le cetrali a olio combustibile. Si tratta delle centrali più inquinanti, insieme a quelle a carbone.
Le centrali a olio combustibile, a causa del nefasto impatto ambientale, sono attive solo periodicamente. In questo modo, però, i gestori non riescono a coprire le spese e così sono costretti a chiudere i battenti. Oggi è il giorno delle centrali a olio combustibile ma con la sempre crescente potenza elettrica rinnovabile, anche le altre centrali convenzionali seguiranno le orme delle centrali a olio.
In Italia sono in fallimento tre centrali a olio combustibile, questo evento rappresenta il primo impatto concreto delle rinnovabili sullo scenario energetico italiano. Edipower potrebbe chiudere la centrale termoelettrica a olio combustibile di San Filippo del Mela, a Malazzo, in provincia di Messina.
L’impianto messinese ha avuto vari problemi con l’Autorizzazione Integrata Ambientale ma nonostante questo, produceva una capacità di 1.280 MW. Insieme agli ambientalisti, anche la popolazione locale si sentirà liberata di un grosso fardello.
Un’altra centrale a subire la stessa sorte della termoelettrica messinese, è la centrale a carbone di Brindisi. Anche questa con una potenza di 1.280 MW ma dal 2005, dopo un fermo della magistratura, riapre a mezza potenza.
Abbiamo parlato di tre centrali, la terza era in progettazione e i lavori dovevano termiare entro il 2013. Il progetto è stato sospeso e così la raffineria e centrale elettrica di Falconara, dell’Api, viene stroncata sul nascere.