Non ci voleva un’analisi a dirlo ma la relazione annuale della Commissione europea ha messo in evidenza dati drammatici: 21 mila lavoratori licenziati a causa della crisi economica e degli effetti della globalizzazione hanno ricevuto un aiuto per trovare un nuovo lavoro. Questi aiuti hanno visto un versamento di 128 milioni di euro da parte del Feg, tra i paesi aiutati in prima linea spicca anche l’Italia.
I contributi versati dal Feg ai lavoratori degli Stati Membri sono aumentati del 50% rispetto al 2010. I fondi del Feg sono indispensabili e hanno dimostrato la loro efficacia in paesi come Belgio, Svezia e Irlanda. 2.352 lavoratori di 5.228 messi in esubero nel settore automobilistico, tessile e informatico, hanno trovato lavoro grazie al sostegno erogato dal Feg. Una magra consolazione dato gli incalzanti licenziamenti: la Nokia Siemens Networks ha annunciato di voler procedere con 367 licenziamenti nello stabilimento di Cassina de’ Pecchi nel quadro di un’ampia ristrutturazione che coinvolge anche le sedi di Catania, Roma, Napoli e Palermo per un totale di 445 dipendenti.
I licenziamenti sono legati alla crisi economica e a fenomeni come la delocalizzazione e globalizzazione: la manodopera estera costa molto meno di quella italiana, l’esempio più eclatante è fornito dall’industria fotovoltaica dove l’Europa importa l’80% dei pannelli solari proprio dalla Cina a discapito delle aziende nostrane. Sebbene la green economy sia in piena attività, con la delocalizzazione, nessun settore è al sicuro.
Un settore particolarmente a rischio è quello agricolo, non vi sono piani adeguati per la tutela dei lavoratori di settore. Bene stanziare fondi per le aziende agricole che tutelano le biodiversità e attuano politiche di risparmio idrico ma tutto questo non basta. L’Europa dovrebbe esprimersi in favore dei lavoratori e dovrebbe agire nell’interesse del territorio senza chiedere sacrifici impossibili da parte dei cittadini.