Letame come concime
Letame come concime: i vantaggi dell’uso del letame come fertilizzante. Quando usare letame fresco, maturo o vecchio. Differenza tra letame e pellet.
Quando parliamo di concimazione con letame facciamo riferimento a una miscela di due componenti base: residui vegetali (paglia, fieno… e scarti che costituiscono la lettiera del bestiame) e deiezioni degli animali. Questa miscela attraversa una fase di fermentazione (ecco perché talvolta si parla di letame maturo) che ne esalta le caratteristiche.
Letame come concime:
fresco, maturo o vecchio
Il letame fresco fa riferimento alla miscela di residui vegetali e deiezioni animali senza alcuna fermentazione o con fermentazione scarsa. Il letame fresco è molto umido (bagnato), nutre male il terreno ed è difficile da gestire (oltre che maleodorante).
Il letame maturo è prodotto dopo sei – nove mesi di fermentazione. Anche il letame maturo dispone di un’elevata quantità di umidità ma non è bagnato. Il colore è più uniforme e i due componenti della miscela originale quasi non si distinguono più tra loro.
Il letame vecchio è quello più ricercato: è di colore nero, i residui vegetali non si distinguono dalle deiezioni animali perché si tratta di una massa uniforme.
Letame come fertilizzante:
come farlo maturare
Non è facile reperire letame maturo o vecchio, tuttavia potete reperire letame fresco e conservarlo nell’orto da un anno all’altro.
La fermentazione del letame è un processo indispensabile per esaltare le proprietà di questo concime naturale. Per la maturazione del letame avete bisogno di un piccolo spazio di terreno da delimitare con quattro assi e porre sul fondo un telo di plastica molto spessa. Il telo vi eviterà percolazioni di liquidi nel terreno. Il letame va disposto in un cumulo con molta attenzione: fate in modo che possa arieggiare. Coprite il cumulo con un telo di plastica (il telo serve a frenare la perdita eccessiva di umidità) e se per lunghi periodi non piove, bagnatelo.
Letame come concime:
vantaggi
Il letame è un ottimo fertilizzante: apporta carbonio, ossigeno e idrogeno, cioè i costituenti principali della materia organica. Riesce a cedere al terreno buone quantità di azoto, potassio, fosforo, magnesio, calcio, zolfo, ferro, manganese, zinco, rame e boro.
Questi micronutrienti non vengono rilasciati velocemente come accade per i fertilizzanti chimici: il rilascio è graduale cosicché le piante possano beneficiarne a lungo termine. Grazie a questa caratteristica, il letame non soffre troppo di perdite per dilavamento pericolose per l’inquinamento delle falde acquifere e dannose per la salute delle piante.
Tra i vantaggi fondamentale dell’uso del letame come fertilizzante è che il terreno si arricchisce non solo per il ciclo culturale in corso: la fertilità apportata permane anche negli anni successivi! Il letame migliora la struttura del terreno e apporta humus stabile.
Differenze tra letame e stallatico
Lo stallatico non è altro che letame essiccato (vecchio) e ridotto in pellet. Il letame si trova in commercio sotto forma di:
- pellet
- scaglie
- terricciato…
In queste forme, il letame è stato disidratato parzialmente e compresso in forma di scaglie, terricciato o pellet. In questo condizioni, il letame perde molti dei suoi vantaggi. Resta un buon fertilizzante a lenta cessione ma non può più essere considerato un ammendante: il suo effetto durerà un solo ciclo colturale e non apporterà grandi miglioramenti strutturali al terreno. La qualità di un letame pellettato è imparagonabile a quella del letame naturale ben fermentato, quest’ultimo ha un potere fertilizzante maggiore.
Letame come concime:
equino o bovino
Il letame di cavallo (equino) è ottimo, soprattutto se ben fermentato (vecchio) perché è più ricco di sostanza organica. Il cavallo non è un ruminante e per questo digerisce la cellulosa in maniera molto contenuta.
Il letame bovino è quello più diffuso e di più facile reperibilità, i vantaggi sono quelli visti in precedenza. A fare la differenza, però, è anche il tipo di residuo vegetale presente.
Il letame non è l’unico concime naturale dalle ottime proprietà, provate a dare un’occhiata all’utilizzo dell’Humus di Lombrico e alle caratteristiche del più diffuso lupino macinato.
Nella foto in alto, uno spandiletame della casa Lochmann.
Pubblicato da Anna De Simone il 10 Ottobre 2016