Il lentisco è un arbusto molto comune nel nostro territorio, essendo una parte integrante della macchia mediterranea che tradizionalmente abbonda in buona parte delle regioni italiane. Utilizzato in maniera molto versatile in diversi settori della nostra vita (anche nella medicina popolare), è una pianta piuttosto “robusta”, in grado di adattarsi anche alle condizioni ambientali più difficili. Proprio per questo motivo può essere favorevolmente utilizzata per poter riqualificare ambienti che altrimenti potrebbero non essere favorevolmente popolati dagli arbusti, o per ornare i terreni più poveri.
Ma come coltivare e curare il lentisco?
Coltivazione del lentisco
Cominciando dalle basi, ricordiamo che il lentisco è una specie arbustiva molto rustica, che può adattarsi con facilità anche a condizioni ambientali piuttosto critiche. Può dunque sopportare il caldo, così come il freddo: attenzione però a non confidare eccessivamente nella forza del lentisco, che potrebbe mal sopportare le gelate particolarmente prolungate.
Se il freddo non è generalmente un problema per il lentisco, lo stesso si può ben dire per quanto attiene il vento. Trattandosi di una pianta estremamente tenace, il lentisco può infatti resistere molto bene anche alle raffiche più violente, eventualmente adattandosi alle raffiche, modellando la sua forma.
Per quanto poi riguarda le sue esigenze in termini di suolo, il lentisco si adatta facilmente a differenti tipologie di terreno agricolo, riuscendo a vegetare bene sia in quelli sciolti che in quelli rocciosi. La sua soluzione più appropriata è tuttavia quella legata alla presenza di un suolo fresco e profondo, sia acido che alcalino (il pH del terreno non influisce infatti sulla crescita del lentisco).
Anche sul fronte dell’irrigazione ci sono buone notizie. Il lentisco non ha infatti alcuna necessità di apporto idrico una volta che ha superato il primo pianto dell’impianto. Anche nelle ipotesi di clima particolarmente secco, sarà sufficiente un’innaffiatura ogni 2 o 3 settimane per poter favorire lo sviluppo della pianta.
Come potare il lentisco
Per quanto attiene la potatura del lentisco, ci troviamo dinanzi a una pianta che fornisce il meglio di sé quando viene lasciata crescere in forma libera. Dunque, non sono necessari interventi di potatura, generalmente limitati alle ipotesi in cui si desideri allevare la pianta con una forma di alberello e, dunque, con scopi puramente ornamentali.
Evidentemente, questo non significa che il lentisco possa essere abbandonato a se stesso. Può infatti risultare di particolare convenienza e utilità procedere con la rimozione delle ramificazioni che dovessero risultare secche o danneggiate.
Come curare il lentisco
Passando quindi alla cura del lentisco, la pianta non è purtroppo estranea all’attacco di parassiti come gli afidi, e soprattutto quelli che sono riconducibili alla specie Aploneura lentisci, che colpisce appositamente questo arbusto. Fortunatamente, si può comunque dare una mano concreta al lentisco procedendo all’applicazione di macerati naturali che permetteranno di salvaguardare la salute della piante allontanando le infestazioni di parassiti, come ad esempi o l’ortica o l’aglio.
Tra gli altri parassiti che potrebbero purtroppo trovare ospitalità nel lentisco c’è anche la cocciniglia, fronteggiabile con il macerato di felce.
Per cosa si usa il lentisco
Ora che abbiamo qualche informazione in più sulla coltivazione e cura del lentisco, cerchiamo di occuparci di comprendere in che modo si possa utilizzare questo arbusto, così diffuso in buona parte del Mediterraneo.
In primo luogo, ricordiamo come dalle drupe del lentisco veniva estratto un olio vegetale dalle caratteristiche piuttosto simili a quelle dell’olio di oliva e, proprio per questo motivo, utilizzato molto frequentemente nelle aree più povere, e in tempi di carestia, in sostituzione dell’olio più nobile, di oliva. Oltre all’utilizzo alimentare, il lentisco e il suo olio ha proprietà lenitive sulla pelle, tanto che in passato è stato anche utilizzato come disinfettante per le ferite.
Un altro prodotto derivante dal lentisco è il suo olio essenziale, ricavato da un processo di distillazione della pianta, con proprietà balsamiche, tonificanti e rinfrescanti, impiegato nei diffusori per poter purificare e profumare l’aria. Rilassante e antireumatico, può essere usato anche per un bel bagno all’insegna del relax.
Ancora, ricordiamo come l’olio di essenziale di lentisco sia noto anche per le sue proprietà antinfiammatorie, sedative, astringenti e antisettiiche delle mucose. Proprio per queste caratteristiche viene a volte consigliato come rimedio naturale per le affezioni delle vie aeree e urinarie.
Si può usare l’olio essenziale di lentisco come ingrediente per sciacqui e gargarismi, ottenendo così un benefico contributo contro gengiviti, piorrea, mal di gola, alitosi, infiammazioni del cavo orale e altri fastidi alla bocca. Si può invece usare l’olio essenziale nei lavaggi della zona più intima, per poter ottenere un benefico trattamento topico contro cistiti, uretrici e prostatiti.
Non tutti sanno che dal lentisco si può inoltre ottenere un mastice, il mastice di Chio, dal nome dell’isola greca da cui viene prodotto in più larga scala. Il mastice di Chio può essere ottenuto praticando delle incisioni sul tronco o sui rami più grossi, da cui far fuoriuscire la resina. A contatto con l’aria la resina si rapprende, diventando una vera e propria gomma naturale. Ma per quali usi?
Il mastice può essere masticato, divenendo così una sorta di chewing-gum che può aderire ai denti, e sprigionare così tutte le proprietà antinfiammatorie e antisettiche, utili contro gengiviti, piorrea, paradontosi. Conferisce inoltre un gradevole odore all’alito e dona una sensazione di pulizia.
Tra gli altri usi, c’è anche la possibilità di fruire delle bacche di lentisco per aromatizzare le carni. Naturalmente, il legno del lentisco è particolarmente ambito per diversi lavori artigianali grazie alla sua durezza e al rosso venato di cui è caratterizzato.