Lavorare a casa è una bella idea?
Mah.. non so, quando chiedo e mi chiedo se lavorare a casa sia una bella idea raccolgo pareri molto diversi. Il mio personalmente è che lavorare a casa ha indubbiamente dei vantaggi, soprattutto nell’equilibrio tra vita privata e vita professionale, e nella riduzione di alcune spese, ma ci sono anche delle controndicazioni non da poco.
La principale, almeno secondo me, è che vengono meno l’interazione e il confronto con i colleghi, anche se non è detto. Chi è in fondo il collega? Chi lavora nella stessa azienda o chi fa lo stesso mestiere? Nel secondo caso andare in ufficio o lavorare a casa poco cambia, a meno di lavorare in un’azienda in cui tante persone fanno la stessa attività.
Comunque sia, del lavorare in casa vanno tenuti in considerazione i pro e i contro. E dopo aver a lungo esaltato i vantaggi del lavoro a domicilio, soprattutto perché Internet ha abilitato il telelavoro, adesso si fa un po’ marcia indietro mettendo a fuoco gli aspetti critici. Una recente indagine di Regus, indagine indipendente anche se forse non del tutto disinteressata visto che si tratta di un fornitore di spazi di lavoro flessibili, va in questa direzione.
Cosa dicono i dati della ricerca? Per esempio che su un campione mondiale di 44.000 manager e professionisti che lavorano spesso da casa, il 40% circa vive il timore che la propria attività professionale venga sminuita e considerata meno importante (il 39% a livello globale e il 45% in Italia). Soprattutto perché i familiari non sempre comprendono le modalità innovative del lavorare a casa.
Il 38% degli intervistati a livello globale rivela nel lavorare a casa un profondo senso di solitudine, anche se in Italia un po’ meno perché qui la percentuale diventa il 28%. C’è anche un bel 32% (uguale in Italia e nel mondo) che lavorando da casa teme di ingrassare perché dispone di più snack fuori pasto. Ma il disagio più avvertito è quello legato alla minor interazione e possibilità di confronto con altri colleghi e professionisti (67% Italia e 64% media globale).
Quindi? Quindi alla fine la ricerca di Regus mette in luce ciò che tutti sospettavano e cioè che, per compensare senso di solitudine e isolamento, il 40% dei manager e dei professionisti italiani (che diventa il 62% a livello globale) avverte la necessità di programmare frequenti meeting, viaggi e incontri di lavoro fuori casa. Il che azzera, o comunque riduce moltissimo, quelli che dovrebbero essere i vantaggi del lavorare a casa.
Beh, tornando a quello che penso io, in questi risultati mi ci ritrovo abbastanza. Farei parte della media. Tuttavia ritengo che il vero limite del lavorare da casa, più che la solitudine, sia la mancanza di un ambiente completamente attrezzato, cosa non facile da ricreare in uno spazio improvvisato all’interno della propria abitazione. Parlo di connessione Internet ad alta velocità, fotocopiatori, scanner e quanto altro serve oggi per essere efficaci e produttivi.
Questo fa pensare anche me come Regus che gestire il lavoro lontano dall’ufficio tradizionale (cosa potenzialmente positiva) ma all’interno della propria casa (cosa meno positiva) non sia la soluzione più efficace. Non è più il tempo di timbrare il cartellino e dell’orario fisso in genere, d’accordo, ma forse non siamo ancora pronti alla destrutturazione totale della routine casa-ufficio. Ci vorrebbe una via di mezzo.
Pubblicato da Michele Ciceri il 1 Settembre 2015