L’acqua? L’abbiamo imbroccata!
Se pensate che l’acqua del rubinetto sia buona da bere, e che fare a meno delle bottiglie di plastica sia una buona cosa per l’ambiente, il progetto L’Abbiamo Imbroccata! è quello che fa per voi. L’iniziativa, in pieno corso sul territorio di Milano e Provincia, è finanziata da Fondazione Cariplo con l’obiettivo di incentivare il consumo di acqua di rete (in alternativa all’acqua in bottiglia) non solo in casa, ma anche sul lavoro (in ufficio, in mensa, ecc) e durante il tempo libero (al ristorante, trattoria ecc).
Come? Con azioni di sensibilizzazione e una campagna di informazione rivolte a ristoranti, aziende/enti pubblici e cittadini. Qualcuno ricorderà l’iniziativa Imrocchiamola! Lanciata nel 2007 dal mensile Altreconomia, questo è in un certo senso il proseguimento.
Le adesioni sono già numerose (sul sito labbiamoimbroccata.it ci sono nomi e indirizzi) e i più entusiasti hanno deciso di andare oltre. Tra questi c’è Inaz, società con 150 dipendenti nella sua sede di Milano, che ha provato a fare i conti: “Se si considerano 30mila bottiglie di plastica da mezzo litro consumate in un anno – spiega Linda Gilli, presidente e Ad dell’azienda – solo per produrle ci vogliono 5,7 barili di petrolio, quasi 8 quintali di greggio, senza considerare i costi e le emissioni per trasportarle e smaltirle”.
La svolta green di Inaz è partita dai lavoratori. “I nostri dipendenti sono liberi di scegliere se continuare a consumare l’acqua imbottigliata oppure servirsi delle brocche che abbiamo distribuito per rifornirsi dalla rete. L’acqua del rubinetto è buona, certificata e sempre disponibile, senza problemi legati alla data di scadenza”, afferma Linda Gilli.
“Confidiamo che il consumo di acqua imbottigliata calerà drasticamente – sottolinea Gilli –. Il nostro auspicio è che aderiscano al progetto anche i locali della zona convenzionati con Inaz per i pasti dei dipendenti. Abbiamo dimostrato che l’acqua del rubinetto è un’alternativa ecologica, economica e praticabile rispetto all’acqua in bottiglia: queste buone pratiche aziendali possono e devono diffondersi anche nella vita di tutti i giorni”.
Pubblicato da Michele Ciceri il 18 Dicembre 2012