Kiwi, non il frutto ma l’uccello è una specie endemica della Nuova Zelanda, ne è il simbolo e rischia l’estinzione tanto c’è una voce, dedicata, nel budget nazionale, per preservarlo e far sì che non resti solo un “simbolo simbolico”.
E’ uno degli animali più antichi del mondo e vive in un paradiso di montagne glaciali, fiumi e laghi limpidi, e perfino geyser. Questo Kiwi ha un aspetto che fa simpatia più che essere bello, non immaginiamoci un uccello come il falco o l’aquila reale, è senza ali e senza coda, per non parlare della sua voce stridula che è poi all’origine del suo nome, in lingua Maori. Viene detto anche Atterigi o Apteryx Shaw, è l’unico esponente della famiglia Apterygidae e dell’ordine Apterygiformes.
Kiwi: animale a rischio estinzione
In parte perché cacciato dalle popolazioni locali ma soprattutto a causa dei cambiamenti ambientali che hanno reso inabitabile o quasi, il suo habitat, il Kiwi è sempre più raro da incontrare nelle sue terre. A metterlo ancora più a rischio è poi arrivato l’opossum che mangia le sue uova impedendone la riproduzione. Ecco spiegato perché nel New Zealand Budget del 2015 ci sono ben 11,2 milioni di dollari neozelandesi – quasi 7,5 milioni di euro – destinati a un programma per impedire l’estinzione del Kiwi.
Il Department for Conservation, responsabile della tutela del patrimonio naturale e storico della Nuova Zelanda, ha presentato un piano redatto in collaborazione con l’organizzazione indipendente “Kiwis for Kiwi” che in quattro anni mira a salvare dal rischio di estinzione questi uccelli, conosciuti nel mondo proprio come parte della identità nazionale. I numeri ufficiali sono effettivamente allarmanti, per il Kiwi, gli esemplari selvatici si riducono ad un ritmo del 2% annuale e i predatori che lo minacciano non hanno alcuna pietà.
Kiwi: animale fedele alla sua partner per tutta la vita
Una ulteriore caratteristica che rende il Kiwi un animale esemplare, anche per noi umani, oltre che simbolo di una civiltà intera e di un ambiente sempre meno rispettato, è la sua vena romantica. Infatti questo uccello è particolarmente fedele e, una volta trovata la propria anima gemella, le giura amore eterno.
Le coppie di Kiwi convivono ma prima, il maschio per conquistare la femmina nella stagione degli accoppiamenti intraprende una vera e propria lotta per assicurarsi una compagna per tutta la vita. Una volta congiunti i cuori, la femmina depone un solo uovo alla volta, e si capisce anche perché: è grande quasi un uccello adulto. Per fortuna anche il maschio se ne prende cura e lo “cova” per tre mesi perdendo il 20% del proprio peso.
Kiwi: allevamento
Ai tempi dei Maori il Kiwi non era allevato ma più che altro cacciato, questa popolazione gli metteva alle calcagna i cani, lo seguiva con le torce e lo uccideva per poi ricavarne carne e pelle. Oggi questa abitudine è certo meno frequente ma le minacce per questa specie non mancano. I Kiwi allevati, quei pochi, hanno un peso che va da 1 kg a 3–5 kg, dipende dalle varietà, e possono essere lunghi fino a 60 cm, circa, le femmine sono più grandi, sempre, a maggior ragione se stanno per deporre le uova.
Il buffo corpo del Kiwi è composto da una piccola testa retta sa un collo lungo e piuttosto robusto, un torace poco sviluppato che “stona” con la parte inferiore del corpo, decisamente massiccio. Le ali quasi non esistono, sono 4-5 cm, nascoste sotto le piume, la coda è assente, le zampe sono muscolose e hanno piedi con quattro dita munite di artigli.
Non vola, il Kiwi, ma nuota bene e ama muoversi di notte nel sottobosco usando soprattutto olfatto ed udito, non certo la vista che è scarsa anche alla luce del sole, dati gli occhi piccoli che si ritrova. L’ennesima particolarità di questo volatile simbolo della Nuova Zelanda è il becco, lungo e flessibile, leggermente incurvato verso il basso, usato per appoggiarsi come fosse una terza zampa.
Kiwi: foto
Non abbiamo parlato delle piume, ma ve ne sarete accorti, non sono piume, le chiamiamo così ma in verità sono molto più simili a peli, gli Apteryx sono infatti ispidi più che soffici. Meglio guardarli che accarezzarli.
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