Un po’ di Italia nel Progetto Gorgon
C’è tanto lavoro italiano nel progetto Gorgon, il nuovo impianto di estrazione e liquefazione del gas naturale (GNL) dalle riserve di gas situate al largo delle coste occidentali dell’Australia. Uno dei componenti più importanti dell’impianto, il primo dei cinque moduli destinati alla generazione di energia elettrica, è stato infatti costruito nelle officine GE Oil & Gas (Gruppo General Electric) del quartiere Avenza, a Massa Carrara.
Il modulo industriale, un colosso tecnologico del peso di 2300 tonnellate, alto 28 metri, lungo 50 e largo 21 – in pratica le dimensioni di un palazzo di 8 piani – è partito nei giorni scorsi alla volta dell’Australia dopo aver sostato nel porto di Carrara per quattro giorni in quarantena.
La quarantena, perché di questo si è trattato, è stata necessaria per evitare di danneggiare con batteri nocivi la flora dell’isola di Barrow, sulla quale verrà installato l’impianto, una riserva naturale incontaminata da 8000 anni.
Considerata l’importanza della posta in gioco, le precauzioni sono state tante. L’obiettivo di una protezione assoluta in questa fase di quarantena estremamente delicata, in cui qualunque intrusione nell’area di bonifica avrebbe determinato un grave danno all’intera operazione, è stato raggiunto con l’impiego di quattro scanner laser per applicazioni di massima sicurezza.
Questi scanner laser, del tipo Redscan e forniti da HESA, sono dispositivi della grandezza di soli 30 centimetri e di facile installazione, in grado di creare un vero e proprio muro elettronico. Lo scanner in pratica esegue una scansione incessante dell’area da controllare e tramite un algoritmo particolarmente sofisticato riesce a rilevare distanza, dimensione, forma, velocità e direzione di un soggetto in movimento, riconoscendo con precisione animali domestici, persone e oggetti.
Pubblicato da Michele Ciceri il 17 Febbraio 2013