Un buon isolamento della copertura dal freddo ma anche dal caldo è importante per risparmiare energia e per il comfort abitativo. Non è raro infatti che le dispersioni di calore attraverso il tetto arrivino a costituire il 30-40% delle dispersioni globali di un edificio in inverno. E non è raro nemmeno che il cattivo isolamento della copertura causi il surriscaldamento delle mansarde e l’aumento delle spese di climatizzazione in estate.
La percentuale è più alta nelle costruzioni di piccole dimensioni, in cui è anche più accentuata l’influenza dell’elemento tetto sul benessere abitativo nella stagione calda. Il tetto infatti è sottoposto più delle pareti alla radiazione solare e in mancanza di un buon isolamento della copertura gli ambienti sottostanti, tipicamente le mansarde e i sottotetti, si surriscaldano fino a diventare invivibili e a trasmettere il caldo, a loro volta, negli ambienti sottostanti.
Un buon isolamento della copertura contribuisce a ridurre la potenza degli impianti tecnologici e con essa i costi legati sia al riscaldamento invernale sia al condizionamento estivo. Il criterio di valutazione di un isolamento della copertura però cambia a seconda che si parli di protezione dal freddo o dal caldo.
In inverno per un buon isolamento della copertura conta la conduttività termica del materiale isolante. Questo valore (indicato nelle formule con λ o k) misura la predisposizione del materiale a trasmettere il calore: minore è la conducibilità e più isolante è il materiale. I materiali più isolanti dal punto di vista della conducibilità termica sono generalmente di sintesi, polistirene e poliuretano per esempio, il che rende validi quando fuori fa freddo. Con il sole e il caldo però le cose cambiano.
D’estate per un buon isolamento della copertura conta il tempo di sfasamento più che la conducibilità termica del materiale isolante. Lo sfasamento misura il tempo impiegato dal calore ad attraversare un materiale da una parte all’altra; in pratica è la differenza di tempo che intercorre tra l’ora in cui si ha la massima temperatura all’esterno e l’ora in cui si ha la massima temperatura all’interno. Più è alto il tempo di sfasamento e più il materiale è efficace.
Esempio: se il tempo di sfasamento è di 8 ore significa che il calore assorbito dalla copertura alle ore 12 viene trasmesso all’ambiente interno alle 20, quando basta aprire le finestre e approfittare della frescura serale per abbassare la temperatura. Se invece lo sfasamento è di 4 ore, il caldo assorbito alle 12 viene avvertito all’interno alle 16, quando fuori fa ancora caldo e le finestre non si possono aprire rendendo inevitabile il ricorso al climatizzatore.
I materiali con il tempo di sfasamento più favorevole sono di norma quelli naturali di origine organica, per esempio sughero, fibra di legno e fibra di cellulosa. Questi materiali naturali hanno prestazioni di poco inferiori in inverno ma molto migliori in estate rispetto ai materiali organici sintetici, il che li rende preferibili (anche se sono un po’ più costosi) per un buon isolamento della copertura.
L’isolamento della copertura può essere realizzato dall’esterno della struttura, dall’interno con un isolamento intradosso o eventualmente isolando soltanto l’estradosso dell’ultima soletta (isolamento su solaio). Una cosa da non dimenticare, soprattutto per il comfort estivo, è lo sfruttamento della ventilazione passiva, che può essere garantita per esempio posizionando correttamente dei lucernari.