IOreciclo TUrecicli: l’evento dell’ecodesign
L’ecodesign ormai trova spazio nelle riviste patinate e raccoglie sempre più consensi. Ripesca e ricicla pneumatici, recupera feltro di sfridi industriali, di suolette per le scarpe, ri-usa cartone, vetro, ingranaggi di biciclette e moltissimi materiali del mondo dell’edilizia. Il meglio prodotto dai giovani italiani è in mostra a “IOriciclo TUricicli”, in occasione della Design Week milanese. Paola e Caterina, della Misuracasamarro Eventi, le organizzatrici, quest’anno puntano sulla bellezza dell’imperfetto.
1) Cosa accade a “IOriciclo TUricicli”? Quando è nata l’idea e perché?
Il progetto IOricicloTUricicli nasce nel 2010 con l’intento di dare visibilità a giovani emergenti che operano nel settore dell’ecodesign durante la Design Week. Il concept espresso dal nome è coniugare il verbo “riciclare” dalla prima persona ad un plurale che possa estendersi all’infinito perché il futuro è già presente in quello che si fa oggi. “IOricicloTUricicli” è un gioco per eco creativi (designer, artisti, architetti) consapevoli che ogni atto individuale ha delle conseguenze collettive.
2) Quale tema avete scelto per questo anno e perché?
Il tema di questa quarta edizione è molto suggestivo: “Il Design Imperfetto”, perché la creatività vera si concentra più di frequente in eccezionali difetti e solo il design sa disegnare cose magicamente imperfette e renderle perfettamente desiderabili. Imperfetto è umano, variabile, mutevole. E’ vita. E l’ecodesign di questa straordinaria imperfezione ne è simbolo emblematico: nuova vita a materiali impensabili; oggetti che mutano funzione e continueranno a farlo; cose che rivoluzionano altre cose. Imperfezioni che generano prospettive percorribili tra passato, presente e futuro.
3) Con che criterio selezionate i lavori? Dove li esponete?
Ogni aspirante partecipante ci invia una mail con il materiale fotografico dei progetti che vorrebbe esporre ed una breve relazione tecnica. A questo punto la scelta tiene conto del concept, della qualità estetica, della capacità di trasformazione dei materiali. Quest’anno la mostra si raddoppia, due location prestigiose: per il quarto anno consecutivo saremo al NHOW Hotel di via Tortona 35 e per la prima volta anche nella sala Affreschi di Palazzo Isimbardi, sede della Provincia di Milano in corso Monforte 35.
4) Chi può partecipare? Come è stata la partecipazione gli scorsi anni?
Possono partecipare designer, architetti, artisti e creativi di tutte le età. Ciò che conta è la qualità del progetto che si intende esporre. IOriciclo TUricicli negli anni si è imposta come una vera novità collettiva di qualità, registrando l’adesione di quasi cento designer italiani e stranieri.
5) Quali sono i materiali che per vostra esperienza sono maggiormente utilizzati?
I materiali sono decisamente i più svariati e sorprendenti: dal riciclo degli pneumatici delle auto al recupero del feltro di sfridi industriali di suolette per le scarpe. Tra i più diffusi: il cartone, il vetro, gli ingranaggi delle biciclette, moltissimi materiali del mondo dell’edilizia … il tutto reinterpretato con processi di sperimentazione così sofisticati da rendere quasi impossibile il riconoscimento delle materie prime.
6) Come è cambiato secondo voi l’interesse del mercato per l’ecodesign?
Quando nel 2010 abbiamo dato vita a IOricicloTUricicli venivamo da un percorso di più di due anni di comunicazione ed eventi con piccole realtà che in quegli anni stavano muovendo i primi passi in un settore visto ancora come una micro isoletta nel mare magno del design istituzionale. In meno di sei anni, da piccola nicchia, il mercato dell’ecodesign si è ampliato esponenzialmente, in primis per quanto concerne l’offerta e conseguentemente per il pubblico di interessati. L’ecodesign ormai trova spazio nelle riviste patinate e raccoglie sempre più consensi. In molti casi però (specialmente con la crisi attuale) i designer faticano a vendere poiché i prezzi di ogni singolo oggetto (quasi sempre pezzi unici) sono ovviamente molto più alti delle produzioni seriali.
7) Un identikit degli eco-designer italiani?
Ce ne sono tanti … impossibile quantificarli! A voler fare un identikit tipo: 30-40 anni, equamente presenti uomini e donne; titolo di studio laurea in Design o Architettura. In maggioranza del Nord e Centro Italia, ma anche dal Sud cominciano a provenire interessanti segnali. Il loro numero va crescendo di anno in anno, sintomo di un Paese Italia dove creatività e ricerca sono sempre e nonostante tutto in fermento. Ovviamente ci sono quelli più bravi e quelli meno bravi … chi ha idee geniali e chi (molti) si accontenta di copiare!
Pubblicato da Marta Abbà il 14 Marzo 2013