Armatevi di TOTAL BLOCK, contro UVA ma anche UVB, facendovi una equilibrata dose di ore quotidiana con la pelle esposta al sole, senza esagerare con interi week-end in montagna, o sostando nelle ore centrali della giornata, pericolose soprattutto in maggio e giugno. Ma senza esagerare anche all’inverso, nascondendosi dai raggi che ci permettono di produrre la preziosissima vitamina D.
Paolo Amerio, capo del Dipartimento di Dermatologia e Venereologia dell’Università di Chieti-Pescara con buon anticipo racconta i rischi e i rimedi per le radiazioni UV mentre con i suoi studenti prepara un sito tutto dedicato.
1) Le radiazioni ultraviolette sono fra i principali fattori di rischio per l’insorgenza dei tumori cutanei?
I tumori cutanei rappresentano più del 50 % di tutti i tumori dell’uomo. Che le radiazioni ultraviolette (UV) rappresentino il principale agente capace di indurre questi tumori è riconosciuto da più di 50 anni. Le radiazioni UV devono essere associate ad altre condizioni per rappresentare un rischio reale di tumore. I più importanti fattori concomitanti sono: la cute chiara, gli occhi di colore chiaro, i capelli biondi o rossi, il fototipo, la familiarità per tumori cutanei, frequenti scottature in età preadolescenziale. Le radiazioni ultraviolette inducono direttamente un danno al DNA e aumentano la quantità di radicali liberi che a loro volta producono ancora più danni interagendo con proteine e membrane cellulari. Il rischio di sviluppare tumori cutanei (melanoma ed epiteliomi) è dato sia dalle radiazioni ultraviolette naturali (sole) sia dall’esposizione a fonti di radiazioni ultraviolette artificiali come i lettini solari il cui uso, soprattutto al di sotto dei 35 anni, raddoppia il rischio di sviluppare melanoma.
Anche la modalità di esposizione solare è importante. L’esposizione solare acuta ed intermittente è più strettamente legata allo sviluppo di melanomi , mentre l’esposizione continua è più strettamente legata allo sviluppo di epiteliomi.
Le mutate condizioni di esposizione alle radiazioni ultraviolette da parte della popolazione hanno reso molto più frequente il melanoma rispetto a qualche anno fa: per i soggetti di pelle chiara il rischio oggi è di 1/65, alla metà del secolo scorso era 1/5000.
In Italia l’AIRTUM (Italian Network of Cancer Registries) ha calcolato un’incidenza di 12,5 casi di melanoma cutaneo ogni 100.000 negli uomini e 13,1 ogni 100.000 nelle donne. La frequenza del melanoma decresce allo spostarsi verso le regioni del sud. Esistono, tuttavia, delle regioni del sud come l’Abruzzo in cui l’incidenza del melanoma è molto alta (14 su 100.000) (come riportato dalla rivista International Journal of Dermatology).
2) Quale grado di consapevolezza c’è nei cittadini?
Sensibilizzare la popolazione alla conoscenza del rischio legato alle radiazioni solari ed alle fonti artificiali di UV soprattutto nell’età pediatrica ed adolescenziale, è fondamentale per ridurre lo sviluppo di tali tumori. Il grado di consapevolezza è direttamente proporzionale allo sviluppo di campagne di sensibilizzazione che hanno dato ottimi risultati in paesi con un alta incidenza di tumori epiteliali e di melanoma quali l’Australia o il Canada. La gravità della situazione in questi paesi ha portato anche alla limitazione su base legislativa dello sviluppo dei centri di abbronzatura. In Australia sembra vi siano, addirittura, delle proposte di legge per abolire completamente i saloni di abbronzatura a partire dal 2014!
In Italia la sensibilizzazione è sicuramente meno organizzata. Diverse associazioni di dermatologi come la SIDEMAST, l’ADOI e l’ AIDA hanno organizzato diverse iniziative di sensibilizzazione a partire dal 2000, (il Melanoma Day, l’Euromelanoma Day e la giornata di prevenzione dei tumori) ma purtroppo si tratta di singole giornate a cadenza annuale. Altre iniziative sono su base regionale o comunque locali e quindi molto poco uniformemente distribuite sul territorio nazionale.
Un nostro recente studio ha dimostrato che nonostante il melanoma sia un problema sanitario abbastanza conosciuto (oltre l’80% degli intervistati ne ha sentito parlare) ma meno di 1/3 delle persone sa indicare con esattezza quali siano i fattori di rischio per il suo sviluppo. La maggior parte delle persone trae informazioni dalla televisione (40%) mentre solo il 15% ha letto qualche notizia su riviste o quotidiani. Ne deriva la necessità di offrire un’informazione più completa alla popolazione anche con l’utilizzo di mezzi di informazione moderni come i siti internet.
3) Cosa avete creato e perchè?
La necessità di offrire informazioni ai pazienti ed alla popolazione generale ci ha suggerito la creazione di un sito, denominato “Previde”, che possa essere un punto di riferimento per l’informazione medica sulla dermatologia con speciale attenzione alle problematiche correlate all’esposizione solare in genere ed alle radiazioni UV.
Nel sito saranno presenti delle informazioni facilmente fruibili dagli utenti sui principali meccanismi di danno solare e da radiazioni UV. Nel sito sarà possibile calcolare il proprio fototipo, e visionare, grazie alla collaborazione con “Virgilio Meteo”, la quantità di radiazioni solari presenti sulla zona geografica di interesse in un dato momento. Queste informazioni permetteranno agli utenti di scegliere il filtro solare o l’abbigliamento più adeguato per il giorno, ed il tempo massimo di esposizione prima di incorrere in eritemi ed ustioni. Sul sito inoltre, i medici registrati, potranno accedere ad un servizio di teledermatologia, on line, effettuate dal personale della Clinica Dermatologica di Chieti per accedere a prestazioni specialistiche come dermatoscopie, mappa dei nei, asportazione di lesioni precancerose o tumorali.
4) Come ci danneggiano le radiazioni ultraviolette? Come tenerle a bada?
Inducono danni alle pelle sia direttamente attraverso delle mutazioni al DNA e sia indirettamente attraverso lo sviluppo di radicali liberi. Entrambe questi meccanismi inducono uno stato di minor attività del sistema immunitario nella pelle favorendo lo sviluppo di tumori cutanei. L’azione diretta delle radiazioni UV sul DNA avviene con la formazione di anelli di pirimidina che ne distorcono la struttura – prerogativa esclusiva delle radiazioni ultraviolette – tali mutazioni non permettono la normale replicazione delle cellule che diventano tumorali. Il secondo meccanismo di azione passa per lo sviluppo di radicali liberi che interagiscono con proteine cellulari e con le membrane alterando la normale vita fisiologia delle cellule cutanee.
Bisognerebbe evitare di esporsi troppo, soprattutto in giugno-luglio e nelle ore centrali della giornata, oppure in maniera saltuaria ed intensa come ad esempio interi week end, in montagna. Inoltre l’utilizzo di filtri solari, TOTAL BLOCK, sia per UVA sia per UVB, riesce a ridurre del 70 % il rischio di sviluppare tumori cutanei, ma dovrebbero essere applicati ogni 2 ore poiché si degradano abbastanza velocemente e perdono la propria capacità protettiva.
Le radiazioni ultraviolette però non sono comunque da evitare completamente: permettono la produzione di vitamina D a livello cutaneo, vitamina importantissima per il corretto sviluppo del sistema immunitario e delle ossa nel nostro organismo.
5) Quali sono le zone del Paese più colpite e quando?
In Italia l’incidenza maggiore di tumori cutanei è da registrare nelle regioni del nord. La variabilità potrebbe essere giustificata, oltre che dal tipo di pelle e dalla quantità di irradiazione, ad una differenza genetica delle diverse popolazioni regionali. Le zone maggiormente irradiate sono quelle montuose (la quantità di radiazioni UV aumenta con l’altitudine). La maggiore irradiazione presente nelle regioni del sud Italia è controbilanciata dal tipo di pelle delle popolazioni ivi residenti con pelle generalmente più scura e quindi in un certo senso più protetta dagli effetti deleteri delle radiazioni solari.
6) Quali conseguenze sulla salute ?
Le radiazioni UV sono state strettamente correlate allo sviluppo di tumori cutanei, sia melanoma che tumori epiteliali. Sebbene questi ultimi rappresentino il 90% delle neoplasie cutanee sono generalmente meno aggressivi . Il melanoma, invece, rappresenta solo il 5% delle neoplasie cutanee, ma è responsabile di oltre il 90% delle morti per tumore cutaneo.
Questo è il motivo per cui la prevenzione primaria e secondaria, unitamente alla diagnosi precoce, rappresentano gli obiettivi da perseguire per il dermatologo e per il medico di medicina generale.
7) A chi rivolgersi se si notano delle lesioni sospette ?
Il medico di medicina generale è il protagonista della gestione della salute dei cittadini e quindi è in prima linea nell’attuazione della prevenzione primaria e secondaria degli effetti deleteri delle radiazioni UV. Il dermatologo rappresenta il punto di riferimento principale per la diagnosi e terapia delle lesioni tumorali della cute ed è il professionista più indicato per stabilire la natura delle lesioni cutanee indotte dalle radiazioni UV.
Intervista a cura di Marta Abbà
Ti potrebbe interessare anche l’articolo: “Vitamina D: a cosa serve?“