Intervista ad Antonio Valente: i numeri della Green Economy
Negli ultimi tre anni la conoscenza della Green Economy è salita di 6 punti, dal 41.9% al 47.3%, e con essa la fiducia e la voglia di sperimentarla: lo racconta Antonio Valente, amministratore delegato della Lorien Consulting che ha svolto un’indagine in proposito. Numeri a parte, il risultato sembra essere che: “gli italiani saranno in grado di vivere in maniera lungimirante solo se nel presente riusciranno a vivere dando importanza a quanto riescono a preservare, a quanta ricchezza riescono a ridistribuire, a quanto riescono a rendicontare, ma soprattutto che tutto ciò sta al singolo individuo”.
1) Che cosa si intende per green economy?
La Green Economy è un modello di sviluppo che prende in considerazione non solo i benefici economici, ma anche i danni ambientali prodotti dall’estrazione delle materie prime, dal loro trasporto, dalla loro trasformazione in energia o in prodotti finiti, dal loro smaltimento/riciclaggio o dalla loro scomparsa definitiva. Questi danni influenzano anche il PIL, dal momento che riducono le rese della pesca, dell’agricoltura e la qualità dell’ambiente, fattore che danneggia, ad esempio, il turismo.
2)Quanti italiani ritengono fattibile un progetto di green economy nel nostro paese?
Il concetto di Green Economy, che include la possibilità della creazione di nuovi posti di lavoro “green” come uno dei modi per uscire dalla crisi, è attualmente conosciuto dal 47.3% degli italiani, ovvero poco meno della metà. Ma, una volta informati, gli italiani favorevoli aumenterebbero: lo dicono i numeri. Per questo la comunicazione riveste un ruolo di primaria importanza.
3) Quanti oggi sono disposti a cambiare le proprie abitudini di acquisto e consumo? Quali sono le rinunce più difficili per gli italiani?
Gli italiani sono decisamente disposti a cambiare le loro abitudini di acquisto e di consumo a favore di un rivenditore che promuova i temi della sostenibilità, così almeno per il 71% del campione da noi intervistato. Fanno però fatica a rinunciare, ad esempio, all’uso del climatizzatore, all’acqua in bottiglia e, in maniera particolare, all’uso quotidiano di automobili e motorini. Questi mezzi, oltre a creare insostenibili problemi di traffico, specie nelle grandi città, creano gli enormi problemi di inquinamento che ormai tutti conosciamo e che la maggior parte dei sindaci sta cercando di arginare con accorgimenti più o meno drastici.
4) Quanti sono gli italiani oggi attenti e disposti a “investire tempo” per acquistare prodotti sostenibili?
Oggi più della metà degli italiani è disposta a investire sempre un po’ più di tempo per raggiungere beni o servizi sostenibili: il 42% si dice disposto a rinunciare fino a mezzora del proprio tempo per questo, il 27% anche di più. Gli italiani si riferiscono soprattutto a beni alimentari (che ormai si trovano anche nei comuni supermercati), ma anche ai beni legati all’igiene della persona e della casa che, trovandosi solo in specifici negozi o catene di supermercati “green”, potrebbero effettivamente comportare il bisogno di più tempo da dedicare all’acquisto. All’ultimo posto gli articoli di arredamento e, ancora una volta, auto e ciclomotori, che, a essere onesti, hanno spesso un costo decisamente meno “sostenibile” rispetto a quelli normali e più inquinanti.
5) Quanti sono disposti anche a spendere di più?
Sulla spesa gli italiani sono più restii, probabilmente per la crisi o per l’elevato costo di alcuni di questi beni sostenibili che dal punto di vista economico sono tutt’altro che sostenibili. Il 43% spenderebbe fino al 25% di quanto già fa, solo il 10% anche di più. Forte, ma in questo periodo difficilmente del tutto biasimevole, quel 46% che non spenderebbe nulla in più.
6) Si dice che le donne siano più sensibili su tali temi, conferma? Secondo lei perchè?
Le donne effettivamente sono più sensibili al tema “green” e sono anche quelle più disposte a pagare qualcosa in più pur di promuovere la sostenibilità.
Probabilmente le donne hanno per natura una visione più d’insieme, più lungimirante e anche più protettiva. Questo si riflette non solo nel loro ambiente familiare e casalingo, ma anche nel pianeta che abitano. E poi solitamente le donne sono più combattive rispetto agli uomini e più disposte a sacrificarsi per raggiungere i propri obiettivi e portare avanti i valori in cui credono.
7) Dati alla mano, questi, rispetto a qualche anno fa è cambiato qualcosa? la crisi ci ha reso più o meno green?
Sicuramente negli ultimi tempi la sensibilità al tema è cresciuta, basti pensare che negli ultimi tre anni la conoscenza della Green Economy è salita di 6 punti (dal 41.9% al 47.3%). In generale la crisi ha senz’altro messo in discussione i vecchi paradigmi, rendendo necessaria la ricostruzione delle proprie abitudini e della propria quotidianità su nuove fondamenta: il vivere civile, la responsabilità sociale di impresa e, non ultima, la Green Economy.
Gli italiani saranno in grado di vivere in maniera lungimirante solo se nel presente riusciranno a vivere in questa ottica, dando importanza a quanto riescono a preservare, a quanta ricchezza riescono a ridistribuire, a quanto riescono a rendicontare, ma soprattutto se riescono a rendersi conto che è ogni individuo a doversi attivare, non solo la “collettività”.
Intervista a cura di Marta Abbà
Pubblicato da Marta Abbà il 21 Marzo 2012