Inquinamento luminoso in Italia e nel mondo
Inquinamento luminoso, se ne parla tanto ma non tanto quanto esso è presente in modo crescente in Italia come ne resto del mondo. L’ultimo rilevamento acceca, quasi. Certo, spaventa. Il problema è presente in quasi tutte le zone densamente abitate e mina anche la serenità di aree da sempre ritenute “protette” dalle nostre luci abbaglianti.
Inquinamento luminoso: definizione
Per chi vive in città è difficile ormai distinguere cosa è inquinamento luminoso e cosa invece può essere ritenuto “normale” illuminazione. Se ci si rifà alla definizione legislativa si viene a sapere che viene chiamata Inquinamento luminoso “ogni irradiazione di luce diretta al di fuori delle aree a cui essa è funzionalmente dedicata, ed in particolare verso la volta celeste”.
Più semplicemente si tratta di un’alterazione dei livelli di luce naturalmente presenti nell’ambiente notturno. Questa “alterazione” può essere più o meno elevata al variare dalla zona in cui la si misura, di certo va misurata e tenuta sotto controllo, se non ridotta, perché provoca danni ambientali, culturali ed economici.
Non è immediato il concetto di Inquinamento luminoso, me ne rendo conto, perché se lo smog è nemico e basta, la luce non lo è per nulla, anzi! E’ fondamentale per il benessere degli ambienti di vita e di lavoro e ci aiuta anche a mantenere il buon umore, ha una azione antibatterica e antianemica.
Non si può fare a meno in toto dell’illuminazione, è necessario imparare a dosarla in modo corretto badando che non provochi danni. All’ambiente, agli animali e anche a noi stessi. Perfino una illuminazione domestica in casa può danneggiarci con cefalea, bruciore agli occhi e disturbi della vista, vertigini, lacrimazione, diminuzione della vista. Figuriamoci se a essere troppo illuminato è tutto il mondo.
Inquinamento luminoso: danni ambientali
I danni ambientali legati all’Inquinamento luminoso riguardano sia gli animali che in generale l’ambiente e l’equilibrio terrestre. Uccelli migratori, tartarughe marine, falene notturne possono perdere l’orientamento mentre alcune piante subiscono una alterazione del fotoperiodo. Tutti gli esseri viventi certamente avvertono un cambio di ritmo anomalo, non previsto e non sano. Noi per primi abbiamo un orologio biologico che non resta certo indifferente all’Inquinamento luminoso.
Inquinamento luminoso: danni culturali ed economici
Spesso sono i danni economici a spingere l’umanità, noi compresi, a preoccuparsi dell’Inquinamento luminoso. Troppa luce significa spreco di energia elettrica, quella che serve per illuminare alcune zone quando non è necessario, come ad esempio angoli di cielo, facciate di edifici privati, campi a lato delle strade o nelle rotonde. A questa spesa evitabile, si aggiunge quella che riguarda tutte le opere di manutenzione degli apparecchi, quella per la sostituzione delle lampade e l’installazione di nuovi impianti.
Non scordiamoci il prezzo che paghiamo a livello culturale, continuando a inondare di luce la volta celeste: le stelle sono ormai un miraggio e se non raggiungiamo particolari postazioni, è ben difficile studiarlo o anche solo ammirarlo a bocca aperta pensando a come da millenni esso ispira pensieri religiosi, filosofici e scientifici. Tutto ciò nuoce all’astronomia, direttamente, ma anche alla poesia e al nostro stato d’animo.
Inquinamento luminoso in Italia
Anche in Italia, come nel resto del mondo, la preoccupazione per l’inquinamento luminoso è crescente, spesso per motivi economici, ma almeno si comincia a prestare attenzione al fenomeno non solo nell’élite di scienziati. Ad oggi non esiste una regolamentazione a riguardo che sia valida a livello nazionale e ogni singola regione o provincia autonoma si è organizzata. Si hanno quindi testi normativi in materia più o meno restrittivi e un paese a chiazze di luce.
Alcune disposizioni sono basate sulla norma Uni 10819 (Valle d’Aosta, Basilicata, Piemonte) altre su specifiche più severe (Toscana, Lazio, Campania, Veneto). A queste si aggiungono disposizioni basate sul criterio “zero luce verso l’alto” che regolano l’inquinamento luminoso in Lombardia, ad esempio, come in Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Umbria e in altre regioni.
Inquinamento luminoso nel mondo
La fotografia più attuale dell’Inquinamento luminoso nel mondo è quella rappresentata nell’atlante pubblicato su Science Advances realizzato da scienziati italiani, tedeschi, statunitensi e israeliani in un periodo, quello che stiamo vivendo, in cui è in atto la transizione alla tecnologia led.
Prima di andare ad esplorare le varie zone, prendiamo atto che, senza le adeguate contromisure, l’inquinamento luminoso potrebbe duplicare o triplicare a ritmo intenso.
Non ci possiamo consolare restringendo il campo all’Europa visto che la parte occidentale è tra le regioni più colpite, se si escludono piccole oasi buie in Scozia, Svezia, Norvegia, Spagna e Austria. Le nazioni del G20 sono troppo illuminate, e noi brilliamo particolarmente, fra tutte, assieme alla Corea del Sud al contrario di Canada e Australia che sono quelle più relativamente buie. Se si vuole vedere la via lattea si può andare in India e in Germania, impossibile riuscirci in Arabia Saudita e in Corea del Sud.
Se ci stiamo chiedendo da dove viene tutta questa luce, la maggior parte arriva dall’illuminazione stradale ma contribuiscono all’inquinamento luminoso anche quella di edifici, automobili e cartelloni pubblicitari. Più dell’80% di noi tutti, vive sotto un cielo più luminoso del 10% rispetto a quanto dovrebbe essere naturalmente, ma a tutti gli effetti se pensiamo all’Europa e agli Stati Uniti possiamo tranquillamente far alzare la percentuale al 99%.
Davanti a questi numeri allucinanti, non mettiamo la testa sottoterra, come struzzi, malgrado lì ci sia buio ancora, pensiamo invece ad esempio a progettare più coscienziosamente le illuminazioni, rendendo pratico e possibile diminuirne l’intensità, a richiesta. E spegniamo e luci delle stanze che non usiamo, a partire da quella dell’ingresso e dell’anticamera.
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Pubblicato da Marta Abbà il 6 Gennaio 2017