Inquinamento da microplastiche: danni alla salute e all’ambiente

Danni ambientali da inquinamento da plastica

Se ne sente spesso parlare ma forse non tutti attribuiscono il giusto peso al problema. Ci riferiamo all’inquinamento da microplastiche, una delle più temibili problematiche ambientali della più recente attualità. Quando si parla di queste particelle minuscole, si indica una gamma complessa di materiali dalle molteplici caratteristiche.

Diversamente da ciò che gran parte delle persone credono, le microplastiche non impattano solo sulla salute dei nostri mari e oceani ma sono causa diretta di una moltitudine di danni che riguardano tanto l’ambiente nel suo complesso quanto la nostra stessa salute. Una vera emergenza su cui occorre intervenire nel più breve tempo possibile, prima che sia troppo tardi.



Che cosa sono le microplastiche

Le microplastiche sono quelle piccole particelle di plastica che inquinano prima di ogni altra cosa i nostri mari e i nostri oceani. Ma il loro impatto sotto il profilo ambientale si allarga ben oltre. Tracce di microplastiche sono state rintracciate nel suolo, nell’aria e persino sulle vette più alte del Pianeta, in primis l’Everest.

Le microplastiche devono il loro nome al fatto che si tratta di particelle molto piccole, con un diametro compreso tra 330 micrometri e i 5 millimetri. Queste micro-particelle derivano dalla frantumazione di pezzi più grandi di plastica, materiale utilizzato su larga scala che, difatti, non è stato pensato per essere degradabile o biodegradabile.

Inquinamento da microplastiche nel Mediterraneo

A livello globale, il Mare Nostrum è uno tra gli ambienti marini più tristemente coinvolti dal fenomeno dell’inquinamento da microplastiche. Per farsi un’idea dell’entità del problema, basti pensare che il Mediterraneo ha solamente l’1% delle acque mondiali, ma contiene il 7% della microplastica marina.

Le prime vittime dell’inquinamento da microplastiche sono pesci, balene, delfini, tartarughe e uccelli. Si stima che ogni anno un milione e mezzo di animali muoiano come conseguenza dei rifiuti di plastica scaricati negli oceani e nei mari. Un fenomeno che, in assenza di strategie mirate, è destinato ad aggravarsi.

Come messo in rilievo dal WWF, nel solo Mediterraneo sono ben 134 le specie tra pesci, uccelli, tartarughe e mammiferi marini che sono vittime dell’ingestione di plastica. Sui fondali del Mare Nostrum sono stati rilevati i livelli di microplastiche più elevati mai registrati, fino a 1,9 milioni di frammenti su una superficie di un solo metro quadrato.

Il contesto è allarmante: il Mediterraneo, con la sua straordinaria biodiversità, è uno degli ecosistemi più minacciati al mondo dall’inquinamento da microplastiche.

Microplastiche sull’Everest

Risale a novembre 2020 la scoperta di microplastiche sull’Everest. A rilevarne la presenza è stato un team di ricercatori del National Geographic. Più che di una scoperta si può parlare della conferma di un timore già messo precedentemente in evidenza da parte degli scienziati. D’altronde, negli ultimi anni, tracce di microplastiche sono state riscontrate anche nei territori più impensabili, come le Alpi, le Montagne Rocciose e i Pirenei.

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Inquinamento da microplastiche nell’Artico

Persino i ghiacci e i mari artici non sono immuni all’inquinamento da microplastiche. Gran parte dei residui provengono in questo caso dal nostro bucato. Tre quarti delle microplastiche trovate nelle acque artiche sono costituite da fibre di poliestere, liberate in particolar modo dalla produzione tessile a basso costo e dagli scarichi delle lavatrici domestiche.

La scoperta è avvenuta grazie a una ricerca coordinata dalla Ocean Wise Conservation Association di Vancouver (Canada) e pubblicata su Nature Communications. Gli esperti hanno esaminato campioni di acqua di mare prelevati da 71 località in tutto l’Artico, da 3 a 8 metri sotto la superficie. Le microplastiche erano presenti in tutti i campioni tranne uno, per un totale in media di circa quaranta particelle microplastiche per metro cubo di acqua di mare. I ricercatori hanno scoperto che le fibre sintetiche costituivano il 92 per cento dell’inquinamento da microplastiche nei campioni presi in esame.

Microplastiche nei cibi

Da diversi anni la letteratura scientifica mondiale focalizza l’attenzione sul rapporto esistente tra inquinamento da microplastiche e alimentazione. Svariati studi hanno riscontrato la presenza delle micro-particelle in alcuni cibi, a partire dal sale.

Un recente lavoro realizzato da un team di ricerca italiano ha riportato per la prima volta al mondo le concentrazioni di microplastiche in alimenti che consumiamo abitualmente a tavola, per l’esattezza mele, pere, patate, carote, lattuga e broccoli. La scoperta più sconcertante emersa dallo studio è che le microplastiche, una volta degradate dal terreno, sono assorbite da frutta e verdura e vengono di conseguenza assunte dall’uomo.

inquinamento da microplastiche

Insieme all’Università Politecnica delle Marche (UNIVPM) e all’Istituto per lo studio degli impatti antropici e sostenibilità in ambiente marino (IAS) del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Genova, Greenpeace ha invece esaminato oltre 300 organismi rappresentativi di diverse specie di pesci e invertebrati consumati diffusamente come cozze, scampi, scorfani, acciughe e sgombri. Dall’analisi è emerso che ben il 35 per cento degli esemplari marini contemplati presentava tracce di microplastiche. Come puntualizzato dall’associazione ambientalista, le plastiche si concentrano in genere nell’intestino dei pesci che noi, per abitudine, consumiamo eviscerato. Ma l’allarme resta e non può essere sottovalutato.

Inquinamento da microplastiche: danni alla salute

Una volta disseminate nell’ambiente, le microplastiche finiscono inevitabilmente per modificare la catena alimentare. Sebbene la letteratura scientifica stia ancora studiando i possibili rischi, è chiaro che gli inquinanti rilasciati dalle microplastiche possono finire nel nostro organismo. Non a caso, queste sostanze sono state rintracciate nelle nostre feci. Più precisamente, si calcola in media la presenza di 20 particelle microplastiche per ogni 10 grammi di feci. Se ne ingeriscono fino a 2000 minuscoli frammenti per settimana, che corrispondono a circa 5 grammi, l’equivalente in peso di una carta di credito.

Ma quali sono i possibili danni alla salute umana derivanti dall’inquinamento da microplastiche? Uno studio condotto dall’University Medical Center (UMC) ha messo in rilievo che le microplastiche potrebbero accelerare la morte cellulare. Per giungere a questa conclusione, gli esperti hanno indagato la risposta del sistema immunitario umano al picco inquinante di tali particelle che si è fatto strada nel cibo, nell’acqua potabile e nell’aria che respiriamo.

In una review pubblicata sulla rivista Science of The Total Environment, un team di ricercatori portoghesi ha invece ribadito che le microplastiche sono contaminanti ambientali praticamente onnipresenti, ai quali anche noi esseri umani siamo esposti per ingestione, per inalazione o per contatto cutaneo. Secondo quanto stabilito dagli scienziati, in condizioni di alta concentrazione o di elevata suscettibilità individuale, le microplastiche potrebbero causare manifestazioni infiammatorie, stress ossidativo, e persino cancerogenicità e mutagenicità.

Gli studi sui danni alla salute umana dovuti all’inquinamento da microplastiche sono tuttavia ancora in corso ed è presto per fornire risposte pienamente attendibili. Solo il tempo ci fornirà assoluta certezza su tutti i possibili rischi. Fatto sta che resta l’urgenza di porre quanto prima rimedio a un disastro ambientale di proporzioni esorbitanti, che potrebbe incidere in maniera irreparabile sul futuro stesso dei nostri ecosistemi.

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Pubblicato da Evelyn Baleani il 13 Maggio 2021