Inquinamento acustico: come si misura e come difendersi
L’inquinamento acustico può esasperare il nostro equilibrio psicofisico e causare grandi forme di irritabilità. Ancora peggio se siamo abituati ad ambienti calmi e silenziosi e per qualche motivo siamo costretti a cambiare stile di vita e affrontare i rumori provenienti dalla giungla metropolitana o più semplicemente da un vicino molesto.
Cosa significa inquinamento acustico
La definizione di inquinamento acustico è inserita nell’articolo 2 della legge 447 del 1995 dove si legge:
“l’introduzione di rumore nell’ambiente abitativo o nell’ambiente esterno tale da provocare fastidio o disturbo al riposo e alle attività umane, pericolo per la salute umana, deterioramento degli ecosistemi, dei beni materiali, dei monumenti, dell’ambiente abitativo o dell’ambiente esterno o tale da interferire con le normali funzioni degli ambienti stessi”
Potete accedere a tutti i termini della normativa sull’Inquinamento Acustico scaricando questo file pdf: “Inquinamento Acustico Normativa – legge 447“.
Come si misura l’inquinamento acustico
Il rumore e quindi il livello di inquinamento acustico viene misurato attraverso un’apposita unità di misura chiamata decibel.
Lo strumento per misurare l’intensità dei rumori ambientali è il fonometro (chiamato anche decibelmetro) e si può acquistare per pochi Euro su Amazon.
Noi abbiamo ad esempio acquistato questo modello professionale a soli 18,99 Euro che funziona perfettamente mostrando il valore in decibel sull’apposito display con gamma di misura tra 30 dBA e 130 dBA con una precisione entro +/-1,5dB.
Inquinamento acustico: cosa prevede la normativa
La tutela dell’ambiente esterno dagli effetti nocivi derivanti dall’inquinamento acustico deve essere realizzata, secondo la normativa vigente e attraverso le seguenti azioni:
- previsione di specifici limiti di accettabilità di rumore, in termini di valori assoluti di emissione e di immissione di eventi rumorosi nel territorio;
- stesura di piani di zonizzazione acustica;
- stesura di piani di risanamento acustico qualora i livelli di rumorosità ambientale superino i suddetti valori limite di immissione e/o di emissione;
- stesura di piani di azione a breve, medio e lungo termine finalizzati a ricondurre i livelli di rumorosità ambientale a determinati valori ottimali, i cosiddetti valori di qualità.
La normativa sull’inquinamento acustico prevede sei classi acustiche in funzione della destinazione d’uso prevalente nella specifica zona territoriale e per ciascuna classe acustica fissa i limiti assoluti di inquinamento acustico a loro volta individuati in funzione del periodo di riferimento in due fasce orarie, quella diurna che va dalle 6 alle 22 e quella notturna che si spinge dalle 22 fino alle 6.
I limiti di inquinamento acustico sono subordinati all’adozione da parte dei Comuni, dei Piani di Zonizzazione Acustica del territorio, al fine di suddividere l’ambito comunale nelle sei diverse zone e ottenere dei valori limite in base all’ambiente caratteristico della specifica zona.
Qui di seguito vi proponiamo una tabella con la classificazione del territorio in relazione alle 6 classi identificate dalla legge:
Le fonti e le cause dell’inquinamento acustico
Le fonti dell’inquinamento acustico sono molteplici e possono essere inquadrate in vari sistemi, da quello domestico a quello lavorativo fino ai sistemi di trasporto dove clacson, motori, sistemi ferroviari e traffico aereo, possono rappresentare un grosso problema.
L’inquinamento acustico legato al traffico delle auto alimentate con un tradizionale motore a scoppio è una delle principali cause dei rumori ambientali nelle città e potrebbe essere abbattuto con la diffusione di aree con limiti di velocità stringenti, miglioramento del servizio di mezzi pubblici, diffusione di piste ciclabili, diffusione di auto elettriche e altri provvedimenti volti a scoraggiare l’utilizzo intensivo delle auto in città.
Conseguenze dell’inquinamento acustico
Già Freud aveva notato che l’inquinamento acustico potesse essere causa di forte irritabilità, egli parlava di “iperestesia uditiva” che si manifesta con una forte insofferenza ai rumori. Nel 1995, si sentì la necessità di inserire una legge che disciplinasse e fornisse una definizione di quello che è l’inquinamento acustico, così, nell’articolo 2 della legge 447 si legge:
“l’introduzione di rumore nell’ambiente abitativo o nell’ambiente esterno tale da provocare fastidio o disturbo al riposo e alle attività umane, pericolo per la salute umana, deterioramento degli ecosistemi, dei beni materiali, dei monumenti, dell’ambiente abitativo o dell’ambiente esterno o tale da interferire con le normali funzioni degli ambienti stessi”
Tutto questo non è esagerato per un po’ di rumore? Assolutamente no! Casi limite di inquinamento acustico possono portare a danni come la perdita dell’udito, alterazione temporanea di un organo o di un sistema e la cosiddetta “annoyance” che si riferisce a un più ampio spettro di disturbi e disagi che colpiscono la sensibilità del soggetto.
Danni all’apparato uditivo o agli organi, sono più diffusi in ambienti lavorativi dove si è sottoposti a forti rumori. I casi di annoyance sono molto comuni nell’ambiente urbano e nel caos cittadino, in tal caso non si parla di “danni” bensì di disturbi e possono essere causati anche da elettrodomestici o altre apparecchiature di uso comune.
Uno studio del Ministero dell’Ambiente olandese, i cui dati sono stati diffusi nel corso del 2013, evidenzia che l’inquinamento acustico generato dal traffico causa danni al 44% della popolazione dell’Unione Europea con costi associati per ben 326 miliardi di Euro relativi a spese sanitarie. Le conseguenze negative per la salute accertate riguardano effetti cardiovascolari, disturbi del ritmo sonno-veglia, problemi all’udito con il manifestarsi sempre più frequente del disturbo noto come “fischio all’orecchio”.
Una ricerca del Centro europeo dell’ambiente di Bonn ha accertato che più del 60% della popolazione urbana europea è esposta a un livello eccessivo di rumore ambientale con valori superiori ai 55 decibel.
Passare una vacanza in una città libera da inquinamento acustico, ritornare a casa ed essere catapultati nel caos urbano locale è motivo di forte stress psicologico. Purtroppo è un rischio che si corre quando si sceglie una meta turistica che favorisce il relax e il silenzio, come potrebbe essere un’isola delle Maldive o semplicemente il Trentino Alto Adige oppure ancora Copenhagen dove ogni inquinamento è ridotto al minimo, compreso quello acustico.
Inquinamento acustico e infanzia
I bambini sono molto sensibili all’inquinamento acustico e per questo è importante salvaguardarli e tenerli lontani dalle fonti di rumore, soprattutto durante la fase neonatale. Anche rumori impulsivi, cioè caratterizzati da una rapida variazione di livello che supera i 40 dB in meno di un secondo potrebbero minare un corretto sviluppo emotivo.
Anche i rumori “singoli e imprevisti” possono infastidire i neonati. Pensate ad esempio come la semplice caduta di un oggetto sul pavimento, ad esempio un piatto che si rompe sul pavimento, possono causare l’inizio di un pianto.
In questi casi il rimedio più efficace è semplicemente quello di distrarre subito il bambino sfoggiando un bel sorriso o mettendosi a ridere.
Inquinamento acustico e svalutazione immobiliare
L’inquinamento acustico oltre a danneggiare la nostra salute può anche portarci danni economici, ad esempio, in quanto causa di una possibile svalutazione del nostro patrimonio immobiliare.
Le stime del mercato immobiliare dicono che tra due appartamenti simili, uno tranquillo e l’altro rumoroso, la differenza di prezzo arriva anche al 15 per cento.
Come ci si difende? Dal primo tipo di inquinamento acustico, quello esterno, ci si difende osservando bene il contesto in cui si pensa di andare ad abitare. Sul come valutare una casa per l’acquisto o per l’affitto vale la regola di tornare sul posto più volte e in orari diversi, anche non accompagnati dal venditore che quasi certamente tenderà a fissare gli appuntamenti sempre negli orari più tranquilli. Per valutare l’inquinamento acustico interno bisogna invece guardare i documenti, e nel caso richiedere anche una verifica.
Per l’inquinamento acustico interno la norma di riferimento è il Dpcm 5/12/1997 che stabilisce i requisiti acustici passivi degli edifici. La legge in pratica prescrive che solette e pareti verticali devono essere isolate in modo da contenere entro certi limiti la trasmissione sia dei rumori aerei (le voci tra un’unità immobiliare e l’altra) sia dei rumori di calpestio (gli impatti di passi e oggetti dal piano superiore) sia di quelli causati dagli impianti in funzione.
I documenti che attestano il rispetto dei requisiti passivi acustici va richiesto al venditore. I costruttori più avveduti hanno compreso che mettere sul mercato immobili senza problemi di inquinamento acustico è anche nel loro interesse perché testimonia la buona qualità dei lavori e mette tutti al riparo da possibili contenziosi, due cose che di solito i clienti sono disposti a monetizzare.
Ma se l’immobile è datato? In questo caso non è infrequente trovarsi davanti a costruzioni dove l’isolamento acustico è inesistente e spesso anche quello termico, cosa frequente nelle case costruite nel trentennio ’60-’90. Il guaio è che le difese dall’inquinamento acustico interno non sono facilmente realizzabili a posteriori e ogni intervento rischia di essere un palliativo. Alcuni spunti interessanti potrebbero arrivarvi dal nostro articoli specificamente dedicato all’isolamento acustico.
Inquinamento acustico, a chi rivolgersi
Chiamare i carabinieri, i vigili, la polizia o altre forze dell’ordine, in caso di inquinamento acustico, non sempre sortisce gli effetti sperati. Infatti, non è a queste forze dell’ordine che bisogna sporgere denuncia o fare la segnalazione.
In tema di rumorosità e inquinamento acustico, la legge è sempre dalla parte dell’utente ma prevede difficili meccanismi di tutela.
In caso di fastidi derivati dall’inquinamento acustico per rumori provenienti dall’esterno della casa, le attività di controllo e verifica fonometrica sono svolte dall’ARPA di zona.
L’ARPA è l’Agenzia per la protezione ambientale e svolge anche il ruolo di disciplinare e tutelare l’ambiente dalle fonti di inquinamento acustico.
In caso di fonti di rumore esterne (locali, pub, discoteche, stabilimenti balneari…), non dovete chiamare carabinieri o vigili urbani, dovreste sporgere un esposto per inquinamento acustico al Comune di Appartenenza, allo sportello dedicato al Settore Ambientale.
In allegato a fine paragrafo, troverete il modello da compilare per segnalare una fonte di inquinamento acustico. Il modello, compilato e adeguatamente modificato in base alle richieste della vostra amministrazione locale, dovrà essere presentato al Comune di Residenza, presso il Settore Ambientale.
Link utile: modello per segnalazione di inquinamento acustico
Lo stesso esposto può essere usato anche in caso di inquinamento acustico prodotto dai vicini di casa. Se i vicini di casa hanno installato una caldaia o un condizionatore particolarmente rumoroso a ridosso di una vostra finestra, potete appellarvi all’articolo 844 del codice civile.
Se la fonte di rumore non rispetta i requisiti previsti dalla legge quadro 447 del 1995, sarà possibile intervenire.
Quando l’inquinamento acustico non viene dall’esterno del vostro edificio ma riguarda problemi legati a rumori all’interno dello stesso edificio, sarà necessario rivolgersi a un tecnico abilitato per effettuare delle verifiche mediante fonometro.
Inquinamento acustico: rimedi tecnologici
Se non riusciamo a far valere i nostri diritti per limitare l‘inquinamento acustico avvertito nella nostra casa possiamo almeno provare a individuare soluzioni tecnologiche che ci aiutino a “convivere” con il rumore.
Il momento della giornata più importante da salvaguardare nel corso della nostra giornata è sicuramente quello del sonno.
Di notte inoltre anche i rumori più lievi possono dare un gran fastidio, soprattutto se aggravati dal fatto di essere impulsivi, ripetitivi o ancor peggio associati a vibrazioni.
In questi casi la tecnologia può venirci in aiuto.
Un prodotto semplice ma molto pratico ed economico è ad esempio questa apposita fascia provvista di auricolari bluetooth integrati.
Vi basterà connetterla al vostro smartphone per ascoltare le vostre melodie preferite per prendere sonno o ancor meglio apposite compilation che portano alla mente un ambiente naturale rilassante ideale per prendere sonno. Alcuni dei suoni più graditi sono ad esempio il cinguettio degli uccelli, il rumore del mare, di una cascata o di un fiume o ancora lo stormire delle foglie di un bosco.
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Vi ricordo anche che i moderni software per ascoltare la musica come Deezer o Spotify sono provvisti di una funzione di tempo di ascolto programmato così da poter pianificare il tempo di ascolto ideale entro cui si stima di prendere sonno.
Pubblicato da Matteo Di Felice, Imprenditore e Managing Director di IdeeGreen.it, Istruttore di corsa RunTrainer e Mental Coach CSEN certificato, Istruttore Divulgativo Federazione Scacchi Italiana e appassionato di Sostenibilità, il 27 Ottobre 2021