Innalzamento livello del mare: cause e differenze in luoghi specifici

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Innalzamento livello del mare: cause e differenze il luoghi specifici” è il nuovo articolo frutto della collaborazione tra la Sezione Valorizzazione della Ricerca e Public Engagement – Agorà Scienza – e dal Green Office UniToGO dell’Università di Torino con la IdeeGreen S.r.l. Società Benefit.

L’articolo riprende i testi della prof.ssa Elisa Palazzi pubblicati nell’opera “Lessico e Nuvole: le parole del cambiamento climatico”, la seconda edizione della guida linguistica e scientifica per orientarsi nelle più urgenti questioni relative al riscaldamento globale, curata dalla Sezione e dal Green Office.



La versione gratuita di Lessico e Nuvole, sotto forma di file in formato .pdf, è scaricabile dalla piattaforma zenodo.org.

La versione cartacea è acquistabile online sulle seguenti piattaforme di distribuzione:

– Amazon

– youcanprint.it

– Mondadori (anche con Carta del Docente e 18app)

– IBS

– Libreria Universitaria (anche con Carta del Docente e 18app)

Tutto il ricavato delle versioni a pagamento sarà utilizzato dall’Università di Torino per finanziare progetti di ricerca e di public engagement sui temi dei cambiamenti climatici e della sostenibilità.

Cause dell’innalzamento del livello del mare

Nel corso della storia della Terra, il livello medio del mare ha subito molte oscillazioni, alzandosi e abbassandosi anche drasticamente. Nei periodi molto caldi con assenza di ghiaccio ai poli, l’oceano era centinaia di metri più alto rispetto ad oggi; nei periodi molto freddi in cui il ghiaccio ricopriva il pianeta, il livello del mare era centinaia di metri più basso. Cambiamenti che fanno parte dei cicli naturali della Terra, verificatisi in milioni di anni.

Nel periodo glaciale più recente della Terra, che ha avuto il suo massimo circa 21.000 anni fa, si stima che il livello globale me­dio del mare fosse più basso di circa 120 m rispetto ad oggi. Da quel periodo, il livello del mare è salito fino ai valori odierni: all’inizio molto rapidamente (con velocità anche superiori a 3 metri per secolo), suc­cessivamente ha continuato a crescere, a tratti innalzandosi rapidamente, fino a circa 7.000 anni fa.

Poi, l’innalzamento del livel­lo del mare rallentò, mantenendosi in gran parte stabile per la maggior parte degli ulti­mi 2.000 anni, sulla base delle informazioni indirette ricavate dai coralli e dai sedimenti. Dal 1850 il livello del mare si sta di nuovo in­nalzando, salendo più velocemente di quan­to non abbia fatto negli ultimi 6.000 anni. Il livello medio globale del mare è aumen­tato dal 1880 di circa 21-24 cm, di cui cir­ca un terzo dal 1993 a oggi (90 mm circa), cioè da quando lo si misura da satellite.

La velocità di innalzamento è stata di 3.2 mm/anno dal 1993 (e nel periodo 2006-2015 si è spinta fino a 3.6 mm/anno, che è sta­to 2,5 volte il tasso medio di innalzamento all’anno per la maggior parte del XX seco­lo). Nel 2019, il livello medio globale del mare è stato di 87 mm sopra la media del 1993, la più alta media annuale presente nel record satellitare.

Le due principali cause dell’innalzamento del livello medio del mare sono l’espan­sione termica causata dal riscaldamento dell’oceano (l’acqua si espande, cioè au­menta il proprio volume, ma mano che si scalda, e gli oceani stanno assorbendo più del 90% del calore in eccesso accumula­tosi nel sistema in seguito alle emissio­ni antropiche) e l’apporto di acqua dolce per la fusione dei ghiacciai continentali (calotte glaciali di Groenlandia e Antar­tide soprattutto, e ghiacciai montani – su questi fenomeni si veda la voce “Punti critici” e quelle a essa collegate, N.d.C).

Dagli anni ’70 del secolo scorso fino all’ultimo decennio circa, la fusione dei ghiacci continentali e l’espansione ter­mica delle acque oceaniche calde han­no contribuito in egual misura all’in­nalzamento del livello medio del mare. Nel periodo più recente, tuttavia, la fusio­ne dei ghiacci delle calotte e dei ghiacciai montani ha subito un’accelerazione così da contribuire in misura maggiore all’aumento del livello del mare:

  • la perdita media di ghiaccio nei ghiac­ciai montani si è quintuplicata negli ultimi decenni, passando da 171 milli­metri di acqua liquida equivalente ne­gli anni ‘80, a 460 millimetri di acqua liquida equivalente negli anni ‘90, a 500 millimetri negli anni 2000, a 850 millimetri nel periodo 2010-2018;
  • la perdita di ghiaccio dalla calotta gla­ciale della Groenlandia è aumentata di sette volte, passando da 34 miliardi di tonnellate all’anno tra il 1992-2001 a 247 miliardi di tonnellate all’anno tra il 2012 e il 2016.
  • la perdita di ghiaccio in Antartide è quasi quadruplicata, passando da 51 miliardi di tonnellate all’anno tra il 1992 e il 2001 a 199 miliardi di ton­nellate all’anno tra il 2012 e il 2016.

Differenze relative all’innalzamento del livello del mare in luoghi specifici

L’innalzamento del livello del mare in luo­ghi specifici può essere inferiore o superio­re a quello medio globale (in alcuni bacini oceanici, ad esempio, l’innalzamento del livello del mare è stato di ben 15-20 cen­timetri dal 1993), a causa di fattori locali come la subsidenza del terreno dovuta a processi naturali o per l’estrazione antropi­ca di combustibili fossili, per cambiamenti nelle correnti marine a scala regionale, e altri fattori ancora che influenzano quanto e dove gli strati più profondi dell’oceano immagazzinano il calore.

innalzamento livello del mare

Livello del mare osservato dal 1993 (inizio misure satellitari, linea nera) ad oggi. Le linee colorate indicano i diversi contributi all’innalzamento del livello del mare. Riadattato da grafico della National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA), Climate.gov – Climate change global sea level.

Entro il 2100, il livello degli oceani po­trà innalzarsi in media di quasi un metro, costringendo centinaia di città costiere di tutto il mondo a situazioni di estrema difficoltà. Il rapporto speciale più recen­te dell’IPCC sugli oceani e la criosfera in un clima che cambia (SROCC) dice che entro il 2100 il livello del mare potrebbe salire dai 26 ai 77 centimetri con tempe­rature più calde di 1,5 °C rispetto ai li­velli pre-industriali. A causa del riscalda­mento globale molte aree costiere sono già oggi a rischio allagamento e sempre più persone rischiano di dover abbando­nare la propria casa, diventando a tutti gli effetti migranti climatici.

Negli Stati Uniti sono circa 25 milioni gli abitanti che vivono in territori vulnera­bili all’innalzamento del livello del mare, mentre in Europa un terzo della popo­lazione abita entro 50 km dalla costa. In Italia, l’estensione totale delle coste a ri­schio inondazione è di 5.686,4 km qua­drati.

 

prof. Elisa Palazzi, Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima – Consiglio Nazionale della Ricerche; Coordinamento Cambiamenti Climatici UniTo Green Office UniToGO

 

Bibliografia

– Latini Gianni, Bagliani Marco, & Orusa Tommaso. (2020). Lessico e nuvole: le parole del cambiamento climatico – II ed., Università di Torino. Zenodo. http://doi.org/10.5281/zenodo.4276945

– IPCC, 2019: “IPCC Special Report on the Ocean and Cryosphere in a Changing Climate” (SROCC) [H.-O. Pörtner, D.C. Roberts, V. Masson-Delmotte, P. Zhai, M. Tignor, E. Poloczanska, K. Mintenbeck, A. Alegría, M. Nicolai, A. Okem, J. Petzold, B. Rama, N.M. Weyer (eds.)].