Influenza aviaria
Quando si parla di uccelli morti, malattie dei polli e delle galline, non si può fare a meno di imbattersi nella parola aviaria. L’influenza aviaria ritorna, in Italia, periodicamente decimando gli allevamenti avicoli.
Influenza aviaria: significato
L’aviaria è una malattia virale che riguarda determinate specie avicole, sia di allevamento che selvatiche. Questa malattia infettiva non conosce discriminazioni geografica e può colpire su tutto il territorio nazionale.
Come si prende l’aviaria? Proprio come l’influenza che attacca l’uomo, per contagio. Il virus si può spostare da una zona dell’Italia all’altra tramite gli spostamenti degli stessi avicoli allevati o a seguito della migrazione degli animali selvatici.
Il significato del nome deriva dal latino avis – uccello. Questa malattia, per il suo bersaglio, è nota anche come peste aviaria.
Aviaria in Italia
L’aviaria è un virus che causa forme influenzali pandemiche negli animali, proprio come febbre suina o influenza suina.
Quando si parla di virus dell’influenza aviaria, in realtà, si fa riferimento a diversi virus perché ne esistono diverse mutazioni. I cosiddetti sierotipi nascono da mutazioni del virus originario. Le mutazioni sono rapide e frequenti. I sierotipi dell’influenza aviaria possono essere ad alta patogenicità o a bassa patogenicità. Nel primo caso il virus darebbe vita a elevati tassi di mortalità e a grandi danni alle aziende avicole. In caso di virus a bassa patogenicità, si andrebbe incontro a problemi minori.
In Italia l’aviaria è arrivata negli anni Novanta ma ha fatto parlare molto di sé solo nel 2005. A fine anni Novanta, infatti, arrivano in Italia epidemie di influenza aviaria a bassa patogenicità.
Nel 2005, invece, si sono verificati i primi focolai ad alta patogenicità che hanno portato alla morte di centinaia di migliaia di volatili. Anche se all’epoca furono prese delle misure di sicurezza per circoscrivere l’epidemia, ancora oggi, a distanza di tempo, vi sono piccoli focolai di influenza aviaria disseminati in varie zone della Nazione.
Influenza aviaria: sintomi
Purtroppo non vi sono sintomi premonitori: sopraggiunge morte improvvisa dell’animale. I sintomi sono più rari.
Quando i sintomi compaiono sono a carico dell’apparato respiratorio: difficoltà nella respirazione, testa dell’avicolo estesa sul collo, scolo oculo-nasale, inappetenza, anoressia, penne arruffate… l’animale diventa sedentario e smette di mangiare.
Aviaria nell’uomo
Nel 1997 è stato dimostrato che il virus dell’influenza aviaria può attaccare l’uomo. Sì, ma quale virus? Come premesso esistono molti sierotipi, in più il contagio tra animale e uomo non è sempre scontato.
I casi di contagio che riguardano l’uomo risalgono soprattutto al 2005, in Cina, a causa delle scarse condizioni igieniche e del contatto stretto tra avicoli infetti, uomo e maiali. Così lo stesso virus ha causato il contagio nell’uomo e tra i suini.
Nell’uomo, l’influenza aviaria ha sintomi simili alla classica influenza stagionale, quindi:
- tosse
- starnuti
- mal di testa
- dolori muscolari
- febbre…
In caso di ceppi più patogeni, il virus dell’influenza aviaria può essere fatale anche per l’uomo.
Allevamenti a rischio
Gli allevamenti a rischio sono quelli intensivi. Il sovraffollamento e lo stress sono fattori di rischio che rendono incline un allevamento a contrarre il virus dell’aviaria.
Gli allevamenti intensivi, per queste caratteristiche, possono vedere focolai più frequenti rispetto ad allevamenti estensivi o piccoli allevamenti (a bassa intensità).
Nonostante questa incidenza, non si escludono casi di influenza aviaria tra i polli allevati in ambito domestico. Certo, i polli allevati in giardino sono meno a rischio ma non sono immuni all’aviaria.
Per prevenire l’influenza aviaria, ogni anno, si eseguono piani di monitoraggio. In cosa consistono? Controlli a campione degli allevamenti agricoli mediante il prelievo di materiale biologico da analizzare. In genere, i controlli a campione vengono fatti prelevando campioni individuati tra gli allevamenti a più alto rischio.
Segnalazione all’ASL
Di norma, anche chi alleva polli in ambito domestico dovrebbe provvedere a segnalare l’allevamento familiare all’ASL di competenza. Per legge, infatti, ogni pollaio deve essere censito presso le autorità sanitarie.
Come fare? Basta recarsi all’ASL di competenza, presso la sezione veterinaria e compilare l’apposito modulo. Non sono necessari documenti particolari: solo dati anagrafici, ubicazione del pollaio e numero di capi detenuti. Andrà inoltre indicato anche il tipo di allevamento avicolo (galline, anatre, oche, tacchini…). E’ necessario fare la segnalazione all’ASL anche se si ha una singola gallina in giardino!
Pubblicato da Anna De Simone il 27 Dicembre 2018