Architetture industriali del Made in Italy protagoniste della 13ma Mostra Internazionale di Architettura della Biennale di Venezia che sarà inaugurata il 29 agosto. Il Padiglione Italia, che il Ministero per i Beni Culturali ed Ambientali ha affidato alla cura di Luca Zevi dopo aver scelto il suo progetto fra quello di 10 architetti italiani chiamati a partecipare, si presenta come una riflessione sul rapporto tra industria, architettura e territorio o, per dirla in termini più generali, tra cultura ed economia.
L’intenzione dello spazio espositivo creato da Zevi, in collaborazione con il suo staff e IN/ARCH Istituto Nazionale di Architettura, è di mostrare al pubblico come alcuni marchi di eccellenza del made in Italy abbiano scelto di costruire i luoghi di lavoro secondo un progetto architettonico d’eccellenza, facendo nascere così strutture attente alla poetica dei luoghi e degli oggetti, alla vita delle persone, alla sostenibilità ambientale.
L’accento viene posto su un fare impresa italiano virtuoso anche nel pensiero rispetto ai luoghi di produzione e commercializzazione. Una scelta che, seppur in modo pulviscolare, contribuisce a creare nuovi paesaggi in un territorio contemporaneo caratterizzato – e spesso devastato – da un forte decentramento delle unità produttive.
Il Padiglione Italia documenterà in questo modo un rapporto tra architettura e industria che, spesso sconfitto sul terreno dei grandi sviluppi territoriali e urbani, ha continuato a svilupparsi in maniera sporadica ma significativa grazie alle aziende che hanno tenuto alto il prestigio della produzione italiana nel mondo.
Un esempio concreto in cui trovano sintesi i significati della mostra è lo Stabilimento di Miralduolo di Torgiano progettato dall’architetto Filippo Raimondo dello Studio ABDR, che secondo i curatori dell’esposizione rappresenta un esempio altamente significativo di architettura industriale del made in Italy.
Lo stabilimento di Miralduolo di Torgiano sorge in Umbria perfettamente integrato con la natura in un contesto di grande pregio paesaggistico. Dedicato alle fasi di lavorazioni tecnologicamente più sofisticate che concludono il ciclo produttivo di Listone Giordano, è considerato un modello di riferimento per automazione di impianti e valori organizzativi. Tale impostazione industriale trova rappresentazione nel magazzino automatizzato, una piattaforma logistica unica nel suo genere per dimensioni e modernità tecnologica.
Nato nel 1970, il polo produttivo di Miralduolo ha proprio nel più recente magazzino robotizzato il suo fiore all’occhiello. Un simbolo di architettura industriale di grande prestigio, un progetto antesignano che testimonia la particolare attenzione di una famiglia di imprenditori, la famiglia Margaritelli, nel coniugare la presenza industriale a una delicata sensibilità paesaggistica in un territorio a forte vocazione agricola ed enologica.
Lo stabilimento di Miralduolo ha uno skyline attento, che riduce l’impatto ambientale con uno scavo di oltre 6 metri di profondità nel sottosuolo e crea condizioni di continuità su più livelli di lettura del paesaggio. Ciò testimonia un progetto illuminato da visione a lungo termine, che ha saputo fondersi con la dolcezza delle colline umbre.
A cura di Michele Ciceri