Indici di vegetazione da dati RADAR e indici spettrali della vegetazione
“Indici di vegetazione da dati RADAR e indici spettrali della vegetazione” è il nuovo articolo frutto della collaborazione tra la Sezione Valorizzazione della Ricerca e Public Engagement – Agorà Scienza – e dal Green Office UniToGO dell’Università di Torino con la IdeeGreen S.r.l. Società Benefit.
L’articolo riprende i testi del prof. Enrico Borgogno Mondino, del dott. Tommaso Orusa, del dott. Samuele De Petris e del dott. Filippo Sarvia pubblicati nell’opera “Lessico e Nuvole: le parole del cambiamento climatico”, la seconda edizione della guida linguistica e scientifica per orientarsi nelle più urgenti questioni relative al riscaldamento globale, curata dalla Sezione e dal Green Office.
La versione gratuita di Lessico e Nuvole, sotto forma di file in formato .pdf, è scaricabile dalla piattaforma zenodo.org.
La versione cartacea è acquistabile online sulle seguenti piattaforme di distribuzione:
– Amazon
– Mondadori (anche con Carta del Docente e 18app)
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Tutto il ricavato delle versioni a pagamento sarà utilizzato dall’Università di Torino per finanziare progetti di ricerca e di public engagement sui temi dei cambiamenti climatici e della sostenibilità.
Indici di vegetazione da dati RADAR
Il telerilevamento attivo (si veda il lemma “Dati satellitari – EO Data” su Lessico e Nuvole), in particolare quello basato su tecnologia SAR (Synthetic Aperture RADAR), permette di definire indici spettrali sintetici utili alla caratterizzazione delle superfici vegetate (Ulaby et al., 2015). I sensori attivi RADAR (RAdio Detection And Ranging) utilizzano lunghezze d’onda variabili tra 0.6 e 140 cm; lo stesso sensore emette e registra l’energia elettromagnetica riflessa dalle superfici illuminate. Grazie a queste caratteristiche i sensori SAR operano anche in presenza di copertura nuvolosa ed in assenza di luce diurna.
Il telerilevamento attivo, in particolare quello basato su tecnologia SAR (Synthetic Aperture RADAR), permette di definire indici spettrali sintetici utili alla caratterizzazione delle superfici vegetate (Ulaby et al., 2015). I sensori attivi RADAR (RAdio Detection And Ranging) utilizzano lunghezze d’onda variabili tra 0.6 e 140 cm; lo stesso sensore emette e registra l’energia elettromagnetica riflessa dalle superfici illuminate. Grazie a queste caratteristiche i sensori SAR operano anche in presenza di copertura nuvolosa ed in assenza di luce diurna.
I dati RADAR sono molto sensibili alle proprietà geometriche e di umidità delle superfici. In particolare, le caratteristiche di polarizzazione del segnale derivabili dall’informazione di ampiezza del segnale registrato (noto anche in fase) permettono di caratterizzare la vegetazione. I sensori SAR sono in grado di registrare simultaneamente da 1 a 4 diverse combinazioni di polarizzazione: VV, VH, HH, HV. La prima lettera della coppia si riferisce alla polarizzazione del segnale elettromagnetico emesso; la seconda a quella ricevuta. In queste lunghezze d’onda, la vegetazione è responsabile di un’interazione peculiare con l’energia elettromagnetica chiamata “diffusione volumetrica”. A partire da questo fenomeno si possono ricavare degli indici che misurano il grado di depolarizzazione indotta dalla vegetazione sul segnale incidente. In generale, all’aumentare della densità di vegetazione aumenta il grado di depolarizzazione (Ulaby et al., 2015).
Gli indici più diffusi che si basano su questo fenomeno sono: il Radar Vegetation Index – RVI (Ulaby et al., 2015), il Cross-Ratio – CR (Vreugdenhil et al., 2018) e il Normalized Ratio Procedure between Bands – NRPB (Filgueiras et al., 2019). L’utilizzo di questi indici deve essere preceduto da opportune fasi di calibrazione geometrica e radiometrica dei dati originali.
L’analisi di serie multi-temporali di questi indici permette di monitorare le proprietà geometriche (altezza e disposizione delle foglie/rami) e l’umidità della vegetazione evidenziando anomalie dovute a disturbi (incendi, frane, alluvioni e asporto della vegetazione) o trend particolari (si veda la figura qui di seguito).
Profilo multi-temporale di CR (indice Cross-Ratio) di una zona boscata interessata da incendi. In nero l’andamento dell’indice CR senza alcuna elaborazione; come si può notare da un’osservazione all’altra il segnale è fortemente variabile (fenomeno chiamato speckle). In verde l’andamento dell’indice CR dopo una filtratura. In alto a sinistra immagine dell’area boscata pre-incendio, in alto a destra la stessa area percorsa da incendio. L’analisi del trend (pre e post-incendio) di questa serie di dati, opportunamente elaborati, permette il riconoscimento e la mappatura dei danni alle chiome. La bruciatura della chioma ha eliminato le foglie e i rami più piccoli andando a modificare la risposta riflettiva degli alberi.
Fonte: immagine degli autori.
Indici spettrali della vegetazione
La firma spettrale descrive il comportamento riflettivo delle superfici rispetto alle diverse lunghezze d’onda della radiazione elettromagnetica (EE) incidente. Il telerilevamento (vedi “Dati satellitari / EO data”) misura e interpreta le firme spettrali (tipicamente nel range spettrale 350-2500 nm) per derivare informazioni circa le proprietà dei corpi che le esprimono. In particolare, la firma spettrale della vegetazione è influenzata da diversi fattori legati alla struttura fogliare (latifoglie o aghifoglie), alla biomassa (stadio fenologico), allo stato di salute (efficienza fotosintetica) e al contenuto idrico. Spesso il contenuto informativo complesso insito nella firma spettrale viene sintetizzato mediante indici spettrali (IS), cioè formulazioni matematiche che coinvolgono i valori di riflettività registrati in alcune delle bande spettrali disponibili. Nel caso della vegetazione gli IS che ne sintetizzano il comportamento risultano correlabili alla biomassa, allo stato di salute, alla produttività e allo stato nutrizionale.
Esistono tre principali tipologie di IS di vegetazione basati su dati ottici (Brivio et al., 2006):
1) Indici intrinseci (o di pendenza): costruiti come rapporti più o meno complessi tra bande spettrali che geometricamente identificano delle direzioni (pendenze) di specifiche linee nello spazio delle bande. Per la vegetazione questi in genere combinano il segnale riflesso nella banda del rosso (580-750 nm), correlabile all’assorbimento operato dalla clorofilla per supportare la funzione fotosintetica, con quello riflesso nella banda del vicino infrarosso (750-1100 nm) dove invece si esprimono le caratteristiche di struttura fogliare e di chioma. A questa famiglia di indici appartengono per esempio il Ratio Vegetation Index – RVI e il Normalized Difference Vegetation Index – NDVI (Bannari et al., 1995).
2) Indici di distanza (rispetto alla “linea dei suoli”): ragionano con riferimento alla firma spettrale del suolo nello spazio delle bande (che della vegetazione costituisce il background, soprattutto laddove la risoluzione geometrica delle immagini multispettrali non sia elevatissima). Essi tentano di minimizzare il contributo riflettivo del suolo sottostante la copertura vegetata poco densa. Tra questi indici ricordiamo il Perpendicular Vegetation index – PVI e Soil adjusted Vegetation Index – SAVI (Huete, 1988).
3) Indici con correzioni atmosferiche: poiché ogni misura spettrale è nativamente “sporcata” dal contributo diffusivo e di assorbimento operato dall’atmosfera, alcuni indici cercano di minimizzarne l’effetto. Tra questi l’Atmospheric Resistant Vegetation Index – ARVI (Kaufman & Tanre, 1992) e Enhanced Vegetation index – EVI.
L’NDVI è certamente il più diffuso e utilizzato per il monitoraggio della vegetazione (Bannari et al., 1995). Esso risulta dalla seguente relazione:
in cui ƿNIR e ƿRED rappresentano la riflettività (rapporto tra energia riflessa ed energia incidente disponibili per una certa banda) nelle bande del vicino infrarosso (NIR) e del rosso (RED) rispettivamente.
In queste bande le piante esprimono un comportamento peculiare che permette di isolare e mappare la biomassa presente. In particolare, più la riflettività nel rosso diminuisce più la funzione clorofilliana è attiva, cioè aumenta l’efficienza fotosintetica della pianta. La riflettività nel NIR è invece correlata alla struttura fogliare e di chioma, quindi, in qualche modo, alla biomassa espressa. Se la differenza tra NIR e RED è alta, significa che si è in presenza di una biomassa significativa in ottimo stato di funzionamento. Se si confronta il valore dell’indice in tempi successivi, è possibile pertanto derivare informazioni circa l’evoluzione fenologica o fitosanitaria della pianta. Se calcolato, come vorrebbe la prassi, da bande calibrate e corrette atmosfericamente, l’NDVI assume valori compresi nell’intervallo [-1 ; 1]. Valori tra 0.4 e 1.0 indicano la presenza di vegetazione a densità (o attività) crescente, mentre valori compresi tra 0 e 0.4 denotano l’assenza di vegetazione identificando suoli nudi o superfici antropiche.
Valori negativi sono generalmente legati alla presenza di corpi idrici o di neve. L’NDVI costituisce pertanto una misura indiretta, costruita per formulazione matematica, a partire dalle bande registrate dai sensori multispettrali ospitati su satelliti, aerei, droni o prossimali di campo. L’analisi di serie multi temporali di mappe di NDVI consente di descrivere il comportamento negli anni della vegetazione naturale o delle colture (si veda la figura), evidenziando eventuali anomalie, la cui spiegazione non può che avvenire sulla base di doverosi controlli di campo. Il valore dell’indice è infatti la sintesi degli effetti e della reazione dei sistemi vegetati alle sollecitazioni indotte dai molteplici fattori esterni che su essi agiscono (fenologia, gestione, patologie, meteo/clima).
Serie multi-temporale di mappe NDVI di una zona agricola in cui è stato estrapolato il profilo di un pixel (coltura di mais). Valori di NDVI < 0.3 corrispondono a suolo nudo, mentre NDVI aumenta con lo sviluppo fenologico della coltura. La raccolta comporta un decadimento dell’indice. Se però si registrano decadimenti in momenti non attesi dell’anno, questo indice può misurare tali anomalie e una loro mappatura può aiutare lo studio del fenomeno indagato e una sua gestione. Fonte: immagine a cura degli autori.
prof. Enrico Borgogno Mondino, Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari – Università di Torino; Coordinamento Cambiamenti Climatici UniTo Green Office UniToGO
dott. Tommaso Orusa, Gruppo Energia e Coordinamento Cambiamenti Climatici UniTo Green Office UniToGO; Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari – Università di Torino
dott. Filippo Sarvia, Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari – Università di Torino
dott. Samuele De Petris, Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari – Università di Torino
Bibliografia
– Latini Gianni, Bagliani Marco, & Orusa Tommaso. (2020). Lessico e nuvole: le parole del cambiamento climatico – II ed., Università di Torino. Zenodo. http://doi.org/10.5281/zenodo.4276945
– Filgueiras, R., Mantovani, E. C., Althoff, D., Fernandes Filho, E. I., & Cunha, F. F. D. (2019). “Crop NDVI Monitoring Based on Sentinel 1”. Remote Sensing, 11(12), 1441.
– Ulaby, F., & Long, D. (2015). “Microwave radar and radiometric remote sensing”. (pp. 461-548) Artech House.
– Vreugdenhil, M., Wagner, W., Bauer-Marschallinger, B., Pfeil, I., Teubner, I., Rüdiger, C., & Strauss, P. (2018). “Sensitivity of Sentinel-1 backscatter to vegetation dynamics: An Austrian case study”. Remote Sensing, 10(9), 1396.
– Bannari, A., Morin, D., Bonn, F., & Huete, A. R. (1995). “A review of vegetation indices”. Remote sensing reviews, 13(1-2), 95-120.
– Brivio, P., Lechi, G., & Zilioli, E. (2006). “Principi e metodi di telerilevamento” (pp. 1-525). CittaStudi.
– Huete, A. R. (1988) “A soil-adjusted vegetation index (SAVI)”. Remote Sensing of Environment, 25, 295-309.
– Kaufman, Y. J., & Tanre, D. (1992). “Atmospherically resistant vegetation index (ARVI) for EOS-MODIS”. IEEE transactions on Geoscience and Remote Sensing, 30(2), 261-270.
– Pettorelli, N., Vik, J. O., Mysterud, A., Gaillard, J. M., Tucker, C. J., & Stenseth, N. C. (2005). “Using the satellite-derived NDVI to assess ecological responses to environmental change”. Trends in ecology & evolution, 20(9), 503-510.