Incapsulamento di una copertura in Cemento Amianto, un intervento tecnico che suona come distante e per esperti del settore. Che riguarda altri. Invece riguarda tutti, perché l’amianto non danneggia solo il suo proprietario, e perché è bene sapere come agire e orientarsi di fronte alla presenza di Eternit in un manufatto grande e piccolo che sia. Nostro o del vicino.
Fortunatamente non ce la dobbiamo cavare da soli ma esistono aziende specializzate che, oltre che metterci le mani, si prendono la briga anche di accompagnarci nei meandri legislativi e tecnici. Tra gli uni e gli altri, meglio trovare una buona guida. La siciliana Dgeco lo è ed è anche iscritta nelle liste di consumo critico di Addio Pizzo.
Incapsulamento di una copertura in Cemento Amianto (Eternit): di cosa si tratta
Se di incapsulamento di una copertura in cemento amianto dobbiamo parlare, cominciamo a capire nella pratica in cosa consiste questo intervento. Si tratta di una possibilità che possiamo vagliare in presenza di amianto in un manufatto, per evitare l’intervento di rimozione. Non sempre è una via percorribile, solo quando i danneggiamenti non superano il 10% della superficie totale del manufatto in oggetto.
Solitamente l’incapsulamento di una copertura in Cemento Amianto è suggerita per le coperture di capannoni industriali o comunque quando si ha a che fare con grandi dimensioni: ci fa risparmiare il costo affatto esiguo di realizzazione di una nuova copertura sostitutiva. Nel caso di manufatti più piccoli, meglio di volta in volta valutare quanto economicamente conviene l’incapsulamento rispetto al fare tutto ex-novo.
Da normativa l’incapsulamento di una copertura in Cemento Amianto deve essere realizzata con più cicli, ciascuno deve lasciare uno strato protettivo di colore differente. Questo fa in modo che si possa poi facilmente individuare anche dopo tempo, se si sono create screpolature o sfaldamenti di un certo strato dell’incapsulamento di una copertura in Cemento Amianto.
Facendo un passo indietro, due parole sulla vernice utilizzata che deve essere ricoprente, cioè in grado di inglobare e bloccare le fibre di amianto sulla superficie e impedirne il rilascio nell’ambiente formando una sorta di membrana protettiva. Essa oltre che a bloccare le fibre, preserva la copertura dall’azione degli agenti atmosferici.
Come riconoscere una canna fumaria in cemento amianto (eternit)
Con l’aiuto di un video – le immagini spesso dicono più di molte frasi – la nostra “guida” DGeco specializzata nella bonifica da amianto, dopo tanta teoria, entra nel pratico e mostra alcuni tipi fra le più diffusi di canne fumarie in cemento amianto. Spesso le si trova in edifici ad uso civile e produttivo. Con i nostri occhi possiamo notare che una canna fumaria in cemento amianto può avere varie dimensioni e altezza, la superficie, però sembra sempre un cemento liscio, tendente al grigio chiaro. Un altro vincolo nell’universo di tipologie di canna fumaria in cemento amianto, è quello sulla sezione: o è circolare o è quadrangolare. Nel secondo caso, troviamo una doppia camera: le canne contengono al loro interno un’altra canna fumaria in cemento amianto.
Incapsulamento di una copertura in Eternit: l’esperienza della Dgeco
Con sede a Palermo, Dgeco, è attiva e propositiva nel settore che riguarda interventi di bonifica, rimozione, smaltimento Amianto. Oltre ad essere in Addio Pizzo, DGeco è iscritta all’Albo Nazionale Gestori Ambientali in varie categorie: in quella (Categoria 1F) per la raccolta e trasporto di rifiuti ingombranti, di rifiuti speciali non pericolosi e pericolosi. E poi alla categoria relativa alla bonifica materiali contenenti amianto. Qui si inserisce il nostro incapsulamento di una copertura in cemento amianto.
Dgeco è infatti abilitata, e ben pratica, nella dismissione di coperture in cemento amianto su grandi, medie e piccole superfici, serbatoi idrici, canne fumarie, pluviali, colonne di scarico e altri manufatti realizzati in cemento amianto.
Inquadrata l’azienda e la sua massima affidabilità… fidiamoci e approfittiamone.
Sì, in tutta onestà, consultando le guide per orientarsi tra gli adempimenti per la bonifica da amianto che mette a disposizione di chi tra noi oltre che leggere e imparare, deve anche provvedere. Dgeco dedica una sezione agli Incentivi Amianto, con le Guide per la scelta dei sostegni fiscali, e una più varia – quella delle Faq, con tutte le domande che possiamo immaginare di voler fare.
Amianto: valutazione preliminare
Noti i rischi per la salute derivanti dall’amianto, noto ormai giunti a queste righe, l’incapsulamento di una copertura in cemento amianto, prendiamo anche atto che in Italia su questo tema vale la numero 257 del 1992. E’ la legge che ha messo al bando i prodotti contenenti amianto: vieta l’estrazione, l’importazione, la commercializzazione e la produzione di amianto e di prodotti contenenti amianto.
Però c’è un però: questo Cemento Amianto, o Eternit che dir si voglia, e che non fa affatto bene, è tuttora in giro. In serbatoi, canne fumarie, ad esempio, o in tubazioni e coperture, appunto, risalenti al periodo pre – 257. E’ bene quindi fare una valutazione preliminare per capire la nostra situazione se siamo proprietari di prodotti contenenti amianto.
Sono tre gli esiti possibili della valutazione preliminare perché tre sono le tipologie dei prodotti contenenti amianto. Se siamo in presenza di materiali integri, non danneggiati, non è necessaria la bonifica, basta procedere con controlli ed effettuare una accurata manutenzione in modo che continuino a non essere danneggiati. Se i materiali sono sì integri ma suscettibili di danneggiamento diventa obbligatorio agire in modo specifico per evitare che si verifichi una rottura. Per finire, i materiali danneggiati: se così sono, inevitabile e doveroso effettuare la bonifica.
Tecniche di bonifica dei materiali in Cemento Amianto
Il tre, anche in questo caso, è il numero di possibilità che abbiamo. Stavolta si tratta di scegliere cosa fare, una volta avuto l’esito della valutazione preliminare. Per effettuare la bonifica dei materiali in Cemento Amianto si può procedere con la sua rimozione, il confinamento o il “nostro” già illustrato incapsulamento.
Soltanto le aziende iscritte all’Albo Gestori Ambientali, come Dgeco, possono effettuare le bonifiche, lo stabilisce inequivocabilmente la normativa e allo stesso modo mette voce sui criteri e sugli step per effettuare la doverosa e richiesta bonifica. Si parte dalla consegna all’ASP di un Piano di Lavoro o di una Notifica da parte dell’impresa, ci vuole anche la comunicazione di inizio e fine delle operazioni di bonifica, allegando il Formulario di Identificazione dei Rifiuti (F.I.R.) in modo da assicurare che lo smaltimento sia effettuato in un impianto autorizzato.
Dgeco ci aiuta ad orientarci, sempre sul suo sito, tra le differenti forme di sostegno economico che il Governo ha messo in campo per chi si trova a dover rimuovere l’Amianto. Ci sono anche qui, tre principali vie: i contributi a fondo perduto del Bando ISI Inail, destinati al miglioramento della Sicurezza sui luoghi di lavoro, il credito d’imposta per le aziende e gli incentivi fiscali per le ristrutturazioni delle abitazioni, dedicati ai cittadini. Ce n’è per tutti, o quasi: vale la pena di interessarsi contando su una realtà preparata come Dgeco per trovare la nostra strada. Amianto free.
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