Impronta idrica delle diete alimentari
Esistono una impronta idrica blu, una impronta idrica verde e una impronta idrica grigia. Ma quando si parla di impronta idrica, Water Footprint, si intende la somma di queste tre componenti e non una soltanto.
Impronta idrica è l’indicatore di sostenibilità che permette di valutare il quantitativo totale di acqua consumato o inquinato per la realizzazione di un prodotto. Dicevamo che di impronte di questo tipo ne esistono tre, identificate con colori diversi:
- Impronta idrica blu indica il volume di acqua dolce sottratta al ciclo naturale (prelevandola da fiumi, laghi e falde acquifere) per scope domestici, industriali o per l’irrigazione dei campi coltivati.
- Impronta idrica verde indica il volume di acqua piovana traspirata dalle piante durante la coltivazione.
- Impronta idrica grigia rappresenta il volume di acqua inquinata, quantificata come il volume di acqua necessario per diluire gli inquinanti al punto che la qualità delle acque torni a rispettare gli standard di qualità.
Parlando di alimenti, servono 13 litri di acqua per far maturare un pomodoro, 40 litri per una fetta di pane, 500 litri per 100 grammi di formaggio e ben 2.400 litri per un hamburger.
Impronta idrica delle diete
Mangiando in un modo piuttosto che in un altro possiamo essere più o meno ‘idrovori’. A ogni stile alimentare corrisponde infatti un determinato consumo di acqua, cioè una ben precisa impronta idrica.
Cereali, frutta e verdure sono gli alimenti con il minore impatto in termini di consumo di risorse idriche. Viceversa, la carne e i derivati animali sono anche i cibi a cui è associata la maggiore impronta idrica.
In generale, il consumo di acqua per alimentarsi varia da circa 1.500-2.600 litri nel caso di una dieta vegetariana a circa 4.000-5.000 litri per una dieta ricca di carne. Ne consegue che la dieta mediterranea è tra le più rispettosa della risorsa acqua.
Ma c’è di più: considerato che di cereali, frutta e verdure della dieta mediterranea si consiglia un consumo frequente e regolare, mentre di carne e derivati animali un consumo basso, la dieta idrovora (ricca in grassi animali e zuccheri) appare negativa sia per la salute delle persone sia per le risorse idriche pianeta.
Risorse di cui è bene farsi un’idea. Se viene definita ‘oro blu’ è perché solo il 2,5% di tutta l’acqua disponibile sulla terra è acqua dolce. La maggior parte (il 79%) di questa già piccola quota non è usabile perché racchiusa nelle calotte polari e nei ghiacciai. Il 20% è costituito da acque sotterranee. Fiumi, laghi, bacini e zone umide rappresentano quindi meno dell’1% dell’acqua dolce disponibile.
Pubblicato da Michele Ciceri il 3 Novembre 2015