Cosa è l’impronta di carbonio e come si calcola
“Cosa è l’impronta di carbonio e come si calcola” è il nuovo articolo frutto della collaborazione tra la Sezione Valorizzazione della Ricerca e Public Engagement – Agorà Scienza – e dal Green Office UniToGO dell’Università di Torino con la IdeeGreen S.r.l. Società Benefit.
L’articolo riprende i testi della dott.ssa Enrica Vesce, del prof. Marco Bagliani, della dott.ssa Rosalia Stella Evola e del dott. Tommaso Orusa pubblicati nell’opera “Lessico e Nuvole: le parole del cambiamento climatico”, la seconda edizione della guida linguistica e scientifica per orientarsi nelle più urgenti questioni relative al riscaldamento globale, curata dalla Sezione e dal Green Office.
La versione gratuita di Lessico e Nuvole, sotto forma di file in formato .pdf, è scaricabile dalla piattaforma zenodo.org.
La versione cartacea e l’eBook sono acquistabili online sulle seguenti piattaforme di distribuzione:
– Amazon
– Mondadori (anche con Carta del Docente e 18app)
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Tutto il ricavato delle versioni a pagamento sarà utilizzato dall’Università di Torino per finanziare progetti di ricerca e di public engagement sui temi dei cambiamenti climatici e della sostenibilità.
Che cosa è l’impronta di carbonio
L’impronta di carbonio (Carbon Footprint – CFP) è un indicatore quantitativo che si inserisce nella più ampia categoria delle impronte ambientali, utili a misurare il contributo delle attività umane al cambiamento climatico esprimendolo in termini di gas serra emessi. Nello specifico, l’impronta di carbonio stima la quantità totale di emissioni, dirette e indirette, di gas ad effetto serra associate a un individuo, a un prodotto, a un servizio, a un evento, alle attività di un’organizzazione o di un’intera nazione.
Come si calcola l’impronta di carbonio
Nel rispetto ai dettami del Protocollo di Kyoto i sei principali gas climalteranti che rientrano nel calcolo sono: il diossido di carbonio o anidride carbonica (CO₂), il metano (CH₄), il protossido d’azoto (N₂O), l’esafluoruro di zolfo (SF₆), gli idrofluorocarburi (HFCs) e i perfluorocarburi (PFCs). Date le differenti proprietà chimico-fisiche dei gas considerati, l’impronta di carbonio viene espressa in termini di CO₂ equivalente (CO2e), un’unita di misura che permette di confrontare e aggregare in maniera omogenea il contributo al cambiamento climatico proveniente da ogni specifico gas a effetto serra. La quantità di emissioni espressa in CO₂ equivalente si ottiene moltiplicando la massa molecolare di un certo gas a effetto serra per il suo Potenziale di Riscaldamento Globale (Global Warming Potential – GWP) relativo, un coefficiente calcolato dall’IPCC (vedi anche la definizione di diossido di carbonio).
Tra le metodologie più comunemente utilizzate vi è il GHG Protocol (dove GHG sta per Greenhouse Gas – N.d.C), standard sviluppato a partire dagli anni 2000 dal World Resources Institute (WRI) e dal World Business Council for Sustainable Development (WBCSD). Ai suoi esordi il GHG Protocol si è maggiormente focalizzato sulle organizzazioni ma ha poi ampliato il suo lavoro per fornire una guida per contabilizzare le emissioni di città, nazioni e anche di politiche. Anche l’International Organization for Standardization (ISO) ha prodotto degli standard utili al calcolo dell’impronta di carbonio delle organizzazioni (ISO-14064) e dei prodotti (ISO-14067).
Nel caso specifico del calcolo dell’impronta di carbonio di un prodotto fondamentale è il concetto di ciclo di vita: per riuscire a ottenere un risultato significativo le emissioni dei gas climalteranti devono essere contabilizzate per tutte le fasi che scandiscono il ciclo di vita del prodotto oggetto d’analisi; devono rientrare quindi nel conteggio tutte le emissioni originatesi nelle fasi di acquisizione delle materie prime ed energia, di trasporto, di produzione, di consumo e fine vita. Su questo argomento vedi anche “Life cicle analysis”.
Infine, in merito alle emissioni di CO2 equivalente prodotte dai singoli paesi, è interessante stimarne e conoscerne l’emissione annua. L’immagine riprodotta che segue è relativa all’anno 2015 per i soli paesi europei.
prof.ssa Enrica Vesce, Dipartimento di Management – Università di Torino; Coordinamento Cambiamenti Climatici UniTo Green Office UniToGO.
prof. Marco Bagliani, Dipartimento di Economia e Statistica “Cognetti de Martiis” – Università di Torino; referente Coordinamento Cambiamenti Climatici Green Office dell’Università di Torino; Istituto di Ricerche Interdisciplinari sulla Sostenibilità–IRIS
dott.ssa Rosalia Stella Evola, Dipartimento di Management – Università di Torino; Coordinamento Cambiamenti Climatici UniTo Green Office UniToGO
dott. Tommaso Orusa, Gruppo Energia e Coordinamento Cambiamenti Climatici UniTo Green Office UniToGO; Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari – Università di Torino
Bibliografia
– Latini Gianni, Bagliani Marco, & Orusa Tommaso. (2020). Lessico e nuvole: le parole del cambiamento climatico – II ed., Università di Torino. Zenodo. http://doi.org/10.5281/zenodo.4276945
– World Business Council for Sustainable Development (WBCSD)/World Resources Institute (WRI). “Greenhouse Gas Protocol, Corporate Accounting and Reporting Standard”, April 2004 and “GHG Protocol Corporate Value Chain (scope 3) Accounting and Reporting Standard”, 2011.